52 - Completamente fuori

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31 Gennaio 2002 (Prima parte)

Esasperata dal suo continuo silenzio quella mattina, per la prima volta, non gli scrissi i miei spostamenti. Mi diressi all'esame con l'animo più sollevato e fui felice di vedere Pablo sedersi accanto a me all'esame, un po' meno di vederlo copiare interamente alcune mie risposte.

Perché diamine era interessato davvero a superare gli esami, la sua vita non era devota ad un ordine di licantropi mistici?

- Gratias per l'aiuto.- mi spalleggiò il Maestro una volta consegnato il compito.

- Non capisco perché tu ci tenga tanto...-borbottai, totalmente indifferente all'andamento dell'esame.

- E io porque tu sia così triste oggi.- ribattè lui fissandomi con gli occhi verdi.

Io distolsi lo sguardo e presi a raccogliere le mie robe, tentando di sviare il discorso:- Niente, suoni al locale anche oggi?-

- Sul tardi, prima vado a pranzare da una delle mie fan.- fece facendomi l'occhiolino e continuando:- Tu que fai?-

Ormai avevamo raggiunto l'esterno dell'università e nonostante fosse pieno inverno un sole caldo ci investì, facendomi sorridere. Avevo bisogno di svagarmi e sapevo anche cosa fare: - Penso che mi andrò a rilassare un po' al fiume, è troppo bello il sole oggi per starsene in casa.-

Il Maestro mi fissò un secondo come per studiarmi e poi sorrise saggiamente:- Hai muy bisogno di confidarti...cos'è successo?-

Forse aveva ragione, avevo realmente bisogno di confidarmi, ma non ero sicura fosse lui la persona migliore per ascoltare, quindi mormorai solo:- Niente, visioni.-

Lo spagnolo attese qualche secondo, poi parlò:- Credevo avessi capito que le visioni si possono cambiare.-

Aveva ragione e io ci credevo fermamente. Stefano poteva essere salvato, ma mentre pensavo questo mi resi conto di quale fosse il mio reale problema: - Il futuro si può cambiare, non il passato.-

E detto questo lo salutai con un cenno della mano, allontanandomi da lui e da tutto, per dirigermi verso il fiume.


Il sole riscaldava l'aria e per distrarmi mi sedetti su una panchina a disegnare, guardando l'acqua scorrere. Avevo portato con me i miei fogli e carboncini, in quell'unico scorcio di natura in città. Il cielo rinvigoriva un poco il mio animo in subbuglio, e l'acqua che scorreva davanti a me sembrava decisamente ridimensionare i problemi della mia vita.

Più tranquilla per quella poca serenità ritrovata, presi a disegnare con il rumore dell'acqua a farmi compagnia. In men che non si dica avevo messo su carta la cascata dell'ultima visione ed abbozzato in un angolo il prato dove avevo visto Stefano da ragazzo. Sapevo il perché di quella scelta, mi aveva turbato apprendere che Stefano conoscesse la ragazza delle mie visioni, fin da quando era più piccolo.

Fino ad allora avevo ignorato il fatto che la protagonista di alcune visioni non fossi io, ma ora che li avevo visti conoscersi e che avevo provato le loro emozioni in quella piccola casa tra le montagne, non riuscivo più a dimenticarmi di quel nome: Sibilla.

Non ero stupida, avevo capito cosa significava essere la compagna di un lupo, il grado di intimità che si poteva raggiungere e per quanto sapessi che la nostra connessione era anomala e che lui in quel momento non provasse nulla per me, mi aveva ferito vederlo con un'altra.

Inutile negarlo mi sentivo attratta da lui, dai suoi occhi. Forse era dovuto alla connessione, forse era dovuto al fatto che mi aveva salvato la vita, fatto stava che una piccola parte di me aveva ipotizzato un futuro insieme e quello si era infranto con le mie visioni. Stefano non avrebbe mai amato me, ma quella ragazza che aveva salvato dalla cascata, ne ero assolutamente certa. Come ero certa che, se non avessi trovato l'uomo con la cicatrice prima del tempo, quello lo avrebbe ucciso.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now