80 - Telefonate difficili

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1 Marzo 2002 (Seconda Parte)

Le parole di Stefano mi avevano lasciata imbambolata per tutta la mattina e anche da seduta sul divano del salotto dei De Leonibus, mi rimbombavano nella mente: "La Compagna del Lupo Bianco".

Se fino ad allora, quel legame era stato qualcosa di difficile da gestire tra di noi e i pochi che ne erano al corrente, mi era chiaro che quella sera durante il falò sarebbe stato pienamente riconosciuto dall'intero Branco della Neve, di cui fino ad allora avevo avuto un piccolissimo scorcio al funerale di Massimo. Alzai lo sguardo sulla parete d'innanzi a me e vidi il cristallo di neve troneggiare scuro sopra al camino, come a rimarcare il futuro nero su bianco. Ecco quello che eravamo, quello che saremmo stati per tutti: l'Alpha e la sua Compagna.

Sospirai affranta, perchè una parte di me avrebbe solo voluto accantonare quei due ruoli per parlare con Stefano come fossimo due semplici ragazzi, per sapere al di là di tutto, del suo lupo, del nostro legame, di quello che avevamo passato, cosa provassimo l'uno per l'altra.


Le mie riflessioni vennero interrotte dall'arrivo di Fedora che con gentilezza mi porse una tazza di thè fumante:- Come ti senti?-

Il suo tono era distaccato, nonostante le sue attenzioni, ma ora che ne conoscevo il motivo non me la presi:- Meglio, grazie.- ed aggiunsi dopo un piccolo sorso:- Grazie anche per avermi ospitata.-

Gli occhi nocciola della donna sorrisero:- Questa casa è sempre aperta per i membri del Branco.-

Io le sorrisi, sentendomi per la prima volta accettata e assaggiai un biscotto.

Fedora si sedette accanto a me e mi consigliò pensierosa:- Dovresti però chiamare tua madre, Beatrice mi ha detto che era parecchio in pensiero. Marco le ha raccontato solo che ti ha sentita e che stavi bene...- fece una pausa e con rammarico continuò:- Avevano denunciato la tua scomparsa e credono...insomma le forze dell'ordine gli hanno fatto credere che tu sia scappata di casa.-

Il cuore mi salì in gola: come avevano potuto i miei genitori credere ad una cosa simile? E cosa mai avrei potuto raccontargli per spiegargli quello che era successo?

La madre di Stefano dovette comprendere il mio sconvolgimento:- Mi spiace, posso immaginare come ti senti, ma...- fece una pausa e prese un grande respiro come se avesse bisogno di darsi forza:- Ma ora fai parte di questa famiglia e devi rispettare il patto della montagna.-

Se prima mi ero sentita accolta, ora le sue parole suonarono come una gabbia, poiché mi avrebbero portato solo a mentire e a nascondermi dietro infiniti segreti.

Non avevo la più pallida idea di come i miei avrebbero potuto prendere la notizia della mia fuga da casa, da un lato temevo non avrebbero più voluto parlarmi, magari non avrebbero più nemmeno voluto avermi sotto lo stesso tetto, dall'altro se mi avessero perdonato avrei dovuto continuare a mentirgli per sempre.

Fedora mi porse un cellulare, su cui aveva già composto il mio numero di casa e mi lasciò da sola nella sala. Io sospirai affranta, non sapevo neanche ipotizzare quello che mi avrebbero detto, l'unica cosa possibile era affrontarli e, mentre una lacrima scendeva sul mio viso, premetti la chiamata.

-Pronto? Alice?!-

La voce di mia madre, che rispondeva preoccupata al primo squillo, fu come una stilettata al petto e mi sentii in quell'istante tremendamente colpevole di tutte le sue ansie:- Ciao mamma.-

-Renato è lei!- gridò mia madre chiamando mio padre, e poi prese a parlarmi concitata:- Alice, tesoro stai bene?-

-Si mamma, sto bene.- mormorai incapace di aggiungere molto.

-Dove sei stata? Sei con il nipote del vecchio De Leonibus?- chiese ora più inferocita, ormai rassicurata sul mio stato di salute.

- Con Stefano?Come fate a...?Chi ve lo ha detto?- domandai sconcertata che sapessero della mia compagnia.

-Allora è vero! Marco ci ha detto che vi ha visti insieme prima che crollasse quel maledetto tendone! Come hai potuto sparire senza avvertirci?! Senza una chiamata?! Dopo l'incendio! Credevo di aver tirato su una figlia assennata e invece...-

Ormai avevo smesso di ascoltare la sua predica, perché realizzai con stupore che Marco aveva tirato in mezzo a quella storia Mr. Indifferenza, incurante di cosa avrebbero pensato i miei su di lui. Non che ormai giunti a quel punto fosse importante, poiché prima o poi avrebbero saputo che c'era qualcosa che ci legava.

Feci un bel respiro, mentre le grida di mia madre, che stranamente mi erano mancate, mi risuonavano all'orecchio e poi presi a spiegare inventandomi la più stupida delle scuse che potesse dar credito a quella storia: una fuga d'amore.

Decisamente quella spiegazione rassicurò di molto la signora Sara De Martini, ma non il signor Renato Bianchi:- Io quello lo ammazzo! Lo appendo in piazza per quel codino stupido che si ritrova e ce lo lascio per l'intero inverno!-

-Pa' calmati, abbiamo solo fatto una gita in moto che...si è prolungata.- mormorai impotente, arrampicandomi sugli specchi con le mie bugie.

-Prolungata? Io prolungo la sua agonia su questa terra se me lo trovo tra le mani! Voglio che torni subito a casa! E poi ti avviso che sei in punizione! Non uscirai da queste mura per il resto della tua vita!-

Sentii la voce da lontano di mia madre che mormorava:- E l'università?-

-Me ne infischio degli studi! L'abbiamo fatta studiare sui libri per anni e questo è stato il risultato!- gridava mio padre e io me lo immaginavo sbuffante e furente nei suoi calzoni che gli ricoprivano la pancia ormai decisamente rotonda. – Voglio vederti sulla soglia di casa appena riattacco questo dannato telefono! Mi hai capito Alice?!-

Io mi morsi un labbro, cercando di pensare a qualche motivazione plausibile che mi consentisse di restare ancora quella notte a casa di Stefano, anche perché finchè non sarei stata certa della sorte di Neri, temevo che avrei messo in pericolo chiunque mi fosse stato vicino.

- Ecco papà... in questo momento non siamo in Italia, ma in Svizzera e sul colle ha nevicato l'altro giorno, quindi non so quando riusciremo a tornare in moto.-

-Io ve la smonto quella dannata moto! Voglio che torni immediatamente a casa!- le sue urla sembravano in grado di fondere il telefono.

-Papà lo farò appena possibile, ora sta finendo il credito a chiamare dall'estero! Non preoccupatevi sto bene! Vi chiamo io!- mormorai e decisa chiusi la telefonata.

Ero sfinita da tutte quelle urla, avrei dovuto abituarmi a tutte quelle bugie, a tutti quei segreti eppure mi sentivo tremendamente in colpa. Sospirai pensando che da quando ero venuta a conoscenza dei segreti di quelle montagne, erano stati pochi i momenti in cui mi ero sentita in pace e felice, la mia vita sembrava trasformata in un altalena di problemi e non potei non pensare che su questo punto Mr. Indifferenza fosse stato sincero fin da subito: non era un mondo semplice il suo.

Il suono del telefono fisso della famiglia De Leonibus mi risvegliò da quei pensieri e vidi Fedora prenderlo in mano e farmi l'occhiolino prima di rispondere:- Cos'ha fatto quel disgraziato di mio figlio?!-

Le sorrisi e mi strinsi di riflesso nella felpa che ancora portava addosso il profumo di Stefano: non era un mondo semplice ma la cosa positiva era che non sarei stata sola ad affrontarlo.

Le sorrisi e mi strinsi di riflesso nella felpa che ancora portava addosso il profumo di Stefano: non era un mondo semplice ma la cosa positiva era che non sarei stata sola ad affrontarlo

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