25 - Il funerale

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5 Gennaio 2002 (Prima Parte)

Stranamente quella mattina non fui svegliata dalle grida di mia madre nei confronti di mio fratello, né dalla tv troppo alta dei nonni. Il suono che mi svegliò di soprassalto fu il cigolare lento della mia porta. Nessuno l'apriva mai con tanta delicatezza e, tanta lentezza, non poteva certo essere un buon presagio.

- Che succede?- mormorai assonnata con la faccia ancora schiacciata contro il cuscino.

- Ali, ti devo dire una cosa.- mormorò sommesso mio nonno.

Il suo tono di voce truce ed addolorato mi fece schizzare a sedere nel letto temendo il peggio, e lo guardai spaventata in attesa di notizie.

- Stanotte è morto il vecchio De Leonibus. Ci saranno i funerali questa mattina.-

Mi salì subito qualcosa come un groppo alla gola, ed istantaneamente fissai il bracciale che avevo tenuto al polso da quel pomeriggio.

- Ma com'è possibile?- sussurrai, ascoltando la mia voce spezzata.

- Tesoro è il cerchio della vita, noi vecchi abbiamo già compiuto il nostro tempo.- rispose saggiamente lui.

Io non riuscii ad annuire, nè a commentare. Ero dispiaciuta per lui, per Fedora e per Stefano. Mi rinvennero in quel momento le parole di Elena di qualche sera prima.

"Immagino come deve essere per lui che è cresciuto col nonno perché non ha avuto il padre".

Una lacrima silenziosa mi scese sul volto e solo allora guardai mio nonno negli occhi. Avevamo gli stessi occhi grigi e in quel momento probabilmente lo stesso sguardo addolorato. Dissi solo:- Vengo con te in chiesa.-

Fuori dalla chiesa del paese c'era una moltitudine di persone. Non pensavo fosse mai stato un uomo particolarmente socievole, eppure la piccola cappella in cima alla piazza era colma di gente.

Io e il nonno, stretti in vestiti rigorosamente neri, riuscimmo ad entrare perché avevano riservato posti agli anziani nei primi banchi. Lì raggiungemmo la Rita e gli altri amici di Massimo, che si erano stretti attorno al primissimo banco occupato, in quel momento, solo da Fedora.

La mamma di Stefano portava un vestito nero, con dei guanti neri ed un elegante retina sul volto. Nonostante il dolore che doveva provare, il suo volto trasudava una certa fierezza ed eleganza. Forse sapeva da tempo come si sarebbe conclusa la malattia del suocero, o forse mostrava tanto coraggio solo per onorare la sua memoria.

Stefano giunse insieme alla grande bara in mogano, poco prima dell'inizio della funzione. Indossava un elegante vestito nero che sembrava aver riesumato per l'occasione, e che gli andava stretto sul petto. I capelli erano raccolti nel solito codino ed il suo volto non sembrava trasparire nessuna particolare emozione.

Fu fermato all'ingresso della chiesa da diversi uomini che volevano fargli le condoglianze. Doveva essere venuta gente anche all'infuori del paese perché non ne riconoscevo i volti. Dopo diversi minuti raggiunse composto sua madre nel primo banco e assistette solennemente alla messa. Il prete fu molto breve, elogiò come Massimo si era fatto carico della nuora e del nipote, e ne ricordò gli amici più intimi. Durante la cerimonia non potei fare a meno di osservare continuamente Stefano. Sembrava impassibile, fissava l'altare con risolutezza e si limitava ad eseguire i gesti che richiedeva la funzione. Incarnava quello che era l'ideale erede di quell'uomo, sobbarcandosi gli oneri della casa e della famiglia.

Una parte di me soffriva nel vederlo costretto in quella situazione, in quel vestito, in quella chiesa. Ero triste per lui e avrei voluto far qualcosa per aiutarlo. Distolsi lo sguardo da lui e mi voltai verso l'altare dove era deposta la bara. Chiusi gli occhi rattristata ed in un baleno scorsi il bagliore delle fiamme.

Li riaprii spaventata e strinsi la mano a mio nonno, preoccupata di svenire.

Stefano era in pericolo.

Di nuovo quella sensazione si impossessò di me. Il lupo era in pericolo e il fatto che Massimo fosse morto era un presagio che ai miei occhi sottolineava questo pericolo. Dovevo far qualcosa, dovevo avvisarlo, metterlo in guardia nei confronti di quegli uomini, di quell'uomo con la cicatrice lungo il volto. Agitata da quella sensazione imminente mi guardai attorno, iniziavo a sentirmi osservata. Mi diedi della stupida, poiché mi stavo facendo impressionare da quelle visioni eppure sentivo uno sguardo fisso su di me.

La chiesa era piena di gente e a stento riconoscevo i miei compaesani all'interno. Sul fondo della navata però il mio sguardo venne attirato da una ragazzina dai capelli color biondo platino che mi fissava. I suoi capelli mi ricordavano i capelli della donna che avevo visto all'Astra. Sapevo di averla già vista e quando vidi Marco comparire accanto a lei, la riconobbi: Beatrice mi stava osservando concentrata senza che io ne capissi il motivo.

Distolsi lo sguardo rassicurata da quella scoperta: era meglio avere gli occhi addosso della sorellina di Marco, piuttosto che di qualche uomo con cicatrici strane sul viso.


Al finire della cerimonia Stefano, accompagnato da altri 3 ragazzi muscolosi tra i quali riconobbi Cristian, si avvicinò in silenzio alla bara. Con estrema facilità la sollevarono sulle spalle e la portarono fuori dalla chiesa accompagnati da un lungo applauso.

Il corteo funebre seguì a ruota i ragazzi. Mio nonno si era avvicinato ai suoi amici, appena dietro alla nuora, mentre io camminavo più lentamente, restando un filo distante. Appena fummo fuori dalla chiesa notai la neve cadere fitta sul sagrato. I ragazzi caricarono la bara sul carro funebre e tutti si avvicinarono a Stefano e sua madre per congedarsi.

- Sapevo che ci saremmo viste qui.- la voce sommessa di Chiara mi fece voltare.

- Hai accompagnato tua nonna?- le chiesi accennando un sorriso.

- Si, voleva assolutamente esserci. Assurdo, l'hanno visto solo ieri e non stava così male mi ha detto!- parò lei sconvolta.

Io non seppi che rispondere e continuai a guardare Stefano che stretto nel suo vestito nero salutava composto e fiero tutti i presenti.

- Vai al cimitero con loro?- chiesi tanto per interrompere quel doloroso silenzio.

- No, non lo sai? Lui non verrà seppellito. Verrà arso su una pira nel bosco, lo aveva sempre detto.-

- E quando?-

- Matteo mi ha detto che Stefano ed alcuni amici l'hanno eretta questa mattina, quindi penso andranno ora. –

L'idea che Stefano si trovasse in prossimità a delle fiamme, mi fece balenare il cuore nel petto. Dovevo trovare il modo di avvisarlo, dovevo riuscire assolutamente a parlare con lui. Suo nonno era appena morto e non desideravo minimamente che il nipote facesse la stessa fine.

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