84 - Promesse

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1 Marzo 2002 (Sesta Parte)

Appena entrata in casa, col permesso di Fedora, sgattaiolai al piano di sopra verso il bagno, ed incurante dei consigli di Pablo, che temeva peggiorassi la mia ferita, mi gettai sotto la doccia.

Per qualche minuto tutte le mie preoccupazioni, le mie ansie e le mie paure vennero lavate via dall'acqua calda. Avrei voluto restare dietro quei vetri appannati, cullata da quel calore, per il resto della mia vita.

Sciolsi i nodi nei miei capelli con la schiuma profumata e, facendo attenzione alla mia ferita, lavai via dalla pelle il sudore febbricitante che mi aveva accompagnato in quei giorni. In quel momento, nonostante il dolore alla spalla, mi sembrò di ritrovare un po' di coraggio. Forse per quello iniziai a pensare a come riuscire a sfuggire al controllo di Fedora l'indomani, per aiutare Stefano.

Mi sciacquai nuovamente e uscendo da quel guscio paradisiaco, mi avvolsi in un morbido asciugamano.

Fu proprio fuori dalla doccia, mentre osservavo il mio riflesso allo specchio che il coraggio prese a vacillare. Avevo i capelli scuri che scendevano di lato sulla spalla sana, lasciando in bella vista sull'altra il segno del morso di quella Bestia.

Dove aveva stretto i suoi denti nella carne, potevano vedersi le croste rossastre che ora, dopo la doccia, sanguinavano leggermente palesando quella che sarebbe stata una cicatrice inevitabile. La cosa sconvolgente era come la mia pelle si era tirata ed era venata da strie viola, verdi e rossastre che partivano attorno al morso e si continuavano fin sul seno, come se davvero uno strano veleno avesse intaccato il mio corpo, come se fossi marchiata per sempre.

Infastidita da quell'immagine riflessa presi a cercare le bende nei vari cassetti del bagno finchè d'un tratto sentii la porta aprirsi.

- Occupat...- le parole mi morirono in bocca vendendo Mr. Indifferenza sulla soglia.

Lo sguardo ambrato di Stefano sembrava combattuto tra un profondo desiderio e una rabbia feroce per il morso che riluceva sulla mia pelle.

-Non si usa bussare?- protestai stringendomi l'asciugamano addosso.

Lui ignorò le mie parole e, con quello che sembrava un immenso sforzo, distolse lo sguardo per prendere qualcosa in un'antina nascosta dietro la porta.

Ero profondamente imbarazzata e sentivo uno strano calore pulsarmi nel ventre. Non avevamo avuto modo di parlare dopo la notte prima, passata a dormire abbracciati, e di certo i miei scarsi vestiti in quel momento non mi facevano sentire sicura per affrontare l'argomento.

Quando lo vidi muovere qualche passo verso di me, sentii il cuore prendere a rimbombarmi nelle orecchie ed arretrai inconsciamente di fronte alla sua figura, ritrovandomi appoggiata al pianoro affianco al lavabo.

Come per tranquillizzarmi Mr. Indifferenza sollevò l'oggetto delle sue ricerche: delle bende pulite e un disinfettante.

- Mia madre è andata a riposare e io non sopportavo l'idea che quel finto musicista ti toccasse ancora.-

-Ci riesco benissimo da sola a rifarmi la medicazione. Pu...puoi andare.- balbettai, infastidita dalla prepotenza con cui era entrato.

-Ma se a malapena riesci a tenerti addosso quell'asciugamano striminzito!- rispose prontamente lui, prendendosi gioco di me.

-Puoi almeno uscire e aspettare che mi rivesta!- protestai ritrovando l'uso della parola e stringendomi ancor di più nell'unico panno a mia disposizione.

I suoi occhi ambrati mi fissarono maliziosi:- E che gusto ci sarebbe allora?-

Furiosa lo osservai avvicinarsi, ma lui, nonostante il mio sguardo di fuoco, continuava a sorridere divertito.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now