93 - Il classico cliché

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4 Marzo 2002

La casa in cima al paese era un continuo via vai di persone che salivano per porgere le condoglianze al giovane De Leonibus, che aveva perso tutti i suoi parenti più stretti in pochi mesi.

Li osservavo incamminarsi lungo lo stretto sentiero ed una parte di me era consolata dal fatto che Fedora venisse riconosciuta come una donna di grande valore, anche se forse il paese vedeva in lei soprattutto la madre dolcissima che aveva cresciuto il figlio da sola.

Quei giorni furono come un'immensa bolla di dolore, le cui pareti erano la mia casa. Avrei voluto correre in cima al paese per vedere come stava Stefano e provare nuovamente a parlargli, ma la prima mattina mi ero trovata sul balcone la piccola Beatrice, che oltre ad assicurarsi sul mio stato di salute, mi aveva chiesto di desistere dal desiderio di rivedere l'Alpha.

-Te l'ha detto lui di dirmelo?- avevo mormorato tristemente.

La giovane aveva annuito, provando a giustificarlo:- Penso che al momento voglia stare da solo, almeno fino al funerale.- e vedendo i miei occhi in lacrime, aveva aggiunto:- Ma non preoccuparti, Christian e Loris si sono trasferiti lì da lui per qualche giorno. -

Io annuii asciugando il viso con il dorso della mano, un po' più sollevata che non fosse solo in quella grande casa.

Quella non fu l'unica visita che ricevetti quel giorno. Nell'ombroso pomeriggio sentii la porta della mia stanza aprirsi e scorsi dal piumino sopra la mia testa i biondi capelli di Marco.

-Ali posso?- chiese sulla soglia prima di entrare.

Non ero stupita di vedere come i miei lo avessero lasciato salire, certamente vedevano nei suoi modi una positiva influenza su di me e un tentativo di conforto per quello che era successo.

-Vieni pure...- mormorai, alzandomi a sedere tra le coperte.

–Come ti senti?- domandò preoccupato, prendendo la sedia della scrivania e sedendosi accanto al letto.

Non sapevo cosa rispondergli, mi sentivo colpevole. La nausea mi martellava lo stomaco al ricordo della morte di Fedora e le lacrime riprendevano a sgorgare se pensavo a Stefano, ma nulla di tutto questo era comprensibile per il mio amico.

Risposi atona, in un blando tentativo di non farlo preoccupare: -Bene.-

Le iridi cristalline dello stregone mi fissarono diffidenti prima di cambiare discorso:- Ho parlato ancora con quel Maestro del Fuoco...siamo concordi nel credere che vista la natura particolare di Neri, l'amuleto che ti ho dato deve aver funzionato solo parzialmente: non ti sei trasformata, ma lui è riuscito comunque a condizionarti.-

Rabbrividii al ricordo di quei momenti e Marco parve notarlo perché mi rassicurò:- Non ti preoccupare, ormai non può più farti alcun male. – e con apprensione chiese, sporgendosi a guardare oltre le coperte:- Come va la spalla ora?-

Io mi sollevai, senza dire una parole, lasciandogli vedere il tatuaggio che traspariva dalla spallina della canotta con cui dormivo.

Lui sembrò deglutire nervosamente, come se quel simbolo fosse più agghiacciante del morso che vi si trovava prima, e commentò sarcastico:- Quindi è decisamente ufficiale...ed io che speravo che vista la particolarità di De Leonibus...-

-Di cosa stai parlando?- chiesi non seguendo il suo discorso.

-Be' credevo...insomma pensavo che se lui non è proprio un lupo, allora non ha "proprio" una Compagna...-

Io abbassai lo sguardo depressa, non avevo più nemmeno pensato al legame che ci univa: lui mi avrebbe ancora considerato tale? Non ne ero affatto sicura. Forse aveva ragione Marco, forse non ero mai stata "proprio" una Compagna ed ora era troppo tardi: d'altra parte chi avrebbe voluto accanto la responsabile della morte della propria madre?

Il biondo intanto continuava a parlare:-...Questi vecchi incantesimi si basano sul legame, ed è chiaro che se il legame non è puro visto che lui non è un lupo completo, allora ci deve essere qualcos'altro che vi lega...- spiegò lui tristemente ed alzando i suoi occhi cristallini nei miei chiese con serietà:- Hai rischiato la tua vita salendo fino a quel pianoro, hai praticamente vanificato i nostri tentativi di proteggerti...quindi ti chiedo, sei innamorata di lui?-

Una lacrima mi scese sulla guancia, sentendo il cuore accelerare dolorosamente a quelle parole, per quella verità che avevo rivelato a Fedora, che avrei sussurrato a Marco e che mi avrebbe condotto certamente a soffrire ancora:- Sì.-

Lo Stregone sospirò, guardandomi ferito, ed alzandosi tristemente mormorò:- Allora non dovrei essere qui, ti chiedo scusa. Ho sempre pensato che il legame, che lui ti influenzasse, per questo non riuscivi a darmi una possibilità...ma è solo un mezzo lupo, e non può arrivare a tanto.-

Ero certa con quella sillaba di aver ferito il mio amico e in quel momento, se possibile, mi sentii ancora più in colpa: -Mi dispiace...-

Il biondo sorrise provando a stemperare l'atmosfera:- Non preoccuparti. E' il classico cliché: c'è sempre un cugino figo che non conoscevi che ti frega la ragazza.-


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