40 - Notti in bianco

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11 Gennaio 2002

Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte, portando istintivamente le mani al collo. Ebbi bisogno di qualche istante per realizzare che ero viva, che quella bestia che avevo visto nel bosco non mi aveva morso, che era solo l'ennesimo incubo.

Presi fiato, tentando di recuperare l'ossigeno che avevo perso. Non ne potevo più di lupi, di mostri e il fatto che Pablo si fosse iscritto alla mia stessa facoltà, con l'evidente intenzione di seguirmi, non aveva certamente aiutato il mio subconscio a superare quel trauma. Alzai gli occhi al cielo pensando che ero venuta in città apposta per stare tranquilla, invece quell'incubo era stato più vivido che mai.

Guardai il letto vuoto di Elena e accesi la piccola lampada, sicura di non disturbare nessuno. Neanche leggere Harry Potter mi avrebbe calmato quella sera perché era chiaro che quello che avevo scoperto su Pablo e soprattutto le sue parole riguardo me e Stefano mi avevano sconvolta.

Scossi la testa preoccupata e mi sedetti alla scrivania ricoperta da disegni e schizzi familiari, che avevo accumulato negli anni. Disegnare era sempre stata una mia passione, ricalcare più e più volte le linee scure su un foglio bianco riusciva a farmi distendere i nervi.

Incapace di rimettermi a letto decisi di riordinare quei fogli, per sistemare la scrivania prima del ritorno di Elena. Presi così il vecchio raccoglitore che tenevo nel cassetto e che sembrava scoppiare dalla quantità di schizzi che conservavo. C'erano paesaggi, ritratti di persone, alcune familiari come attori o amici, altri decisamente stilizzati come manga o inventati dalla mia fantasia. Raccolsi i fogli sulla scrivania e presi ad ordinali nello schedario quando il mio sguardo venne attratto da un disegno fatto tempo fa: una donna incappucciata, con lunghi capelli che fuoriuscivano liberi dal mantello scuro attorniata da una specie di laguna.

Qualcosa in quel disegno attirava la mia attenzione, forse la fermezza con cui avevo disegnato il volto pensieroso, forse il dettaglio dei capelli quasi bianchi che sfuggivano dal cappuccio, ma guardando meglio capii che era lo sfondo a chiamarmi.

Osservando l'acqua ai piedi della donna, le particolari rocce alla sua destra e il cielo stellato che si intravedeva in alto compresi: avevo disegnato una donna incappucciata in piedi all'interno delle sorgenti di Limes.

Non feci in tempo a domandarmi come potessi aver disegnato quel posto anni prima, avendolo visto per la prima volta solo quel capodanno, perché sentii, come all'Astra e come davanti alla fiamme, i miei sensi abbandonarmi e questa volta ero decisamente più curiosa di sapere cosa la mia mente mi avrebbe mostrato.



- E' pericoloso per una donna aggirarsi da sola nel bosco, persino per te.- una voce familiare mi risvegliò dal mio torpore.

Presi a guardarmi attorno sconcertata da quello che vedevo: la neve cadeva fitta attorno a me, depositandosi sugli alberi alti che mi circondavano. Indossavo un enorme mantello scuro, col cappuccio calato sulla fronte ed ero preoccupata, tutto dentro di me fremeva come se fosse in gioco la mia vita.

Senza che potessi oppormi, dalle mie labbra uscirono alcune parole:- Quale miglior posto della foresta per cercare una bestia come te.-

Un tonfo improvviso mi fece voltare di scatto in quella voragine bianca e notai una figura scura, anch'essa incappucciata, ai piedi di un albero poco distante da me.

- Attenta, il fatto che sei la sua compagna non ti proteggerà da me.- rispose rabbioso l'uomo dalla corporatura immensa che però continuava a starmi a debita distanza.

- Lo so, ma sono disposta a rischiare per il tuo aiuto.- mormorai sentendo il cuore in gola.

Un pesante silenzio scese tra noi, come se le mie parole lo avessero colpito e forse fu quello a spingermi a parlare:- Lui si fida ancora di te, sei l'unico che può convincerlo a rinunciare a me. Mio fratello non si fermerà, lo ucciderà alla fine.-

- Sei un po' troppo ottimista a pensare che uno stregone possa avere la meglio così facilmente sul Lupo Bianco.- rispose arrogantemente l'uomo, avvicinandosi e scoprendosi la testa dal cappuccio.

Io rimasi impietrita alla vista del suo volto, aveva i capelli scuri e occhi color nocciola, anche se sembrava più giovane, non avevo dubbi sulla sua identità. Ero di fronte a Mathias Neri.

Deglutii spaventata dalla sua vicinanza, ma qualcosa mi impose di non muovermi  e rimasi ferma d'innanzi a lui, tentando di reggere il suo sguardo che trasmetteva puro odio e violenza.

D'un tratto afferrò di scatto il cappuccio del mio mantello, e per quanto temetti per la mia vita, ancora resistetti alla sua paura, chiudendo gli occhi e restando immobile.

Li riaprii quando sentii la sua voce roca sussurrare:- Proverò a fare come dici, Compagna.-

A quelle parole sembro sollevarsi un enorme peso dal mio petto, in qualche modo sapevo che Stefano sarebbe stato salvo ed accennai un sorriso. Sorriso che si spense nell'istante in cui sentii la sua mano muoversi, con una delicatezza di cui non lo avrei mai ritenuto capace, tra i miei capelli.

Li accarezzò in tutta la sua lunghezza portandoli d'innanzi a sé per annusarli, mormorando:- Anche se penso sia impossibile per lui resistere alla tua bellezza.-

E in quell'istante non so se furono più le sue parole a colpirmi o il fatto che i miei capelli tra le sue mani erano lisci e di un biondo quasi bianco che non riconoscevo.


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