23 - Fuoco e fiamme

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4 Gennaio 2002 (Quarta Parte)

Le fiamme rossastre formavano una sorta di cerchio attorno al lupo bianco, impedendogli ogni via di fuga. Il possente animale ringhiò furioso, una luce di pura follia sembrava brillare nei suoi occhi ambrati. Ero certa che nemmeno il fuoco lo avrebbe fermato.

- E' giunta la tua ora licantropo!- gridò un uomo incappucciato fuori di sé dalla rabbia, facendo cenno ad alcuni suoi compagni di avvicinarsi coi fucili.

L'animale si ritrovò attorniato dal fuoco e da una decina di uomini che lo tenevano sotto tiro, mentre le fiamme si avvicinavano a lui sempre di più. Il pelo era bruciato in più punti e una sfumatura rossastra sembrava allargarsi sopra la spalla. Nonostante ciò, la sua possente furia incuteva ancora paura negli uomini, che stringevano il fucile più spaventati che convinti.

Al riconoscere il pelo bianco e i suoi occhi ambrati il mio cuore si fermò per un lungo istante. Vedere Stefano in quella situazione mi sconvolse, sentii scoppiare dentro di me un dolore e una rabbia che non avrei mai pensato di provare. Gridai il suo nome e mi sporsi per raggiungerlo, ma la mia voce sembrava come ovattata e i miei movimenti risultavano difficili e appesantiti.

Il lupo bianco ringhiò ancora puntando l'uomo che aveva parlato tra le fiamme. In quell'istante riconobbi la cicatrice che attraversava il volto dell'uomo, illuminato dalle fiamme. Era il fratello di quella donna all'Astra pub di cui stranamente ricordavo anche il nome: Valerio.

- Hai messo le zampe sulla donna sbagliata, mostro !- gli gridò con rabbia l'uomo.

Stefano, a sentir pronunciare quelle parole, scattò furioso verso il fuoco, attraversandolo incurante del pericolo. Atterrò con le zampe possenti sull'uomo più vicino alle fiamme e con un morso secco lo disarmò, ferendolo ad un braccio. In quell'istante sentii i colpi dei fucili partire all'impazzata, ma il lupo prese a saltare atterrando due uomini e afferrandone uno con le fauci lo lanciò in direzione degli gli spari.

Ero sicura l'avessero colpito perché vedevo il sangue macchiargli il pelo bianco già scurito dalle fiamme.

- Uccidetelo! Una volta morto lui, sarà un gioco da ragazzi fermare gli altri!- gridò vittorioso Valerio ai suoi uomini.

I cacciatori tentarono nuovamente di accerchiarlo, spaventati dalla furia che aveva dimostrato l'animale. Questi però non gli lasciò il tempo di farlo, attaccando con rabbia cieca i suoi aguzzini.

Io continuavo a gridare il suo nome, totalmente impotente, con le lacrime che mi solcavano il volto, sintomo del dolore più profondo che avessi mai provato.

L'unico che non sembrava turbato dalla carneficina che stava avvenendo in quel posto era Valerio. Non si fece impressionare dalla furia del lupo ed estrasse lentamente una pistola che sembrava argentea alla luce rossa del fuoco.

In quell'istante fui certa che lo avrebbe puntato ed ucciso. Sconvolta e spaventata, gli gridai di fermarsi e per un attimo ebbi l'impressione che le mie parole lo avessero raggiunto poichè si voltò turbato fissando l'oscurità che ci circondava.

L'uomo di nome Valerio si tolse il cappuccio ed estrasse le pallottole dalla pistola. I capelli biondo chiaro avevano assunto una tonalità rossastra al colore del fuoco e i suoi occhi risultavano neri come la pece. Gettò l'arma per terra e tese il braccio, allungando il palmo della mano con le pallottole davanti a sè.

Non capivo cosa stesse facendo, non capivo perchè stessero braccando il lupo, non capivo perchè ero lì.

Stefano lottava con forza contro quegli uomini, non lasciando loro scampo, ma era evidente che l'unico a cui mirasse fosse l'uomo incappucciato. Era rallentato nella sua furiosa avanzata, ma l'obbiettivo di quel folle istinto omicida era ben chiaro.

Mentre fissavo preoccupata il lupo, percepii un bruciore forte ai palmi delle mani e sentii un mormorio distante provenire dalle labbra di Valerio.

Lo guardai sconcertata tra le lacrime e quel che vidi mi sconvolse del tutto: le 5 pallottole argentee si erano sollevate in aria esattamente sopra la sua mano e puntavano minacciose il lupo.

I palmi delle mie mani continuavano a bruciare, aggiungendo dolore al dolore che stavo già provando nel vedere il lupo allo stremo delle forze.

Percepii un altro mormorio nell'aria e in quell'istante il bruciore alle mani, si diffuse in tutto il corpo.

Era un inferno lì fuori ed era un inferno il mio corpo. Prima di svenire vidi distintamente le pallottole schizzare nell'aria verso il loro obiettivo. Non avevo bisogno di guardare: sapevo dal dolore nel petto che Stefano era morto.

 Non avevo bisogno di guardare: sapevo dal dolore nel petto che Stefano era morto

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