POV Stefano - Di nuovo alle sorgenti

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Diversamente dal mio manto, la mia coscienza non è immacolata. Sono molte le colpe che ho da espiare e pesano su di me quasi quanto le mie responsabilità, ma non quella notte. Quella fatidica notte, in cui persi per la prima volta il controllo, non fu colpa mia ma sua.

Sua e del suo dannato, eccitante profumo.

Varcai le rocce delle sorgenti di Limes solo per trovare riparo da quell'orso, ancora sconvolto da quello che era successo nella foresta

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Varcai le rocce delle sorgenti di Limes solo per trovare riparo da quell'orso, ancora sconvolto da quello che era successo nella foresta. Avevo provato ad allontanarmi da quell'imbranata, a lasciarla nella neve insieme alla sua testardaggine ma, quando avevo percepito la presenza di quell'animale, nuovamente il mio lupo si era liberato senza che ne avessi il controllo, come quando avevo saputo della valanga.

Digrignai i denti nervosamente, facendomi largo tra il vapore di quelle acque calde che non riusciva a lenire neanche un poco il mio malessere. Odiavo perdere il controllo, detestavo quella mancanza di freni, che mi faceva sentire solo uno spettatore nella mia vita. Possibile non fossi ancora in grado, dopo tutti quegli anni, di contenere quel demone bianco dentro di me?

Strinsi i pugni infastidito e mi sedetti lontano da quella ragazzina che rappresentava il mio enorme problema, come una miccia troppo corta per una carica di dinamite pronta ad esplodere. Nemmeno dieci chilometri di distanza avrebbero potuto disperdere quel suo profumo che sembrava incendiarmi i sensi ed intorpidire i miei pensieri. Era dolciastro con una sfumatura che riusciva a solleticarmi le narici e per contrastare i suoi effetti, presi a fissare le acque della sorgente, provando a distinguerne l'odore calcareo tra tutto quel profumo.

Quella valanga, insieme a quell'imbranata erano state una seccatura, costringendomi a tornare dopo anni alle sorgenti di Limes, dopo che aveva giurato a mio nonno che non ci avrei mai più rimesso messo piede. Presi a guardare le rocce da cui ero solito tuffarmi per nuotare con mia madre da bambino e la nostalgia della mia infanzia riuscì per un secondo a farmi dimenticare il suo profumo.

Fu solo un attimo perché poi la sentii tremare per il freddo a qualche metro da me e non riuscii a non voltarmi immediatamente per constatarne lo stato di salute. Sebbene infreddolita non sembrava affatto ferita, si stringeva in una giacca scura che nulla poteva in quella gelida notte, soprattutto con indosso unicamente quello straccetto nero e i collant quasi trasparenti. Distolsi lo sguardo innervosito dal sangue che aveva preso a pulsarmi nelle vene al solo guardarla, possibile che avesse un tale effetto su di me? Possibile che per colpa di quel dannato profumo non fossi minimamente in grado di controllarmi?

- E' qui che sono rimasta le due notti dopo la valanga.-

Ed ecco il suono della sua voce che, stranamente melodiosa, sembrò aumentare lo stordimento che il suo profumo aveva sui miei pensieri. Pensieri che ogni secondo che passava sembravano meno umani.

- Ah si?- risposi disinteressato, tornando a guardare l'acqua provando a concentrarmi sul vapore. Non avevo la minima intenzione di trasformarmi davanti a lei, non le avrei mai svelato la mia natura, non doveva conoscere quel segreto che ci univa e che mi rendeva praticamente schiavo.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now