39 - In biblioteca

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8 Gennaio 2002 (Seconda parte)

Quella mattina tentavo disperatamente di concentrarmi per studiare nella vecchia biblioteca dell'università. Avevo preso tutte le precauzioni in vista dell'esame: aula silenziosa, tavolo deserto ricco dei miei libri dispersi, bottiglietta d'acqua alla mano per impedirmi di trovare scuse per alzarmi, e, nonostante questo, la concentrazione non arrivava.

Continuavo a ripensare alla visione che avevo avuto quella notte: era stata molto più nitida rispetto alle precedenti. Qualcosa nella mia testa non faceva che suggerirmi che le parole di Pablo non fossero casuali: lui sapeva che l'avrei sognato quella sera. Come faceva? Era stato lui ad aver indotto quello strano sogno? E come? Come poteva influenzarmi così a distanza?

Pensando a lui focalizzai quella sua assurda treccina e d'un tratto mi ricordai di come il suo sguardo mi aveva attraversato sul treno, mi ero sentita strana e avevo perso i sensi. Avevo provato le stesse sensazioni quando avevo visto Stefano morire e quella donna presa in ostaggio all'Astra.

Mr. Indifferenza le aveva definite "paure inconsce e visioni confuse" dovute al braccialetto, ma che senso avevano? E poi non erano iniziate col bracciale, ma dopo il mio rientro da quello strano capodanno, dopo il nostro incontro alle sorgenti di Limes.

La penna mi cadde improvvisamente di mano pensando a quella notte, la prima in cui avevo incontrato i suoi occhi ambrati e inspiegabilmente sentii le guance arrossire.

Scossi la testa innervosita da come il mio inconscio reagiva al ricordo e, in quel momento, venni distratta da un bisbiglio alle mie spalle:- Hola compagna!-

Non feci lo sforzo di girarmi, conoscendo perfettamente chi stava per sedersi al tavolo di fronte a me, così provai a dissuaderlo:- Cosa ci fai qui Pablo? E' una biblioteca!-

- Lo se, sono venuto par estudiar! Un estudiante Erasmus ricordi?- sorrise lui facendomi l'occhiolino e sedendosi senza chiedere il permesso.

- Sto tentando di concentrarmi, ho un esame la prossima settimana.- spiegai sottovoce per non disturbare nell'aula, portandomi la mano alle tempie.

- Deve essere difficil concentrarsi dopo una noche insonne...- sorrise lui, continuando a parlare piano mentre estraeva un grosso tomo dal suo borsone verde e lo posizionava davanti a sé, sopra i miei appunti.

Il suo riferimento alla mia nottata non mi fece sorridere anzi, mi infastidì al quanto conoscere che fosse consapevole di essere la causa della mio sonno perso.

- Come hai fatto? Come hai fatto a farmi vedere quelle cose?- chiesi intenzionata a capire una volta per tutte cosa fossero quelle strane visioni.

- Col poder de la mirada, piegando la tua voluntad.- rispose banalmente lui, come se gli avessi chiesto un ovvietà.

- Cosa vorrebbe dire? Non capisco.- chiesi frustrata da tutti quei termini spagnoli e soprattutto dall'ignoranza che mi attanagliava riguardo il mondo dei lupi.

Pablo si portò con fretta la treccina dietro le spalle e seccato sussurrò:- Non puedo spiegarti tutto, sono di fretta. Ho bisogno del tuo aiuto per trovare el Lobo Blanco.- fissandomi con quei suoi occhi color bosco che sembravano fremere nell'attesa delle mie parole.

- Perché ti interessa trovare quel suo lupo? Insomma quel suo hijos?- chiesi ricordando le parole della leggenda. Volevo capire le sue intenzioni perché per quanto fossi imbranata non ero solita fidarmi di una cerchia di monaci vestiti di rosso che veneravano un vulcano.

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