44 - E' Tornato

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16 Gennaio 2002 

Quando quella mattina uscii dall'aula dell'ultimo tutoraggio in vista dell'esame dell'indomani, ero ancora furiosa. Non avevo rivolto parola nè ad Elena nè a Matteo, da un lato indispettita che avessero parlato dei miei sogni alle mie spalle, dall'altro troppo spaventata per chiedergli cosa avessero sentito. Non avevo rivolto parola nemmeno a Pablo, perchè lo ritenevo responsabile con le sue spiegazioni su Dee e sorgenti di quella visione assurda. Se avessi potuto evitare di discorre tra me e me avrei fatto anche quello, perché era chiaro che ero colpevole anch'io di quello strano sogno e soprattutto dei continui flash che avevo nella mente della figura di Stefano che si chinava per baciarmi.

Sospirai svoltando l'angolo fuori dall'università, diretta verso una piccola pasticceria, convinta che sarei riuscita a sfogare la mia frustrazione su un croissant al cioccolato e fu proprio in quell'istante che lo vidi.

Sembrava più alto di come lo ricordavo, persino di come l'avevo sognato e decisamente più imponente. Stava fumando nella sua giacca di pelle nera appoggiato al muro, con i capelli scuri stretti in un codino sopra le spalle, e per quanto desiderassi fosse una semplice coincidenza vederlo lì, non appena incrociai il suo sguardo ambrato realizzai quanto mi stessi sbagliando.

Stefano giunse come una furia d'innanzi a me, tanto che feci un passo in dietro come intimorita, portando le mani dietro la schiena.

- Sono quasi dieci giorni che non ti fai sentire e non sei in casa.- sillabò furioso.

La rabbia nella sua voce era palpabile, ma anche se non fossi stata brava a percepire le sue sfumature vocali, il fatto che spense la sigaretta tra le mani mi diede un'idea di come doveva aver raggiunto il limite ad aspettarmi lì fuori.

- Io...sto studiando. Ho un esame domattina.-

- Non mentirmi, non hai solo studiato in questi giorni.- mi attaccò lui immediatamente e qualcosa nelle sue parole mi fece intendere che Loris avesse parlato.

Non avevo la più pallida idea di come calmarlo, e avevo la strana sensazione che si sarebbe trasformato da un momento all'altro. Decisi di tentare una via diplomatica, non volendomi soffermare sul fatto che se studiassi o meno non erano fatti suoi, come il fatto se decidessi o meno di uscire di casa.

- Senti se è la mia sicurezza che ti preoccupa, qui sono lontana dalle montagne e non ho avuto alcun problema. – dissi tentando di risultare sicura di me e rassicurante.

- Quindi sei davvero così imbranata da non esserti accorta del licantropo che ti sta appiccicato?!- urlò lui sul marciapiede in mezzo alla strada.

A quelle parole mi guardai un attimo attorno imbarazzata, temendo che la gente ci prendesse per pazzi, ma a quanto pare a molti doveva sembrare un semplice litigio tra ragazzi.

- Chi? Pablo?- chiesi provando ad essere vaga.

- Oh ora ha un nome!- sbottò lui furioso accendendosi un'altra sigaretta.

Temendo che in un attimo si spegnesse anche quella tra le sue mani provai a spiegare la situazione: - Mi ha aiutato sul treno, allontanando due...- Il suo sguardo ambrato mi trapassò preoccupato e io mi fermai indecisa se dirgli la verità:- Diciamo che non sarei nemmeno riuscita ad arrivare in città se non fosse per lui.-

- Cristo Alice! Ti basta questo per fidarti di qualcuno?! Sono spariti due ragazzi in montagna e non riesco a capire chi c'è dietro! Ma riesci a capirlo che sei in pericolo anche qui?!-gridò con forza. Solo allora notai leggere occhiaie attorno al suo sguardo e per un attimo immaginai che dietro quella furia senza controllo potesse esserci anche sincera preoccupazione.

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now