8 - Chalet

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29 Dicembre 2001 (Seconda parte)

Dopo essermi fatta una splendida doccia bollente, passai il pomeriggio a riposarmi in un letto vero. Nello chalet vi erano due camerate al piano di sopra, maschile e femminile,  mentre al piano di sotto vi era un grande salone con diversi tavoli e la cucina.

Chiara venne a svegliarmi per la cena sussurrando: - Ali, come stai?-

- Bene...in questo momento questo metro quadrato di letto mi sembra il paradiso.-

- Allora dico di sotto che salti la cena?-fece la mia amica premurosamente.

- Ma anche no!- scherzai io sedendomi di scatto.

Chiara scoppiò a ridere, ma la sua risata si trasformò presto in un pianto:- Oh Ali...è stato terribile. Ti ho visto travolta dalla neve dietro di me e ho temuto....ho temuto davvero che....-

- Shhh non pensarci, è finita bene.-

- Lo so, lo so, ma l'altra sera eravamo noi ragazze qui e guardavamo il tuo letto col tuo zaino e...-

- E ora sono qui. Abbiamo un motivo in più per festeggiare in questi giorni no?-tentai di consolarla.

Chiara annuì asciugandosi le lacrime e abbracciandomi.

Io accennai un sorriso ma le sue parole mi avevano sconvolta: come aveva potuto il mio zaino finire dalla camerata delle ragazze alla sorgente? L'aveva portato qualcuno del rifugio? Forse l'uomo che aveva minacciato Marco? Il lupo era forse suo e lo aveva addestrato? Perché allora non si era fatto vedere?

Un infinità di quesiti mi affollavano la testa e fu un bene che Simon, il proprietario "tutto fare" del rifugio, offrì da bere a tutti per festeggiare il mio ritrovamento prima della festa.

Simon era un uomo sulla cinquantina, decisamente loquace e dallo spirito conviviale. Aveva l'aspetto tipico di chi è rimasto troppo tempo sulle montagne poichè portava la barba lunga ormai striata di grigio e la capigliatura stempiata legata  in un codino. Nonostante l'età aveva un fisico atletico, sicuramente dovuto alle faccende che doveva sbrigare tutto l'anno al rifugio: tagliar legna per il fuoco, fare manutenzione della struttura, tenere in ordine i sentieri su quella montagna. Inoltre nei pochi momenti in cui apriva lo chalet ai visitatori si improvvisava cuoco e animatore, con risultati eccellenti. Quella sera, probabilmente sollevato dal mio ritrovamento, diede quasi fondo alle scorte di vino, continuando a distribuirne ai suoi ospiti.

Al primo sorso già sentii le preoccupazioni diradarsi e iniziò quello che si poteva chiamare tranquillamente "banchetto". I tavoli erano stati uniti tutti insieme da creare una tavolata a ferro di cavallo e dato che ci conoscevamo un po' tutti, sembrava davvero una grande festa, complice il vino e l'ottima cucina.

- Non mangiavo così bene da...- esordì Matteo alla fine della cena.

- Da quando ti sei finito anche le gambe del tavolo 4 giorni fa dai miei.- constatò Chiara ridendo accanto a me.

- Era tutto buonissimo davvero!- dissi io, contenta di aver finalmente riempito la pancia dopo la mia disavventura.

- Marco solo tu sembri non aver apprezzato.- disse Elena guardando il piatto semi pieno del ragazzo seduto accanto a me.

Marco era strano, aveva continuato per tutta la serata ad osservare alcuni suoi coetanei dall'altro lato della tavolata che io conoscevo solamente di vista, perché erano un po' più grandi di me.

- Tutto bene?- gli chiesi sottovoce preoccupata.

Marco scosse la testa e provò a sorridere:- Sicuro...sarà un po' di mal di testa, non ho dormito molto con te ieri notte.-

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