48 - Indecisa

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28 Gennaio 2002 (Parte Prima)

Quella mattina ero davvero indecisa. Era passata quasi una settimana dal mio pranzo con Stefano e tra noi si era instaurata una strana tregua. Quel pomeriggio mi aveva ricondotto a casa e sulla soglia del portone mi aveva parlato dei ragazzi scomparsi tra le montagne, due fratelli di venti e venticinque anni, che conoscevo di vista poiché originari del paese vicino al nostro.

La sua preoccupazione per quella situazione era stata tangibile e, per quanto si ostinasse a negarlo, si sentiva responsabile. Era estremamente certo che c'entrassero altri lupi in quella faccenda, poiché come mi aveva brevemente accennato erano "spariti in una notte di luna piena". In realtà non avevo capito bene cosa comportasse sparire nelle notti di plenilunio, però il tono con cui l'aveva mormorato sembrava comportare conseguenze pericolose. Quando alla fine mi aveva salutato, mi aveva nuovamente chiesto di fare attenzione e di comunicargli i miei spostamenti, e così avevo fatto.

Ad intervalli quasi regolari gli avevo comunicato quando ero andata a lezione, quando in biblioteca, quando ero uscita con Elena. Dopo ogni messaggio in realtà avevamo preso a chiacchierare, o meglio lui aveva cominciato a prendermi in giro per cose del tipo " solo un imbranata può andare in biblioteca alle quattro del pomeriggio e contare di superare gli esami", e io tentavo di rispondergli a tono, con scarso successo.

Una volta gli avevo addirittura scritto che stavo andando a far la spesa, e lui si era presentato fuori dal supermercato con la moto per aiutarmi con le borse. In quel momento gli avevo dato dello stalker e lui non l'aveva presa bene, portando la spesa a casa e lasciandomi nello spiazzo del parcheggio.

Ma a parte quell'episodio e qualche presa in giro, era davvero scesa una tregua tra noi. Non avevamo più litigato, soprattutto lui non aveva più dato in escandescenze e questo migliorava di molto la sua compagnia.Per quel motivo ero indecisa, poiché sapevo che quando gli avrei comunicato che quella sera avrei visto Pablo, si sarebbe innervosito.

Il Mangiafuoco mi aveva scritto nei giorni precedenti, chiedendo di vederci nel locale in cui ormai si dilettava a fare il dj ed io non avevo esitato un attimo a dirgli di si, senza pensare alle conseguenze. Avevo voglia di vederlo, di sapere come stava. Si era ripreso da quello scambio di opinioni? Cosa ne pensava del suo incontro con Stefano? E cosa avrebbe pensato riguardo la sparizione dei due ragazzi?

Mi era abbastanza chiaro che Stefano volesse sistemare la cosa da solo, che non volesse dar retta al Maestro del Fuoco, ma per quanto mi riguardava la pensavo diversamente. Io credevo alle parole di Pablo, a quella sua specie di profezia e alle mie dannate visioni. Se Mr. Indifferenza pensava di riuscire a risolvere la situazione razionalmente si sbagliava di grosso: nulla era razionale in quel mondo, e forse per questo mi ci stavo adattando.

"Questa sera esco a bere qualcosa in centro."- Scrissi infine a Stefano, cercando di restare il più vaga possibile.

"Bene! Iniziavo a pensare che fossi una disturbata sociale che non esce mai la sera"

Le sue parole, come spesso in quei giorni mi diedero subito il nervoso: "Pensavo avessimo chiarito che il disturbato sociale sei tu, Stalker"

"Giusto! Quindi, rientrando nel mio ruolo, con chi vai?"

Mi morsi il labbro, dandomi della stupida poiché mi ero scavata la trappola da sola. L'indecisione aumentava di secondo in secondo. Sapevo, sentivo si sarebbe arrabbiato nell'attimo in cui gli avrei rivelato il nome di Pablo, ma dall'altra parte non volevo essere io la prima a interrompere quello strano patto di fiducia che avevamo fatto.

Tentando di afferrare tutto il coraggio che avevo, decisi di affrontar le conseguenze e scrissi: "Pablo mi ha chiesto di passare a salutarlo nel locale in cui lavora."

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