30 - A tutto c'è una spiegazione

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5 Gennaio 2002 (Sesta Parte)

Le parole con le quali Stefano aveva acconsentito a spiegarmi quello che era successo aleggiavano ancora nella mia testa: "Ieri mio nonno deve aver sospettato che avessi una connessione con te. Quando ti ha messo il bracciale era una prova, se non ci fosse stata la connessione ti saresti ustionata il braccio, non avresti potuto tenerlo. Così invece, facendotelo indossare ti ha marcato definitivamente come una della nostra famiglia. Questo ti mette in pericolo perché tu non sei un lupo e quindi risulti l'anello debole da colpire."

Mi ero appoggiata alla parete affianco al camino ancora stordita, mentre Stefano si era preso la testa tra le mani, evidentemente stanco. Per un attimo provai a mettermi nei suoi panni: suo nonno era morto solo ieri, c'era appena stato il funerale e lui aveva dovuto allontanarsi per salvarmi da un mostro. Forse il suo scatto d'ira di poco prima non era così ingiustificabile.

Presi fiato e con tono scusante mormorai:- Mi dispiace, non pensavo che accettando quel regalo avrei combinato questo macello.-

Stefano alzò lo sguardo e la sua voce sembrò rassegnata ed analitica nel contempo:- L'inganno era il suo modo d'agire nei miei confronti, lui voleva che accettassi il mio ruolo e ha usato te per arrivare a me.-

- Quale ruolo?- chiesi scossa dall'amarezza che aleggiava tra le sue parole. Ricordavo perfettamente cosa mi aveva detto alle sorgenti di Limes: "Ho sempre odiato essere un lupo..."

- Il mio ruolo tra i lupi di queste montagne.- spiegò lui stancamente.

In quell'istante lo guardai negli occhi e percepii come un'onda il suo malessere:  lui non voleva aver niente a che fare con quel mondo. Probabilmente sua madre aveva tentato di proteggerlo da suo nonno, tentato di arginare i desideri del vecchio, tentato di nascondere le pareti dipinte di quella casa con i fiori, tentato di allontanare Stefano dal suo destino.

D'un tratto le parole dell'aggressore mi ritornarono alla mente: "Come negli scacchi, si deve uccidere la regina prima di arrivare al re".

Spinta da una strana pietà e uno strano trasporto nei confronti della sua storia, mi avvicinai al lato della poltrona e mormorai accondiscendente:- Cosa posso fare per aiutarti?-

Stefano alzò lo sguardo un attimo ed incrociando i miei occhi grigi prese silenziosamente la mia mano, stringendola. Poi, come se qualcosa lo avesse distratto, prese a fissare preoccupato la porta di casa, riuscendo solo a mormorare:- Resta vicino a me e non parlare.-


Mi voltai anche io verso la porta bianca immobile della casa, e dopo pochi secondi questa venne spalancata da un uomo.

Era alto e possente, sulla cinquantina, con corti capelli neri striati di grigio. Indossava un impermeabile nero e degli anfibi che gocciolavano sulla soglia.

- Salute a te De Leonibus, sono venuto a portarti di persona le mie condoglianze.- esordì il nuovo arrivato. La sua voce assomigliava ad un rombo, come quello che preannuncia un terremoto e tutto in lui sembrava dire "sono pericoloso".

- Salute a te, Neri.- rispose Stefano dalla poltrona senza scomporsi, fissandolo con aria enigmatica.

- E' passato tanto tempo dall'ultima volta che ti ho visto, sei cresciuto.-

- E tu sei invecchiato.-commentò Stefano, come infastidito dalle parole dell'uomo.

L'uomo gli sorrise e spostò il suo sguardo su di me, illuminandosi alla mia vista. Si rivolse a Stefano:- Posso presentarmi?-

Wolf - The W seriesWhere stories live. Discover now