20 - Litigi familiari

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4 Gennaio 2002 (Prima Parte)

A svegliarmi, quel primo pomeriggio, fu la vibrazione del telefono. Non ricordavo di aver mai dormito così tanto e così male, l'intero mio sonno era stato disturbato da incubi su quella donna che avevo visto all'Astra. Quando mi arresi al rumore del telefono, lo presi in mano e notai le 4 chiamate di Chiara e 3 messaggi di Marco:

Ore 11:00: "Buongiorno, il tuo cavaliere si scusa per il suo stato di ieri sera e vorrebbe rimediare ;) "

Ore 12:05: "Possibile che dopo le mie condizioni di ieri riesco a svegliarmi comunque prima di te? Questo pomeriggio ti va di fare un giro?"

Ore 13:42: "Mi ha appena chiamato Chiara che non riesce a rintracciarti, dice se ti ricordi che questo pomeriggio devi andare a prendere sua nonna. Deduco che non sarai libera quindi...accetto di accompagnarti a vedere quel film del maghetto su cui hai rotto tanto. Poi non dire che non sono un cavaliere"

Mi stroppicciai gli occhi protestando che "Harry Potter" non era solo un maghetto, ma sapevo che avrei avuto modo di lamentarmi di quell'affermazione quella stessa sera al cinema.

Il letto nella mia stanza era sfatto e dovevo aver sudato tutta la notte perché il piumino era caduto per terra, lasciandomi coperta solo dal lenzuolo. Alzai lo sguardo verso la scrivania disordinata, illuminata dalla luce forte che filtrava dalle persiane: era decisamente tardi.

Sempre mezza addormentata chiamai Chiara. Il suo tono di voce squillante mi destò definitivamente:- Ali si può sapere che fine hai fatto? E' tutta mattina che ti chiamo, se vuoi essere su alle 15, avresti già dovuto essere qui!-

-Scusami Chiara ero cotta ieri sera!! Mi vesto e arrivo! 5 minuti e sono sotto casa tua.- protestai alzandomi in fretta dal letto.

Ormai agitata mentre correvo in bagno cacciai un grido giù dalle scale al nonno che per quell'ora in genere sedeva in salotto a leggere:- Nonno ti va di andare a trovare il vecchio De Leonibus?!

Un grido altrettanto forte giunse dal basso:- Quando?!-

-Ora!-

Lo sentii biascicare un'imprecazione in dialetto e sentii mia nonna sgridarlo subito dopo. Sorrisi ben sapendo come sarebbe finita :- Va bene, prendo il cappotto!-

Tornata in camera, mi infilai i jeans posti sulla sedia davanti alla scrivania, presi una maglia e la mia felpa col cappuccio blu. Poi corsi di sotto, sorridendo nel vedere il nonno già pronto e presi le chiavi della macchina e la giacca.

-Come mai questi programmi?- chiese il nonno aprendo la porta di casa davanti a me per uscire.

- L'avevo promesso a Chiara e sua nonna.-

- La vecchia Rita? Mi stai portando da quella pazza?- chiese confuso.

-No nonno, ti sto portando con quella pazza dal vecchio De Leonibus, eravate tutti e tre amici in fondo no? E lui non sta per niente bene...-

-Lo so, lo so...andiamo su! Ma potevi dirmelo prima, lo sai che la Rita si innervosisce se arriviamo in ritardo?-

In pochi minuti prendemmo la macchina e fummo sotto casa di Chiara, dove nonna Rita ci attendeva nella sua pelliccia scura con un cipiglio poco rassicurante.

Dopo essermi scusata un milione di volte, ci dirigemmo in fretta verso la casa del vecchio De Leonibus, sotto le indicazioni del nonno.

Il mal di testa mi aveva a poco a poco abbandonata, restava unicamente la tensione per la nostra meta. Sapevo che il vecchio De Leonibus abitava da mesi con sua nuora e il nipote, e incontrare Stefano dopo gli avvenimenti di capodanno era proprio l'ultimo mio desiderio.

Non ero mai stata a casa loro. Abitavano in due case vicine su per l'unica strada diroccata in cima al paese, e mi chiesi poichè avessero scelto il punto più in scoscesa della valle, a ridosso del bosco che infatti attorniava la casa.

Dallo spiazzo di fronte alle case, sulla strada, si osservava l'intero paese dall'alto e alzando lo sguardo si potevano vedere solo boschi e montagne innevate. Parcheggiai a lato della strada e mi offrii di aiutare a scendere il nonno e la signora Rita, ma questi mi pregarono di andarli ad annunciare mentre passo dopo passo salivano le scale dell'alto porticato che portava all'ingresso della casa principale.

Come mi era stato detto, salii un po' timorosa le scale. Entrambe le dimore erano in legno massiccio, ma sembravano trasandate all'esterno. Nessuno curava da tempo il legno, che era scrostato in più punti e anche le assi delle scale sembravano aver bisogno di una sistemata. Quello che doveva essere un orto appena dietro la casa più piccola, quella dove una volta viveva il vecchio De Leonibus era stato abbandonato. Mi si strinse il cuore nel notare quelle piccole cose, il nonno doveva essere invecchiato e con Stefano fuori casa, la madre, che tesseva per un negozio in paese, non doveva essere riuscita a sistemare il tutto.

Appena mi avvicinai alla porta percepii le grida furiose di una voce familare.

- Questa è la mia vita! Non ho intenzione di buttarla in qualcosa in cui non credo!-

Una voce burbera e potente gli rispondeva a tono, facendomi rabbrividire tanta autorevolezza emanava:

- Non importa se non ci credi! Tu sei uno di noi e come tale devi comportarti! Non morirò senza che tu non abbia adempito ai tuoi doveri!-

La voce disperata di una donna provava a calmarli:

- Massimo calmati! Stefano per favore ascoltalo!-

La voce burbera continuava incalzante:- Cosa credi? Che puoi nascondermi quello che succede in giro? Quello che sei diventato? So cos'è successo sulla montagna! Non puoi più giocare con me ragazzo!-

- Non è successo nulla e sai perché? Perché tutto quello in cui credi tu per me non ha valore!-

- Stefano!- urlò la donna sconvolta.

- E' quello che penso! Non sprecherò la mia vita come un animale!- continuò il ragazzo furioso.

- Traditore! E' così che ripaghi l'eredità di tuo padre? E' così che tradisci il tuo stesso sangue?-

- Massimo!- gridò sconvolta la voce femminile.

- Io non vivo nel ricordo dei morti.- sibilò Stefano dall'interno. Il suo tono mi fece rabbrividire e quando sentii sbattere una porta temetti di ritrovarmelo di fronte, invece lo sentii allontanarsi.

- Quel ragazzo non potrà evitare a lungo il suo destino.- commentò quella voce burbera, infranta poi da un eccesso di tosse.

Attesi qualche minuto e mentre vedevo il nonno e la signora Rita salire le scale, sentii distintamente una moto accendersi nel vialetto dietro casa. Dalla soglia del portone vidi Stefano allontanarsi da casa alla guida di uno scooter e, più serena di non doverlo incontrare, mi feci coraggio e suonai il campanello.

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