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Tornai a casa la sera tardi. Volevo aspettare che Izuku si svegliasse. Per fortuna avevo un libro interessante a portata di mano, altrimenti non sarei riuscita a combattere la noia. Quando Izuku si svegliò lo abbracciai così forte da farlo diventare rosso. Ero così preoccupata per lui. Il clima tra noi rimase lo stesso. Gli raccontai di come fossi stata debole e lui mi sgridò dicendomi che era una cosa normale arrivare a tal punto.

《 Che cosa? Davvero Todoroki si è lasciato perdere e ti ha salvata? Dandoti anche la vittoria? 》

Mi aspettavo che non ci credesse. Ma secondo me lo ha fatto perché mi ha vista così debole da provare empatia. Ero così fortunata ad avere un tipo attivo e studioso come Izuku. Infatti mi aveva dato dei consigli molto utili, anche se non si è risparmiato il fatto del "hai tanti poteri ma non li usi".

《 Ma io credevo fosse normale avere tante unicità 》

Gli confessai. Mio padre non si era ancora deciso di dirmi quel segreto. Dovevo aspettare fino all'anno nuovo il che mi faceva arrabbiare. Avrei vissuto questi mesi a chiedermi del perché io sia tanto "speciale". Non era tanto per vantarmi -forse, ma avevo vissuto la mia vita sapendo che tutti avessero i miei stessi poteri.

《 Credo che tu sappia che i poteri si ereditano dai genitori. Però.. 》

Fece una breve pausa, iniziando a contare con le dita.

《 Tu possiedi il potere di dominare: acqua, terra, animali. Hai la stessa unicità di Koji. Per non parlare che sai volare, essere invisibile, attraversare i muri, teletrasportarti.. Ah! Anche la telecinesi 》

Alcune volte, delle unicità strane riuscivano a soccombermi, unicità la qualche nemmeno io sapevo di avere. Gli dissi i difetti dei miei poteri e la mia incapacità sul loro uso. Lui intanto mi tagliò il discorso, mandandomi per e-mail tutti i suoi appunti sulle unicità scritti al computer. Erano quattro pagine, che dovetti leggere. Per lo più dovevo sentire gli scleri di Izuku.

Quando gli dissi che avevo il telefono quasi scarico, mi spiegò alcune delle sue esperienze. A dirla tutta non mi dispiaceva neanche un po' doverlo ascoltare. Era interessante scavare nel suo passato e quando ci ritrovammo a parlare di nuovo di unicità, lui iniziò ad analizzare le mie. Gli ricordai i difetti e i problemi in cui mi ritrovavo.

《 Secondo me il tuo è uno sbilanciamento emotivo. Mi avevi detto, un giorno al bar, che quando avevi paura, ansia o tristezza, ti veniva più freddo. Ecco, secondo me devi solamente imparare a scegliere l'unicità giusta mentre combatti. Saperla dominare è anche molto importante. Ma ricordati che tutto sta a te. Devi allenanarti (T/N) 》

Apprezzavo davvero l'aiuto di Izuku e averlo al mio fianco mi dava molta più motivazione di chiunque altro. Mentre camminavo verso casa, sempre con Google Maps, ripensai alla conversazione ebbi. Era così bello ricevere dei consigli. Anche se mia zia me li dava, non mi trasmetteva così tanta energia. Sembrava che qualcosa la volesse fermare da ciò che voleva veramente da me.

Aveva un carattere piuttosto bipolare e spesso con sbalzi d'umore assurdi. Non ne capivo il motivo. Il giorno in cui riuscii a dormire per davvero, ero un spiaggia con lei. Mi pareva di vedere una Shiori diversa, più naturale, più divertente e piena di solarità. Quasi ogni giorno notavo in lei della sofferenza. Non ne sapevo la causa, ma stringeva sempre la mano al petto. Un'episodio che non mi potevo dimenticare era quando le chiesi se si sentiva bene. Sembrava che stesse per svenire da un momento all'altro.

Mi disse di scappare, che non ero al sicuro, che mi volevano prendere. Non mi ricordai bene di quel giorno, ma mentre camminavo, vedevo degli scenari orribili. Gente morta, animali domestici uccissi, e un tizio con delle mani che gli coprivano il volto. Scossi la testa. Queste strane immagini non potevano essere prese da un film, dato che non ero appassionata di horror e raramente li vedevo. Erano i miei ricordi.

Mi fermai dalla strada, guardadomi dietro. Avevo freddo, e c'era una brezza di vento che mi sollecitava da dietro. Solo ora mi accorsi che avevo il telefono scarico.

Cazzo

Mi ricordavo della strada verso casa, ma con questo buio non riuscivo a vedere i cartelli delle vie. Mi girai di tanto in tanto, per evitare che qualcuno mi vedesse e guardai attentamente i cartelli. Osservai i luoghi dove a ritorno mi capitava di farci caso e proprio mentre stavo per svoltare l'angolo mi ritrovai un ragazzo alto proprio davanti a me. Mi spaventai così tanto che lanciai un piccolo urlo. Eravamo a qualche passo da un lampione.

Riuscivo a scrutarlo per bene. Aveva delle cicatrici sotto gli occhi e anche dagli zigomi fino al collo. Mi trasmetteva inquititudine. Il mio respiro si fece più affannato e se me ne ero accorta io, figurati quel ragazzo. Mi sembrava di averlo già visto. Improvvisamente, il mio cervello mi trasmise delle immagini. Sgranai gli occhi per la paura. Avevo a che fare con questo tizio? Era impossibile.

Rimasi pietrificata. Volevo scappare, urlare, picchiarlo, ma per quanto fossi vigliacca non ero in grado di muovere nemmeno un muscolo. I miei occhi viaggiarono, alla ricerca di chissà quant'altro di famigliare. Indossava una divisa scolastica. Non c'era nulla da temere, forse era un ragazzo che ebbe un'esperienza simile alla mia. Magari era stato a cena da un amico e sta tornando a casa tardi. Il mio lato ideale, mi diceva questo. Ma la realtà era diversa.

Quel ragazzo non si degnava di muoversi o togliersi dalla strada. Lo vedevo alto quanto il muro dell'angolo della strada. Sentivo i suoi occhi su di me, e la mia ansia stava crescendo piano piano. Alzò il braccio, e non gli fu difficile raggiungere il mio viso. Riuscii a muovermi, feci un passo indietro. Potrà sembrare davvero patetico, ma avevo terribilmente paura che nascondevo le mie gambe tremolanti. A questa mia azione, lui alzò un sopracciglio.

《 Meglio dell'ultima volta, eh? 》

Mi disse.

Ti amo anche se non dovrei - TodorokixReader [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now