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-"Vanno bene tutte le regole che vuoi." Iniziò a parlare e con un dito iniziò a tracciare delle linee invisibili sulle clavicole del liscio. "Potremmo però sfruttare i lati positivi di un matrimonio, non credi?" Chiese con un sorriso malizioso stampato sul volto e inclinò la testa da un lato.

Louis sospirò e ghignò soddisfatto, gli prese la mano e gli sfiorò il dorso delicatamente.

-"Sei un bellissimo ragazzo, Harry, e immagino che l'altra notte sia stata fantastica ma..."

-"Ma?" Lo incitò a continuare il riccio.

-"Ma io non vado mai più di una volta a letto con la stessa persona." Disse Louis. "Anche se mi sono ritrovato sposato con questo."

Il riccio aggrottò la fronte nel sentire l'affermazione dell'altro, dire che lo aveva sorpreso era poco, si aspettava che l'altro si comportasse come la sera precedente, non che gli dicesse che non sarebbero mai più andati a letto insieme, anche se erano sposati.

-"Che intendi dire?" Gli chiese confuso e indietreggiò anche se di poco.

-"Intendo dire che sei un bellissimo ragazzo, come ti ho già detto, ma per quanto bello tu sia non vado mai a letto con una persona più di una volta." Gli spiegò il più grande con tono calmo.

-"È una cosa absurda!" Esclamò Harry e spalancò le braccia. "Non hai mai avuto delle relazioni?" Gli chiese e anche se dal suo tono di voce sembrava arrabbiato, in realtà, era solo confuso.

-"Si dice assurda, Harry, non sei più in Argentina." Gli disse il liscio. "E comunque sì, ho avuto delle relazioni." Rispose. "Che cosa c'entra questo però?" Gli chiese.

-"Non sei andato più di una volta a letto con loro?"

-"È un contesto diverso." Rispose Louis e fece un gesto con la mano destra.

-"Il ragazzo è sempre lo stesso." Replicò il riccio.

-"Lascia che ti spieghi per bene le cose, immagino ti sembrino abbastanza strane."

-"Più che strane." Lo interruppe il minore.

Il più grande alzò gli occhi al cielo, odiava essere interrotto, prima di riprendere a parlare.

-"Se li incontro in discoteca e dovessi andarci a letto la prima notte, com'è successo con te, ma la conoscenza dovesse andare avanti, fino a che le cose non diventano serie non andrò a letto con loro." Gli spiegò. "Se invece li conoscessi in un contesto del tutto diverso, ad esempio a lavoro, ci andrei a letto solo dopo uno sviluppo nella conoscenza." Continuò. "Hai capito?" Gli chiese.

-"In poche parole ti fai desiderare." Rispose Harry e scrollò le spalle.

-"Se vuoi dirlo in poche parole, sì." Annuì il liscio. "So quanto valgo e non mi lascio usare." Aggiunse.

-"È strana però come cosa." Commentò il più piccolo e si portò una mano sotto il mento.

-"È una delle regole." Disse Louis e si alzò dal letto. "Prendere o lasciare." Aggiunse.

Il riccio fece spallucce e sospirò.

-"Come ti pare."

I due ragazzi erano stati nell'appartamento dove prima alloggiava il riccio, avevano preso tutte le sue cose per poterle sistemare nella casa del più grande che stava per morire d'infarto nel vedere tutto il caos che il minore era riuscito a fare e in fretta e furia aveva aggiunto una nuova regola a quelle dettate quella mattina, che erano state accuratamente affisse sul frigorifero bianco, in cui era chiaramente detto che entrambi dovevano tenere la casa in ordine, Louis non voleva vedere neppure una posata fuori posto.

Dopo una serie di urla che avevano fatto venire voglia a Harry di tornarsene in Argentina, i due ragazzi riuscirono a sistemare gran parte delle cose del riccio, anche se Louis avrebbe voluto buttare via tutto, e il più piccolo si gettò stremato sul divano bianco.

-"Sono esausto!" Esclamò il minore e si rannicchiò sul comodo divano.

-"Non abbiamo fatto nulla di che, in fin dei conti." Gli disse Louis e si mise dietro di lui, appoggiando le mani sullo schienale. "Non erano molti scatoloni." Aggiunse.

-"Se però aggiungi le tue continue urla diventa una vera e propria tragedia." Replicò il riccio. "Anche se non ho ancora capito perché urlavi." Aggiunse.

-"Quella maglietta del tutto bucata mi sembra un motivo più che buono per urlare." Rispose il più grande con fare ovvio. "E sono io a non capire perché non l'hai voluta buttare." Aggiunse.

-"È il mio portafortuna e non la butterò mai." Disse Harry marcando bene l'ultima parola. "Mai." Ripeté.

-"Allora devi essere sfigato come pochi." Commentò il liscio e si allontanò. "Alza il culo dal divano, comunque, tra poco usciamo."

-"Usciamo?" Ripetè il più piccolo e allungò il collo per guardare l'altro che si stava allontanando. "Dove andiamo?"

-"A riprendere Blue e ti presento qualche amico."

Louis aveva più volte spronato l'altro a sbrigarsi nel prepararsi, in quanto odiava arrivare in ritardo agli appuntamenti, e Harry aveva più volte alzato gli occhi al cielo, odiava quando la gente gli metteva fretta e ancor di più quando a farlo era un ragazzo totalmente sconosciuto con cui si era ritrovato sposato.

-"Sei sicuro di volermi presentare i tuoi amici?" Gli chiese Harry mentre i due scendevano dalla Jeep nera del maggiore.

-"Preferisco farlo io e non lasciare che lo scoprano da soli." Rispose il liscio.

-"Non sarà strano dirgli che sono tuo marito?"

-"Sei mio marito solo per farti avere la cittadinanza americana, non per altro." Precisò Louis prima di entrare nel bar dalla luminosa insegna rossa.

L'interno del bar era poco illuminato, l'arredamento era quasi totalmente nero con delle decorazioni in rosso, per richiamare il colore dell'insegna all'esterno, e Harry aveva fatto fatica ad abituarsi a quella luce tanto buia ma ci aveva pensato l'altro a prenderlo per un braccio e a trascinarlo al tavolo dove li aspettavano quattro degli amici del liscio e Blue, il cane di Louis per cui il riccio era letteralmente impazzito e con cui aveva giocato per tutto il tempo del racconto dell'altro.

-"E così vi siete sposati questa notte da ubriachi?" Gli chiese un ragazzo dai grandi occhi castani e i capelli tanto ribelli, che Harry aveva capito si chiamasse Liam.

-"E pensare che una volta in America non volevano neanche accettare i matrimoni gay, ora invece si possono sposare anche da ubriachi." Commentò, in parte divertita, una ragazza dai lunghi capelli castani di nome Helen, da quanto aveva capito era la migliore amica di Louis.

L'altra ragazza presente di nome Tara invece, dagli occhi azzurri e i capelli scuri legati in uno chignon, sembrava poco interessata al racconto ma in compenso era molto interessata a Harry e non aveva smesso di guardarlo per un solo istante.

-"E così tu sei argentino, giusto?" Chiese la ragazza.

-"Sì, sono argentino." Rispose Harry che cercava di essere cortese.

-"Che bello!" Esclamò la ragazza e batté le mani entusiasta.

Il moro corrugò la fronte alla vista della reazione dell'altra.

-"Ho sempre desiderato avere un amico gay che parla portoghese!" Esclamò Tara. "Potrai insegnarmi la tua lingua e ti mostrerò a tutte le mie amiche, moriranno d'invidia!"

-"Punto primo, io non parlo portoghese." Puntualizzò il riccio. "E secondo, chi ti dice che io voglia essere tuo amico?" Aggiunse.

Tara corrugò la fronte.

-"Sei sposato con Louis, devi per forza essere mio amico." Disse la ragazza con tono ovvio.

-"Sì, sono sposato con lui ma non per amore e io non sono costretto ad accettare o essere amico di nessuno." Rispose Harry. "Io sono amico di una persona quando questa mi rispetta e quando mi trovo bene a parlarci, a scambiare opinioni." Continuò. "Non sono amico di una persona che mi tratta come un fenomeno da baraccone."

Married? | l.s. ♛Where stories live. Discover now