seventeen

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Le labbra di Louis si poggiavano su ogni lembo di pelle del riccio che trovavano, vagavano su quel corpo che contenevano disegni raffiguranti parte della vita di quel ragazzo sotto di lui, mentre continuava a spingersi ritmicamente nel corpo accaldato del più piccolo che, a sua volta, assecondava ogni sua spinta e inarcava la schiena per creare un maggior contatto con il corpo del liscio.

Harry era certo di non aver mai provato emozioni simili a quelle che stava provando quella notte, mentre Louis lo faceva suo ancora e ancora, tutto intorno a lui era scomparso, erano rimaste solo le mani di Louis che si muovevano esperte e prive di paura sul suo corpo, restarono solo le parole che il liscio continuava a sussurrargli all'orecchio, quando gli sussurrava quanto bello fosse e che mai si sarebbe stancato di lui, restarono i suoi gemiti e le sue suppliche verso il più grande, restarono le loro bocche che si cercavano in quella stanza poco illuminata, restarono i loro corpi nudi che rotolavano tra quelle candida lenzuola avvinghiati l'uno all'altro, incapaci di separarsi.

Harry quella notte si era sentito completo, in un modo in cui non credeva potesse sentirsi, sentiva che tra le braccia di Louis era al sicuro.

Sentiva che con Louis era nel suo posto felice.

Quella notte Harry si era addormentato con la testa sul petto del liscio, questo a sua volta lo aveva stretto a lui e si era beato della vista del ragazzo quando questo si era addormentato, da quando convivevano non era mai capitato che Harry si addormentasse prima del più grande, si era soffermato a guardare la sua espressione rilassata, il sorriso leggermente accennato, il corpo rivolto verso quello del liscio e le sue mani calde poggiate sul ventre nudo di Louis.

Il liscio sentiva di dover proteggere quel ragazzo che era entrato come un uragano nella sua vita, quel ragazzo che inconsapevolmente gli stava donando tutto ciò che aveva, sentita di doverlo fare ma non sapeva se ne sarebbe stato in grado.

Lui distruggeva tutto.

Quando il riccio si svegliò, erano ormai le nove del mattino, non trovò al suo fianco il più grande come sperava, gli sarebbe piaciuto portargli la colazione a letto e svegliarlo nel modo più dolce possibile, ma trovò solo un bigliettino e non ci mise molto a capire che quella era proprio la calligrafia del più grande.

«Mi ha chiamato uno dei giornali per cui lavoro e mi ha detto che dovevo correre a lavoro, a quanto pare hanno perso il mio articolo e devo riscriverlo, mi dispiace non poterti dare il buongiorno.

Ah, dimenticavo, ti ho preparato la colazione e la marmellata e sul tavolo, torno il prima possibile.

Buongiorno babycakes.»

Recitava il bigliettino e il riccio non poté fare a meno di sorridere.

Louis lo metteva di buon umore.

Erano le quasi le nove di sera quando la porta di casa si aprì e un Louis, visibilmente stanco e non di buon umore, entrò dalla porta e lasciò cadere la sua borsa sul parquet in legno bianco.

-"Niño sei tu?!" La voce del minore raggiunse il maggiore, intento a togliersi il cappotto nero, che alzò gli occhi al cielo per il nomignolo che l'altro continuava ad affibbiargli.

-"Sì, sono io." Borbottò Louis e raggiunse l'altro in salotto. "Perché sei a casa?" Gli chiese e aggrottò la fronte.

Il riccio, sorridente e felice come poche volte lo era stato in vita sua, si avvicinò a lui.

-"Buonasera anche a te, raggio di sole, anche a me fa piacere vederti e mi sei mancato." Commentò ironico il riccio e fece per dare un bacio a stampo al maggiore ma questo si scostò. "Che ti prende?" Gli chiese.

-"Non dovresti essere a lavoro?" Gli chiese il più grande e si allontanò da lui.

-"Il servizio fotografico è finito prima del previsto, la luce era favorevole e i modelli impeccabili." Rispose Louis. "Non c'è stato neppure il bisogno di ripetere gli scatti, è stata davvero una bella giornata." Concluse entusiasta.

Il liscio alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto.

-"Potresti anche smetterla di rinfacciarmi quanto bello sia il tuo lavoro." Commentò.

-"Che stai dicendo?" Gli chiese confuso il più piccolo. "E poi credevo che ti piacesse il tuo lavoro." Aggiunse.

-"Sì ma non mi piace quando tu mi ricordi che lavori con bellissimi modelli mentre io sto chiuso in una stanza dietro un computer." Replicò Louis. "Non mi piace che uno qualunque cerchi di sminuirmi."

-"Louis ma hai bevuto qualcosa? Ti sei drogato?" Gli chiese il riccio, decisamente confuso. "Io non sto cercando di sminuirti in alcun modo, ti ho solo raccontato la mia giornata dopo che tu me l'hai chiesto e sottolineo che sei stato tu." Continuò. "E poi da quando io sono uno qualunque? Credevo che almeno il mio nome lo avessi imparato." Concluse.

-"Perché dovrei ricordarmi il tuo nome quando tra soli pochi mesi sarai per sempre svanito dalla mia vita?" Chiese il più grande. "Sei uno qualunque per me." Aggiunse.

-"Uno qualunque che ti sei portato a letto?" Chiese retorico Harry. "Per ben due volte?"

-"L'ho fatto solo per pietà e noia, mi ero scocciato vederti supplicarmi di venire di nuovo a letto con te."

Harry sentì la terra svanire sotto i suoi piedi quando l'altro pronunciò quelle parole, lo aveva detto davvero?

-"Quindi io ti faccio solo pietà?" Chiese con un filo di voce il ragazzo. "E tutte le belle parole che mi hai detto? Quelle che cos'erano?" Continuò. "Anche quelle erano dovute solo alla pietà che provi verso di me?" Aggiunse. "¿Es lo que estás diciendo, Louis?" Concluse.

-"Punto primo, non sei più in Argentina e non capisco perché ti ostini a parlare spagnolo pur conoscendo benissimo la nostra lingua." Commentò il liscio. "Punto secondo sei tu quello che ha costruito mille castelli in aria, io non ti ho detto nulla di tanto importante, sei tu ad ingigantire le cose come tuo solito." Disse. "E poi credi che se non provassi pietà verso di te avrei accettato di restare sposato con te? Con un perfetto sconosciuto che ho trovato nel mio letto una mattina?" Continuò. "Anzi mi chiedo ancora perché l'ho fatto, sarebbe stato meglio per tutti se te ne fossi tornato in Argentina." Concluse con tono acido.

Quello fu per il riccio il colpo di grazia, il Louis che credeva di aver conosciuto era appena scomparso, la sua felicità distrutta.

-"Bene, hai detto ciò che pensi." Replicò Harry e si avvicinò all'ingresso. "La cena è quasi pronta, devi solo spengere i fornelli." Aggiunse e aprì la porta. "Non aspettarmi, anche se dubito lo avresti fatto." Concluse e andò via, chiudendo rumorosamente la porta alle sue spalle.

-"Haz..."

Married? | l.s. ♛Where stories live. Discover now