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Erano passati diversi giorni da quando i due ragazzi avevano scoperto di essere sposati in una notte di totale follia e da quando le loro vite si erano intrecciate molto più di quanto i due potessero, e volessero, ammettere.

In quei giorni non avevano parlato molto, Louis aveva ricevuto una chiamata di lavoro che lo aveva costretto a passare molte ore al computer, allo stesso modo Harry era stato impegnato con il suo di lavoro ma nessuno dei due aveva mai pensato di chiedere all'altro di che cosa si occupasse, il poco tempo libero che avevano lo avevano trascorso tra la discoteca e quel bar dove qualche sera prima Harry aveva incontrato gli amici del liscio, in quelle uscite il riccio aveva potuto capire che Tara non gli piaceva affatto e non capiva come Niall, che era tanto gentile e disponibile, potesse stare con lei ma in compenso aveva capito che Helen e Liam erano davvero simpatici.

In quei giorni però la questione che più aveva preoccupato Harry, che sentiva la testa scoppiargli al solo pensarci, era stata quella della sua cittadinanza, i due ragazzi avevano consegnato il loro certificato di matrimonio, più qualche foto che avevano scattato al momento per rendere il tutto più credibile, e gli ufficiali del governo avevano detto loro che sarebbero andati a fargli visita, non sapevano ancora quando ma ci sarebbero andati e Harry pregava affinché non arrivassero nel bel mezzo di una lite con il maggiore, dato che era tanto facile litigare con lui, Louis aveva provato a rassicurarlo qualche volta ma finivano sempre per urlarsi contro e andare ognuno in una stanza diversa.

Harry dipendeva da Louis.

Quel giorno i due ragazzi stettero per lo più fuori casa, nonostante avessero assicurato a Louis qualche giorno di riposo dal lavoro il suo capo sembrava aver cambiato idea e non faceva altro che richiedere la presenza del liscio che era costretto ad ubbidire, Harry invece era stato ad una riunione per definire gli ultimi accordi di un progetto lavorativo che aveva in ballo e non aveva avuto neppure il tempo di respirare, una volta giunta la sera tutto ciò che il ragazzo voleva era quel comodo letto e non dover sentire le urla del più grande che sperava non fosse ancora tornato a casa.

Erano quasi le nove di sera quando Harry, distrutto e con un gran mal di testa, inserì le chiavi nella toppa della porta, Louis si era occupato di procurargli un paio di chiavi tutte per lui, e raggruppò tutte le sue poche forze rimaste per spingere la superficie in legno ed entrare nella calda e accogliente casa. Al suo ingresso, però, Harry notò che le luci di casa non erano spente come credeva e un buon profumino proveniva dalla cucina.

-"Harry, sei tu?" Chiese una voce proveniente dalla stessa stanza da cui proveniva il buon profumino.

-"Sì, sono io." Rispose il minore e si tolse la giacca di pelle, per poi appenderla sull'attaccapanni. "Chi altro vuoi che sia, niño?" Chiese retorico e lasciò cadere la tracolla nera sul parquet, prima di raggiungere, a passi lenti e pigri, la cucina. "Brad Pitt?" Concluse e si appoggiò allo stipite della porta della cucina.

Louis, intento a mescolare qualcosa in una grossa pentola, alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

-"Quante altre volte ti dovrò dire di non chiamarmi in quel modo?" Chiese con un punta di acidità nella voce. "Il fatto che tu sia più alto di me non ti dà il dritto di chiamarmi bambino." Concluse.

Il minore alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a lui.

-"Che cosa cucini?" Gli chiese.

-"Della zuppa." Rispose il più grande.

-"Della zuppa?" Ripeté, poco entusiasta, Harry. "Dovresti nutrirti un po' meglio." Aggiunse.

-"Mi sembra che tra le regole che ti ho detto ci sia quella che ti vieta di lamentarti quando cucino per te." Replicò il liscio. "E ti assicuro che è molto più buona e sostanziosa delle schifezze che mangi di solito tu." Commentò.

-"Stai cucinando anche per me?" Chiese, meravigliato, il più piccolo. "Perché?"

-"Sono tornato prima e mi annoiavo, quindi ho iniziato a cucinare ma ho esagerato con le dosi." Disse Louis. "E poi mi fai pena quando la sera ti vedo mangiare qualche panino o una pizza perché non sai cucinare." Concluse.

-"Ma..." Stava per controbattere il riccio ma l'altro lo zittì.

-"Non controbattere e apparecchia." Disse il più grande. "E metti tutto come piace a me." Aggiunse.

Harry ghignò malizioso e si avvicinò a lui.

-"O magari potresti mettermi tu come piace a me." Disse con tono seducente.

Il liscio alzò gli occhi al cielo.

-"Sta zitto e apparecchia." Lo rimproverò. "Sarà pronto tra cinque minuti."

Harry aveva smesso di controbattere e aveva fatto ciò che l'altro gli aveva chiesto, aveva apparecchiato, rispettando i gusti del liscio, e lo aveva aiutato a preparare l'insalata come ringraziamento per essersi preoccupato per lui, solo sua madre in vita sua aveva cucinato per lui e gli faceva piacere che anche Louis lo avesse fatto.

-"Louis, posso farti una domanda?" Chiese il minore mentre terminava la sua zuppa.

-"Non fai altro da quando ti ho conosciuto." Rispose Louis. "Una in più non mi cambierà la vita." Aggiunse. "Dimmi."

-"Che lavoro fai?" Gli chiese il riccio e inclinò la testa da un lato. "È da giorni che parliamo di lavoro ma nessuno dei due sa che lavoro fa l'altro, è strano." Concluse.

Il più grande accennò un sorriso e annuì.

-"È vero." Gli diede ragione. "Io faccio il giornalista, e tu?"

-"Io faccio il fotografo." Rispose fiero di sé Harry. "Che tipo di articoli scrivi?" Gli chiese.

-"Non ho un genere preciso, quello che c'è da fare, faccio." Replicò il liscio. "Scrivo per diversi quotidiani e blog online." Gli spiegò. "Tu invece che fotografi?"

-"Moda." Disse il più piccolo. "Non immagini quanto sia bello vedere tutti quei modelli spogliarsi continuamente davanti a me." Rise.

Louis sorrise e prese ancora un po' della sua zuppa.

-"Un giorno verrò con te, magari mi divertirò anch'io." Concluse. "Oh, stavo dimenticando una cosa!" Esclamò Louis e si colpì la fronte.

-"Che cosa?" Chiese il riccio.

-"Quando sono arrivato ho ricevuto una telefonata, domani verranno gli ufficiali del governo."

Mancò poco che Harry si affogasse con la zuppa, il ragazzo iniziò a tossire più e più volte mentre il più grande, allarmato, iniziò a dargli dei colpetti sulla schiena.

-"Haz, bevi." Gli disse e gli passò un bicchiere d'acqua.

Harry lo afferrò e lo bevve a grandi sorsi.

-"Ma stai scherzando?!" Esclamò il ragazzo. "Domani verranno gli ufficiali e tu me lo dici così?!" Quasi urlò.

-"E come dovevo dirtelo?"

-"Magari non come se fosse una stupidaggine!"

-"Ma lo è, alla fine vedranno solo com'è la nostra vita insieme."

-"Louis, nel caso non lo avessi notato, la nostra vita insieme è un disastro!" Esclamò Harry.

-"Allora domani fingeremo di avere una vita perfetta." Rispose il liscio. "Non sarà nulla di troppo difficile."

-"Se tu evitassi di urlare per ogni cosa non sarebbe poi così difficile." Replicò il più piccolo.

-"Se tu fossi più ordinato io non urlerei così tanto." Controbatté Louis e incrociò le braccia al petto.

-"Vedi?" Chiese retorico il riccio e spalancò le braccia. "Siamo un disastro!"

-"Forse siamo un disastro ma siamo anche sposati." Disse il più grande. "E tu avrai quella cittadinanza, te lo prometto."

-"Me lo prometti?"

-"Prendila come una promessa di matrimonio." Rispose Louis. "Non lascerai questo Paese contro la tua volontà, te lo giuro."

Married? | l.s. ♛Where stories live. Discover now