seventy-five

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-"Ragazzi." Li chiamò l'uomo, con espressione confusa. "Questo certificato di matrimonio non è valido." Disse. "Voi non siete sposati."

Louis strabuzzò gli occhi e strinse forte la mano del riccio, che sembrò irrigidirsi di colpo.

L'uomo davanti a loro sembrava tanto sconvolto come loro, mentre reggeva in una mano il certificato del loro matrimonio. Gli occhi neri dell'uomo si muovevano velocemente da un lato all'altro del foglio e finiva per scuotere la testa ogni volta.

-"L- Lou..." Balbettò il minore, prossimo a scoppiare a piangere se qualcuno non gli avesse detto che era tutto uno scherzo.

Louis gli strinse più forte la mano, si voltò verso di lui e si costrinse a forzare un sorriso, anche se il risultato ottenuto fu una smorfia senza alcun senso, prima di rivolgere la parola all'uomo.

-"M- mi scu- scusi..." Louis si schiarì la voce e si costrinse ad essere serio, freddo. Aveva bisogno di capire. "Mi scusi ma che intende dire?" Gli chiese. "In che senso noi non siamo sposati?" Continuò. "Quello è il certificato del nostro matrimonio, ci sono le nostre firme." Aggiunse e indicò il documento che l'uomo reggeva.

-"Sì, questo è un certificato di matrimonio, ci sono le vostre firme e quant'altro ma non è valido." Rispose l'uomo, sistemandosi gli occhiali neri sul naso.

-"Ma c- come è p- possibile?" Balbettò il riccio e si strinse al corpo di Louis.

-"La persona che vi ha sposato, John Meester, non aveva il diritto di farlo. O almeno non lo aveva nel momento in cui vi ha sposato." Rispose l'uomo. "Mi spiego meglio." Aggiunse notando l'espressione confusa dei due giovani. "John lavorava qui e il giorno in cui vi ha sposati era il suo ultimo giorno di lavoro prima delle pensione. Non so se John lo sapesse o meno ma lui vi ha sposato dopo la mezzanotte, quindi lui già non lavorava più qui. Si è trattato di pochi minuti. Lui non aveva più il diritto di sposarvi. Non poteva farlo." Gli spiegò. "Quindi voi non siete sposati." Concluse.

Il riccio sentì le lacrime pungergli gli angoli degli occhi, la bocca era diventata improvvisamente secca e la voglia di sparire si fece spazio dentro di lui.

-"Mi dispiace." Aggiunse l'uomo.

-"Ma noi abbiamo presentato questo certificato anche per chiedere la cittadinanza di Harry..." Disse Louis. "Com'è possibile non sia valido?"

L'uomo scosse la testa e ripose il certificato nella cartellina.

-"Forse non hanno fatto degli attenti controlli." Rispose.

-"A- adesso io p- perderò la cittadinanza?" Chiese balbettando il riccio.

L'altro scosse la testa.

-"No, saremo noi stessi a spiegare il problema che si è verificato. Non perderà la cittadinanza americana." Rispose.

Quella risposta però non consolò i due ragazzi che avevano visto ogni loro sogno crollare. Harry si stringeva al corpo di Louis, cercando di trattenere le lacrime senza troppo successo, e questo provava a mostrarsi forte ma non ci riusciva. Sul suo volto era facile leggere quanto stesse male in quel momento.

-"Ragazzi." Li chiamò l'uomo. "Mi dispiace davvero."


Il viaggio di ritorno verso casa fu silenzioso, nessuno dei due sapeva che cosa dire. Harry se ne stava con la testa poggiata contro il sedile, osservava la strada cambiare continuamente e il sole cocente di fine luglio alto nel cielo. Louis teneva le mani salde sul volante e si sforzava di restare concentrato sulla strada ma gli era difficile, soprattutto quando sentiva l'altro singhiozzare.

Per loro fortuna il viaggio non fu molto lungo, le strade erano deserte e casa loro non distava molto dal comune, Louis parcheggiò la sua Jeep e sospirò quando il riccio corse fuori dalla macchina e si rifugiò dentro casa.

-"Haz." Lo chiamò Louis e si chiuse la porta dietro le spalle. "Haz, non fare così, ti prego." Aggiunse ed andò in salotto.

Il maggiore sentì dei singhiozzi provenienti dal piano superiore ed erano per lui uno strazio, non riusciva ad accettare che Harry stesse male. Gettò la giacca nera sul divano e, a passi lenti, salì i gradini per poi entrare nella stanza.

-"Haz." Sospirò il ragazzo e raggiunse l'altro, sedendosi sul pavimento con la schiena contro l'armadio, accanto a Harry. "Ehi, H, basta piangere." Sussurrò Louis e gli prese il viso tra le mani.

-"L- Louis..." Singhiozzò il riccio e appoggiò la testa contro il palmo aperto del maggiore. "Noi n- non siamo s- sposati..." Disse tra i singhiozzi, si sentiva male nel pronunciare quelle parole. Non riusciva a capire come fosse possibile, la loro intera storia era stata una bugia?

Il più grande si sforzò di mostrarsi forte, non poteva crollare anche lui.

-"Per ora non siamo sposati." Rispose e gli accarezzò i capelli con l'altra mano. "Solo per ora, babycakes."

Harry tirò su con il naso e fece incontrare i loro occhi.

-"P- per ora?" Ripeté singhiozzando. "Che intendi dire?" Gli chiese.

Il liscio lo attirò a lui e gli circondò il corpo con le braccia.

-"Intendo dire che ci sposeremo." Rispose il liscio. "E anche presto." Aggiunse e gli baciò la testa.

Il più piccolo, nel sentire quelle parole, non fu felice come sperava di essere anzi sentì una fitta di tristezza farsi spazio dentro di lui e lo costrinse ad allontanarsi dal liscio.

-"Che succede?" Gli chiese il maggiore e aggrottò la fronte.

-"I- io n- non voglio..." Balbettò il più piccolo e strisciò all'indietro.

-"Che cosa non vuoi, Haz?"

-"I- io non voglio sposarti di n- nuovo..."

Louis sentì la forza lasciare il suo corpo, tutto intorno a lui si tinse di nero e anche se non poteva vedersi immaginava di avere il volto pallido. Il ragazzo sentì uno strano rumore e immagino fosse il suo cuore che si stava rompendo. Harry lo aveva distrutto.

-"C- che cosa?" Balbettò. "C- che cosa hai d- detto, Harry?"

Il riccio si strofinò gli occhi con il dorso della mano e singhiozzò.

-"Io non voglio sposarti..." Sussurrò. "Non voglio, Louis..."

Il più grande dovette chiudere gli occhi per qualche momento, per rendersi conto che non era un brutto sogno ma solo la brutta realtà.

-"E p- perché non vuoi?"

-"Perché n- non è il nostro destino..." Rispose sottovoce Harry. "Per mesi abbiamo creduto di essere s- sposati, la nostra storia è iniziata così e tra i nostri alti e bassi siamo rimasti insieme solo perché pensavamo di essere sposati. Di essere legati in qualche modo. Oggi però ci hanno detto che non è così e io ho sentito qualcosa spezzarsi, n- non so dirti se fosse il mio c- cuore o il nostro rapporto, so però che i- io non voglio sposarti. Non voglio Louis..." Disse tra i singhiozzi il ragazzo.

Louis in quel momento avrebbe voluto urlare, spaccare qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani, correre via da quella casa ma non lo fece. Aveva una domanda da fare all'altro e aveva bisogno di risposte.

-"Harry." Lo chiamò, il tono freddo e i pugni serrati. "Che cosa siamo noi?"

-"Io non lo so..."


avrò letto questa storia una dozzina di volte, ma puntualmente quando arrivo a leggere questo capitolo le mie lacrime scorrono come fossero cascate :'(

Married? | l.s. ♛Where stories live. Discover now