Capitolo 61: Mercoledì, 22 febbraio 2012

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"Vede, Irene, le probabilità che si tratti di una nuova metastasi purtroppo sono molto alte. Un'ombra del genere, con il suo quadro clinico..., è piuttosto allarmante. Bisogna fare degli esami approfonditi con una certa urgenza. Una risonanza..., e anche una biopsia, per toglierci ogni dubbio. Predisporrei il ricovero immediato per non perdere tempo che potrebbe rivelarsi prezioso".

Quelle parole devastanti pronunciate ieri dalla Lisandri, più che investirla con la forza di una valanga, l'avevano infastidita come un'intera famiglia di zanzare quando in una calda sera d'estate vorresti solo startene in pace sul tuo balcone a goderti l'aria fresca della notte.

Così.

Non avrebbe saputo spiegarlo altrimenti.


Più che spaventata, o atterrita, o preoccupata, era proprioinfastidita.

E anche un po' incazzata nera.

Se n'era stata in silenzio, davanti alla dottoressa Lisandri che era seduta di fronte a lei dall'altra parte della scrivania, e aveva incrociato le braccia e messo il broncio come una bambina.

Anche Matteo, seduto lì accanto a lei, non aveva proferito parola, eppure lei riusciva a percepire tutto quello che lui stava provando, nonostante non lo stesse nemmeno guardando e il suo sguardo fosse fisso negli occhi azzurri e glaciali della dottoressa.

Matteo non era infastidito.

E nemmeno incazzato.

Matteo era terrorizzato.

E lei, per l'ennesima volta, si era pentita di avergli permesso di entrare e si era chiesta come diavolo le fosse saltato in mente. Doveva farlo aspettare fuori.

La verità, però, è che tutte le sante volte, la sola idea di dover essere lei stessa a dirgli come stanno le cose, l'annienta.

Non lo sopporterebbe.

Né lei né lui.

Non può sopportare il fatto di essere per lui causa di così tanto dolore, e permettendogli di assistere a ogni colloquio coi medici almeno si risparmia quel momento tremendo dell'ora della verità.

L'aspetto paradossale è che con Leo e Asia è sempre riuscita a dire tutto, in modo diretto, anche se quando questa brutta storia è cominciata, Leo era poco più di un bambino e Asia un'adolescente in piena crisi di identità. Eppure con loro è più semplice. Forse perché sa che comunque andrà, Leo e Asia se la caveranno, qualunque verità saranno costretti a mandare giù, in qualche modo riusciranno a digerirla, perché per quanto loro la amino (e lo sa, lo sa benissimo quanto la amino, e quanto Leo sia visceralmente legato a lei), la loro vita non dipende dalla sua.

Quella di Matteo invece sì.

E dirgli che rischia di perderla, per lei sarebbe troppo.

Così è meglio se sono i medici a dirglielo, ché almeno lei si risparmia questa pena.

"Irene..." l'aveva richiamata la Lisandri, dato che lei se ne stava ancora zitta e trincerata dietro il suo fastidio e la sua rabbia, mentre per la testa le sfilava una serie interminabile di parolacce che nemmeno a Leo aveva mai sentito dire, così tante e così volgari.

"Sì, dica" le aveva risposto con tono ostile, quasi fosse colpa della dottoressa se il suo bel tumore aveva pensato di continuare ad andarsene allegramente in giro.

"Se è d'accordo, la farei ricoverare oggi stesso, in modo che già da domani..."

"No. Non sono d'accordo".

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now