Capitolo 186: Martedì, 26 giugno 2012

80 3 0
                                    

È l'alba e sono già sveglio.

Ormai è sempre così.

Dormo poco e male, angosciato da tutto quello che mi sta succedendo.

Per qualche frazione di secondo, subito dopo essermi svegliato, ero quasi convinto che fosse solo un brutto sogno, uno di quelli da cui ti risvegli col cuore che ti batte all'impazzata e tutto sudato ma a cui segue un immediato sollievo, e invece è tutto schifosamente vero.

La mamma è morta.

Domani sarò ricoverato in ospedale.

Dopodomani subirò un intervento chirurgico in anestesia generale.

Quasi sicuramente ho un tumore alla tibia.

E ancora non ci credo, ancora non ci voglio credere, ancora mi chiedo come cazzo sia possibile tutto questo.

Proprio a me.

Mi manca il respiro.

Tento disperatamente di riaddormentarmi per smettere di pensare a tutta questa merda, ma non ci riesco, sono perfettamente sveglio e il sonno non ne vuol sapere di tornare.

Mi rannicchio su me stesso abbracciandomi le gambe; una parte di me vorrebbe restare qui per sempre, chiuso in questa stanza, fermare il tempo, lasciare fuori la realtà, cancellare tutto, non pensare a quello che potrebbe davvero essere.

Mi viene da piangere ma non voglio farlo.

Mi alzo di scatto dal letto, e ovviamente la gamba non me lo perdona.

Fanculo!

Do un calcio al comodino, di proposito con la gamba destra, facendomi ancora più male.

Coglione!

Vado verso il bagno, ma passando davanti alla camera di mamma e papà mi viene voglia di entrare.

Papà dev'essere già uscito, c'è il suo pigiama lasciato sul letto disfatto.

Sento sotto ai piedi nudi la morbidezza del tappeto ed è quasi doloroso perché mi rievoca tutte le volte che sono entrato qua scalzo e la mamma brontolava dicendo di andarmi a mettere le ciabatte, o quando lo facevo in piena notte, da bambino, perché avevo fatto un brutto sogno e volevo dormire con lei.

Mi avvicino al comò e prendo il suo profumo per annusarlo. Mi tremano le mani mentre tolgo il tappo, e non appena risento quest'odore così familiare che non sentirò mai più addosso a lei, non resisto e scoppio a piangere, lasciandomi cadere seduto sul letto con la testa tra le mani.

Mi manca.

Mi manca tutto di lei, mi manca la sua risata, mi manca la sua dolcezza, mi manca il suo modo di guardarmi, di abbracciarmi, di ascoltarmi, di parlarmi, di prendermi in giro. Mi manca persino il suo modo di incazzarsi con me.

Ma non c'è più.

Non tornerà.

Si è ammalata ed è morta.

E adesso lo stesso potrebbe succedere a me.

Certo che sarebbe proprio uno strano e grottesco scherzo del destino.

O l'ennesima presa per il culo dell'Universo.

Chissà, magari la mamma mi sta aspettando e se muoio potrò riabbracciarla e stare insieme a lei per sempre. Se ne avessi la sicurezza al 100% mi andrebbe pure bene, guarda.

No, che cazzata sto dicendo?!

Per quanto la mamma mi manchi in modo lancinante, non è vero che voglio morire. Mi piace un sacco la mia vita, è bellissima, anche senza di lei, anche se la sua mancanza a volte è soffocante.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now