Capitolo 233: Domenica, 12 agosto 2012

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Asia viene a prendermi alle 8:30 e i cornetti stavolta li mangiamo al bar vicino casa. Non ci entro da più di due mesi ed è una bella sensazione poter fare colazione qui. È un momento di perfetta normalità.

"Cosa farai oggi?" mi domanda lei mescolando il suo caffè. "Immagino che io e papà ti vedremo di sfuggita!"

"Immagini bene!" esclamo addentando il secondo cornetto alla crema.

"Fammi indovinare: finita la colazione te ne vai da Giulia?"

"Esatto!"

"E nel pomeriggio ti vedi con Mattia e gli altri?"

"Di nuovo esatto! Andiamo al mare. Volevo andare in piscina o all'acquapark, ma la Strega me l'ha vietato. Dice che potrei beccarmi qualcosa..."

"Dai, comunque ti ha permesso di uscire!"

"Lo so, e infatti sono contento, ma è sempre così difficile poi rientrare... Ho voglia di tornare a casa..."

"Devi portare pazienza, fratellone. Lo so che non è facile...".

No, non lo sai.

Non lo puoi sapere.

Nessuno di voi lo può sapere.

La mamma, lei sì, perché ci è passata.

La mamma sì che potrebbe saperlo.

Ma la mamma non c'è.

E tra pochi giorni mi operano.

L'avvicinarsi dell'operazione dovrebbe rassicurarmi: prima tirano via la Bestia dal mio corpo, prima tutto questo finirà e io potrò tornare a casa e alla mia vita di prima. Razionalmente è così, ma emotivamente no.

Ho paura.

Mancano solo otto giorni.

E io non sono pronto.

"Prima sono passata dalla Lisandri e mi ha parlato degli esami preoperatori... Dovrai farne parecchi, eh?"

"Già..." sospiro io. "Sai che voglia che ne ho...? Soprattutto dell'arteriografia".

Però oggi non voglio pensarci.

Oggi, come domenica scorsa, voglio godermi questa giornata di libertà e di normalità.

Finisco la mia colazione e raggiungo velocemente e a piedi casa di Giulia.


Giulia ci mette un po' ad aprirmi il cancello; devo suonare il campanello più volte, e quando sto per telefonarle finalmente il cancello si apre.

Percorro il giardino con Zeus che mi fa le feste e raggiungo il portico dove c'è Giulia che mi aspetta con indosso un accappatoio in microfibra fucsia.

"Ciao!" esclama abbracciandomi. "È da molto che suoni?"

"Quasi cinque minuti!"

"Scusa..." mi dice mentre entriamo e richiude la porta. "Ero in doccia. I miei si sono dimenticati di svegliarmi prima di andarsene al mare e mi sono svegliata poco fa!".

Io le metto una mano intorno alla vita e l'attiro a me per baciarla. "Dovrai farti perdonare i cinque minuti che abbiamo perso, lo sai?" le dico sorridendo malizioso.

"Oh..., se è per questo allora dovrò farmene perdonare anche altri dieci, perché devo ancora fare colazione!" esclama lei ridendo.

"Quindici minuti da farti perdonare sono tanti... Dovrai impegnarti molto..." dico mordicchiandole l'orecchio mentre il suo stomaco brontola per la fame.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now