Capitolo 205: Domenica, 15 luglio 2012

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"A' Leo! Ma te sei dato un profumo da donna?! Mamma mia, ahó!" esclama Ulisse quando entra nella mia stanza per misurarmi i parametri e farmi il prelievo.

"Eh?! Che profumo?!" gli rispondo io facendo finta di niente. "Ma no!".

La verità è che sapere Giulia così lontana mi fa sentire la sua mancanza più di quando so che è a pochi chilometri da me, così non ho resistito e ho spruzzato il suo profumo sul cuscino per poterlo annusare mentre dormivo, ma non ho di certo voglia di fare questa confidenza proprio a lui.

Anche stamattina niente febbre. Le speranze di tornare davvero a casa aumentano, ma una parte di me cerca di non illudersi per non rimanerci troppo male nel caso che qualcosa vada storto.

"Pare che te ne vai a casa!" mi dice Ulisse mettendo via il termometro.

"Mi toglierete questo, vero?" gli domando mostrandogli la mano sinistra, dove ho ancora l'ago-cannula.

"Sì sì, mo' te lo tolgo. Se servirà lo rimetteremo quando torni. Quand'è che devi torna' per la chemio?"

"Mercoledì, ma la Strega ha detto che mi vuole ricoverare già martedì per gli esami."

"E che ci vuoi fa'? Quella è così!"

"Ah, ormai lo so bene che quella è così!".

Stronza: non esiste definizione migliore!

Ulisse annuisce e prepara in silenzio l'occorrente per il prelievo, poi quando abbiamo finito e sta mettendo le etichette sulle provette, solleva lo sguardo su di me.

"Leo, posso darte un consiglio spassionato?"

"Eh?" gli chiedo io guardandolo perplesso. "Che consiglio?"

"In questi giorni che stai a casa, approfittane per rasarte i capelli" mi risponde indicandoli.

Io mi mordo il labbro e abbasso lo sguardo sulle mie mani che istintivamente ho stretto a pugno.

"No" dico scuotendo la testa con rabbia.

"Dai retta a me! Non aspettare che te cascano da soli, ce staresti troppo male. Fidate, te sentiresti mori'!".

Lo so.

Lo so che sarà un vero schifo vederli cadere.

Lo che probabilmente mi sentirò davvero morire.

Ma non voglio rasarli prima.

È una cosa che non accetto.

Non lo voglio fare.

"Guarda che alla tua ragazzetta piacerai lo stesso, eh?! E pure all'altre! Te lo dico io! Te sei fortunato, con quella faccia che te ritrovi... Sarai bello anche pelato! Ce la vorrei avere avuta io la tua faccia quand'ero un pischello, e invece guarda qua! Occhi piccoli e naso storto! Ma me ne so' fatto una ragione e qualche donna l'ho rimediata lo stesso! È una questione de accettarse. Prima se accetta ciò che non ci piace, meglio si sta. E poi i capelli te ricresceranno, la mia faccia invece non se po' mica cambia'!".

Io accenno un sorriso ma scuoto la testa. "Grazie Ulisse, ma davvero è una cosa che non mi va di fare".

Lui resta un attimo in silenzio e prende in mano la mia cartella clinica per aggiornarla. "Vabbè" mi dice poi. "Come vuoi te. Io te l'ho detto, però."

"Vado a farmi una doccia" dico alzandomi dal letto, impaziente di interrompere questo discorso.

"E io porto le provette in laboratorio e poi vado a fare la mia pausa caffè" risponde lui chiudendo la cartella e rimettendola al suo posto.

Leo (Io non ho finito)Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum