Capitolo 225: Sabato, 4 agosto 2012

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Stamattina mi tocca la sveglia presto: febbre, pressione, prelievo, pipì nel contenitore, integratore di ferro, solite cose noiose.

Dopo colazione mi preparo alla lunga attesa di Giulia: faccio una lunga doccia, mi lavo i denti, indosso jeans, calzini e scarpe, e la camicia nuova, quella a quadri coi toni del blu, arrotolandone le maniche. Mi guardo allo specchio e mi ritengo abbastanza soddisfatto di quello che vedo, testa a parte ovviamente. Non so che impressione potrò farle senza capelli, così preferisco mettere la cuffia per darle il tempo di abituarsi all'idea.

"Buongiorno Leo! Ma come siamo belli oggi!" esclama la Lisandri appena mi vede. "Mi sono persa qualcosa?"

"Ma come?! Non se lo ricorda?!" la prendo in giro io. "Ha detto che oggi mi manda a casa fino all'operazione!" affermo con aria molto seria.

"E quando avrei detto una cosa del genere?" mi domanda lei togliendosi gli occhiali.

"Ieri. Ha detto a Carlo di riferirmelo, no?!"; rido, mentre Carlo diventa paonazzo.

"Dottoressa, io non... non so di cosa lui stia parlando..."

"Ma come no?! Me l'ha detto ieri!" dico rivolto alla Lisandri. "Giuro!"

"Dottore?"

Vedo Carlo in seria difficoltà e decido di chiuderla qui: "E va bene! Sto scherzando! Però potrebbe mandarmi a casa almeno per il weekend!"

"Non è il caso, Leo. Meglio di no. Togli la camicia che ti visito."

"Ma cosa le costa?!" esclamo mentre sbottono i primi bottoni della camicia per poi sfilarla dalla testa. "Sono giorni che mi sento bene, perché non posso andarmene un po' a casa?!"

"Perché è meglio non rischiare" dice indossando il fonendoscopio. "Respira profondamente".

Io alzo gli occhi al cielo e obbedisco ma termino il respiro sbuffando.

"Andiamo, dottoressa! Le prometto che farò il bravo! Sono tornati i miei amici da Londra, ho bisogno di un po' di normalità!"

"Tossisci..."

"È tutto a posto, no?" le domando quando mette via il fonendoscopio e prende la mia cartella clinica. "Non ho la febbre, ho la pressione buona..."

"Vuoi rubarmi il mestiere, adesso?"

"E gli esami del sangue? Sono buoni anche quelli, no? I miei globuli bianchi e rossi stanno benone, mi pare di capire! Sono giorni che non mi fate niente, a parte farmi bere quelle fiale di ferro... Che mi tenete qua a fare?"

"Leo, te l'ha mai detto nessuno che sei sfiancante?!" sbotta lei.

"Oh sì! Un sacco di gente!" esclamo sorridendo.

"Dottore, dia un'occhiata ai linfonodi".

Carlo mi controlla i linfonodi del collo e delle ascelle e sentenzia che va tutto bene. Ovviamente la Lisandri deve accertarsene personalmente e quindi li controlla di nuovo.

"E allora?! Sono in splendida forma, eh?!" la incalzo io.

"Non esageriamo. Diciamo che, considerata la tua situazione, il tuo quadro clinico è buono".

Io faccio una smorfia di disappunto e mi rimetto la camicia.

"Però mi tenete chiuso qui! Forse riuscirò a guarire dal tumore, ma perderò la sanità mentale! Per favore dottoressa..."; noto che il suo sguardo imperturbabile comincia a vacillare, così rincaro la dose: "La prego..., giuro che non mi stancherò, che non farò l'incosciente, l'irresponsabile eccetera eccetera. Voglio solo andarmene a casa per un paio di giorni, dormire nel mio letto, stare con la mia famiglia e con i miei amici, andare a cena fuori..."

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now