Capitolo 183: Sabato, 23 giugno 2012

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Papà e Asia stanno facendo colazione, lui col suo solito caffè nero leggendo il giornale, e lei con una fetta biscottata in una mano e l'evidenziatore arancione nell'altra, con davanti il libro di non so quale materia incomprensibile. Certo che ci vuole proprio coraggio a studiare a quest'ora del mattino...!

"Buongiorno" mi saluta papà. "Come ti senti?" mi domanda mentre Asia mi sorride e io accenno un saluto sollevando la mano.

"Bene..." rispondo laconico sedendomi al tavolo, reggendomi la testa con una mano.

"Non sembra" osserva Asia con aria preoccupata.

"È tutto ok" ribatto io. Non ho molta fame ma prendo un biscotto, anche se controvoglia; è decisamente peggio l'idea di loro che mi rompono perché non mangio. "Ho solo dormito poco."

"Sei stato a leggere i fumetti fino a tardi?" mi chiede papà.

"Sì".

In realtà non era poi così tardi quando ho spento la luce e mi sono addormentato, ma non molto tempo dopo mi sono svegliato per colpa del dolore lancinante alla gamba. Non avevo acqua in camera, e così sono andato in cucina per prenderla, e già che c'ero ho aperto la dispensa per prendere un paio di cracker, dato che ieri ho mangiato pochissimo e la Lisandri si è raccomandata di non prendere l'antidolorifico a stomaco vuoto perché altrimenti mi fa male; e lì ho visto il barattolo col decaffeinato della mamma, che nessuno di noi beve e che nessuno di noi avrà mai il coraggio di buttare via, anche quando sarà ormai scaduto.

Ho preso l'antidolorifico e sono tornato a letto; dopo pochi minuti il dolore si era già attenuato, ma ho fatto davvero fatica a riaddormentarmi. Continuavo a pensare a quel caffè nella dispensa ea quel posto vuoto ieri sera a tavola -vuoto per sempre-, e poi rivedevo nella mia testa tutte le volte che negli ultimi giorni mi sono ritrovato nello studio della Lisandri, davanti a lei, a sentirmi dire cose che solo a pensarci prima mi sarebbero sembrate surreali. E mai, mai, avrei creduto di ritrovarmi nel suo studio per me; credevo che quella volta che c'ero entrato per convincerla a dimettere la mamma sarebbe stata la prima e l'ultima, e invece guarda in che razza di situazione sto! In meno di dieci giorni ci sono già stato tre volte.

E poi rivedevo anche tutta la scena in sala tac e la scenata isterica che ho fatto, anzi, per essere precisi ho fatto proprio la figura del piscione, ma davvero non riuscivo a respirare. Chissà se anche alla mamma è mancato il respiro la prima volta che si è ritrovata dentro al tubone; se anche fosse, non me lo avrebbe mai detto, così come io non lo direi mai a nessuno.

E poi pensavo a come potrebbe cambiare la mia vita se il sospetto della Lisandri fosse confermato. E non voglio, cazzo! Non voglio! Ho già perso la mamma, non è abbastanza?

"Potevi restare ancora a letto se sei stanco" mi dice papà. "Perché ti sei alzato?".

Io accenno un sorriso sarcastico e mi verrebbe pure da fare una battuta. Prima ogni scusa era buona per tritarmi le palle sul fatto che dormivo troppo, e adesso mi dice così! Dev'essere proprio preoccupato per me, se usa tutte queste premure.

"Vado al mare" gli rispondo prendendo un altro biscotto.

"Al mare?" mi chiede Asia con apprensione.

"Sì, al mare" le rispondo alzando gli occhi al cielo. "Hai presente quella cosa gigante, azzurra e bagnata?".

Lei sospira e scuote la testa, poi torna al suo libro.

Pure papà sospira, beve un sorso di caffè, e dopo parla. "Ma sei sicuro che..."

"Oooh sentite!" esclamo sbattendo la mano sul tavolo. "La Strega ha detto che posso! Dove sta il problema?!"

"Sei sicuro di non avere la febbre?"

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now