Capitolo 11: Lunedì, 2 gennaio 2012

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"Non ne stai mangiando un po' troppi?" mi chiede Asia dopo che io ho inzuppato l'ennesimo biscotto nel caffellatte.

"No."

"Finirà col venirti mal di pancia."

"Beh, così ho una buona scusa per non fare i compiti, no?" ribatto sorridendo.

"Tanto per te ogni scusa è buona..."

"E a dire il vero sei pure mia complice! Dato che continui a preparare questi biscotti burrosi e cioccolatosi che mi mandano ai matti!"

"E ti pareva che non era colpa mia!"

"Lo sai che ormai sei condannata a preparameli per sempre, vero? Anche quando non vivremo più insieme!".

Lei sorride e scuote la testa: "Agli ordini re Leone!" esclama ridendo, e poi dà un'occhiata al suo cellulare che è poggiato sul tavolo, così come il mio.

"Ancora niente, eh?" le domando facendo una smorfia di disappunto.

"Niente" mi risponde lei stringendosi nelle spalle.

Anche io controllo il mio, ma non ci sono né chiamate né messaggi: "Niente pure io"; quando mamma e papà sono usciti, io ero ancora a letto ma ho sentito la porta d'ingresso che si chiudeva, e sono passate quasi due ore ormai. "Ma ormai dovrebbe aver fatto, no? L'intervento dura circa mezz'ora..."

"Sì..., ma magari non hanno ancora cominciato".

Mangio altri due biscotti, ma poi non resisto più e provo a chiamare mamma.

Non risponde.

Provo a chiamare papà, e non risponde nemmeno lui.

"Eccheccazzo! Non risponde nemmeno papà!" sbuffo appoggiando con forza il telefono sul tavolo.

"Mamma ha detto che avrebbe chiamato lei appena possibile, lo sai. Porta un po' di pazienza."

"Seee..., tu dici così ma sei più nervosa di me."

"Non è vero"; io le rivolgo uno sguardo eloquente, e lei sospira. "Va bene, sono nervosa anch'io. Ma non ce n'è motivo: è un intervento semplice e veloce."

"E che poteva evitarsi!"

"Leo, questo non..."

"Sì lo so! Non sono affari miei, non sta a me sindacare le sue decisioni, lo so!".

Riprovo a chiamare papà, ma ancora niente.

"Andiamo in ospedale!" dico alzandomi.

"La mamma ha detto di restare ad aspettarla a casa."

"Ci stanno mettendo troppo tempo. Io vado" dico andando verso la mia camera per mettermi le scarpe. "Se non vuoi venire prendo l'autobus, ma io ci vado"; Asia non mi risponde, e io intanto mi metto le scarpe e il giubbotto. "Allora?"

"Va bene, andiamo" sospira lei indossando il suo cappotto e prendendo le chiavi della macchina di mamma. "Che se ti lascio andare da solo, chissà che guai combini!".

Quando arriviamo in ospedale, riusciamo a passare senza essere fermati perché è da poco scattato l'orario di visita, e arriviamo indisturbati fino alla sala d'attesa di Chirurgia, dove c'è papà seduto ad aspettare con lo sguardo perso nel vuoto.

"Che fate qui?" ci chiede sorpreso, anche se ci scommetto che in realtà gli fa piacere non essere più da solo.

"Quello che ci fai tu" gli rispondo con tono ironico, cercando di camuffare la mia ansia.

"Ma la mamma aveva detto..."

"Sì, lo sappiamo" dico alzando gli occhi al cielo e sedendomi accanto a lui. "Ma vedrai che sarà felice di vederci. E lo sai che ho ragione".
Lui sta per dire qualcosa, ma poi lascia perdere, probabilmente perché sa benissimo che ho ragione, come sempre del resto, soprattutto quando si tratta della mamma.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now