Capitolo 68: Mercoledì, 29 febbraio 2012

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Come al solito ho dimenticato i guanti non so dove e ho le mani assiderate; continuo a perderli e a ritrovarli nei posti più impensati, e al momento non ho idea di dove possano essere.

Fa proprio freddo oggi per i miei gusti.

Tiro giù le maniche della felpa fino a coprirmi le mani, le affondo nelle tasche del giubbotto e cammino a passo svelto anche se sono in anticipo, almeno così mi scaldo, e quando arrivo davanti all'ingresso dell'ospedale sono le 18:45.

Manca ancora un quarto d'ora all'orario di visita, ma non è un gran problema: mi siedo nell'hall in mezzo ad altra gente che sta aspettando, cercando di passare inosservato, e quando vedo che l'impiegata di turno alla reception è impegnata, me la svigno e raggiungo in fretta il primo piano, sperando di percorrere indisturbato anche tutto il corridoio fino alla stanza della mamma.

"Leo!" mi sento chiamare, e riconosco subito la voce di Ester.

Ok, con Ester ce la posso fare.

"Ciao!" esclamo voltandomi verso di lei, ostentando il mio sorriso più affascinante.

"Dove credi di andare?!" mi domanda lei provando a fare la dura.

"Da mamma, no?" le rispondo con più naturalezza possibile.

"Mancano ancora dieci minuti."

"Eddai! Dieci minuti! Cosa vuoi che siano?!"

"No, non voglio che la disturbi, magari sta ancora cenando."

"Appunto! Lo sai che io sono l'unico che riesce a farla mangiare anche quando non le va!".

Lo sa.

Lo sa benissimo, e la sua faccia ha già cambiato espressione.

"Non farla stancare..." sospira alzando al cielo i suoi bellissimi occhi azzurri.

"No, giuro!" dico regalandole un altro dei miei sorrisi e proseguendo verso la stanza della mamma.


"Ciao mamma!" la saluto aprendo la porta e precipitandomi a darle un bacio. Ha già finito di cenare e sul vassoio ci sono un po' meno avanzi del solito: buon segno.

"Ciao!" sorride lei passandomi una mano in mezzo ai capelli."Prima o poi me lo dovrai spiegare come fai sempre ad entrare in anticipo! Ad Asia e a papà non lo permettono mai!"

"Eh! Io ho le mie armi segrete!"; sorrido, lasciandomi cadere sulla poltrona vicino al suo letto. "Come stai?"

"Meglio."

"Davvero?" le domando sorridendo.

"Davvero."

"E quand'è che ti lasciano tornare a casa?"

"Questo non lo so ancora."

"Speriamo presto..." dico storcendo le labbra con disappunto; poi noto che lei si è incupita e mi affretto a rimediare. "Sai com'è! Non ce la faccio più a casa, da solo con quei due là!" esclamo ridendo, e anche lei ride e mi prende la mano.

"Vedrò cosa posso fare!"

"Oooh, brava!"

"Ma adesso dimmi di quel sorriso!"

"Eh?! Quale sorriso?"

"Leo..., io conosco tutti i tuoi sorrisi e questo qua sono sicura di non averlo mai visto. Cosa è successo?"

"Dici che ho un sorriso nuovo?"

"Sì."

"A me non sembra..."

"E io ti dico di sì. Mi devi raccontare qualcosa? C'è qualche novità?"

"Mh... no" le rispondo sfregandomi un occhio.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now