Capitolo 175: Venerdì, 15 giugno 2012

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"Leo, dai, è ora di prendere la medicina."

"Non la voglio. Fa schifo! E avevi detto che non era male! La prima volta mi hai fregato, ma adesso no!"

"Non ti ho fregato" ribatte la mamma sedendosi sul letto e trattenendo un sorriso divertito. "Ti ho solo detto una cosa... diversamente vera!"

"Ecco, appunto. Mi hai fregato! Non la voglio! Guarisco da solo! Non lo dici sempre a papà?! Che il corpo sa fare il suo lavoro?!"

"Sì, è quello che dico, ma non sempre. Stavolta hai due tonsille che sembrano due palle da basket e la febbre è troppo alta. Il tuo corpo da solo non ce la fa."

"Non mi piace il basket" rispondo facendo una smorfia. "Facciamo che sono come due palle da pallanuoto!".

La mamma scoppia a ridere e mi accarezza i capelli.

"Va bene, scegli le palle che preferisci, basta che bevi questo" mi dice porgendomi il bicchierino con lo sciroppo schifoso.

"Da grande voglio fare pallanuoto" le dico ignorando quello che mi ha appena detto.

"Per fare pallanuoto bisogna saper nuotare bene" ribatte lei.

"Io so nuotare bene!" esclamo corrugando le sopracciglia.

"Sì, tu sai nuotare bene, ma bisogna nuotare in modo serio, con uno stile preciso... Ci vuole un corso di nuoto, con un maestro esperto."

"Lo voglio fare! Voglio fare il corso di nuoto. E diventare il più bravo di tutti! Così appena ho l'età giusta entro nella squadra di pallanuoto."

"Va bene" sorride la mamma annuendo. "Appena guarisci andiamo in piscina ad iscriverti."

"Promesso?"

"Promesso."

"Non vedo l'ora!"

"E allora è meglio se guarisci presto, no?"; mi porge di nuovo lo sciroppo e stavolta io lo prendo e lo bevo tutto in un sorso, stringendo forte gli occhi perché fa davvero schifo.


"Mamma!".

No, non c'è.

Non c'è più.

La stanza è la stessa, il letto è lo stesso, ma ci sono solo io.

E non ho otto anni.

Non ho nemmeno la tonsillite.

Non ho idea di cosa sia che mi fa stare così male, ma qualcosa mi dice che stavolta non basterà uno sciroppo schifoso per farmi guarire.

Mi passo una mano tra i capelli sudati e poi mi lascio ricadere sdraiato. Mi sono tirato su senza nemmeno accorgermene, risvegliandomi dal sogno. Che poi in realtà non era nemmeno un sogno.

Era un ricordo.

Uno dei tanti che mi legano a lei.

Alla fine, con la promessa del corso di nuoto e la prospettiva futura della pallanuoto, avevo continuato a prendere lo sciroppo senza protestare anche nei giorni successivi, e presto mi ero ritrovato a bordo piscina, col mio costumino blu e la mia cuffia di Spiderman, pronto per iniziare a nuotare sul serio.

"Leo! Hai chiamato?" mi domanda papà aprendo la porta.

"Eh...?" gli rispondo un po' disorientato, mettendomi di nuovo seduto. "No..."

"Mi era parso di..."

"No. Non ho chiamato".

E comunque non te.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now