Capitolo 173: Mercoledì, 13 giugno 2012

80 3 0
                                    

La mamma non c'è più.

È come se il mio cervello si rifiutasse di convincersene.

È come se tutto il mio essere si rifiutasse.

Il suo corpo è ancora lì, freddo, in una fredda stanza di ospedale, ma lei non c'è più.

Ieri non ho voluto vederlo e non voglio vederlo nemmeno oggi.

Non voglio vedere il suo corpo se lei non c'è più.

Devo lasciarla andare.

Credevo di averlo già fatto quando alla fine mi sono deciso a staccarmi dal suo corpo, ad alzarmi dal suo letto, e me ne sono andato.

E invece no.

O forse sì.

Forse l'ho già fatto.

Forse è vero che l'ho lasciata andare, ed è per questo che adesso sto così male.

Perché l'ho lasciata andare.

E quindi l'ho persa davvero.

Per sempre.

Mi sembra di stare delirando.

Forse sarà la febbre.

Forse sarà il dolore.

Questo maledetto dolore alla gamba che mi sta facendo passare la notte insonne.

E quest'altro maledetto dolore, da qualche altra parte che non so definire, che non mi fa smettere di piangere.

La mamma non c'è più.

E io non sono pronto.

Me lo sentivo che non sarebbe stata con me ancora a lungo.

Lo avevano detto i dottori.

Me lo aveva detto pure lei stessa.

E più di ogni cosa me lo diceva il mio istinto.

Eppure era come se mi aspettassi che da un momento all'altro qualcuno mi dicesse che ci stavamo sbagliando, tutti quanti: che non era vero che il nostro tempo insieme stava per scadere, che lei sarebbe guarita e che sarebbe tornata qui, a casa con me.

E invece no.

E invece non c'è.

Non c'è più.

E io non riesco a sopportarlo.


Vengo svegliato dalla voce di Asia che entra nella mia stanza e tira su la tapparella della finestra. 

"Leo, sono le nove e un quarto"; quando mi sono addormentato, nella stanza filtrava già la luce dell'alba, quindi devo aver dormito a malapena quattro ore. "Vieni a fare colazione, c'è anche papà".

Dormirei ancora, per non so quante ore, ma alle 10:30 c'è il funerale, quindi anche se non vorrei mi alzo; non ho per niente voglia di andarci, non mi reggo in piedi, e poi detesto l'idea di tutta quella gente che ci sarà e che si sentirà in dovere di dirmi qualcosa, o peggio ancora in diritto di sapere come mi sento.

Non posso mancare però. La mamma lo capirebbe se non ci andassi, ne sono sicuro, ma papà e Asia hanno bisogno che io ci sia, perciò vado in bagno a lavarmi la faccia con l'acqua ghiacciata e poi cerco di presentarmi in cucina con l'aria migliore possibile.


"Buongiorno" dico sedendomi a tavola dove ci sono già Asia e papà intenti a fare colazione.

"Ciao Leo"; mi risponde papà accennando un sorriso tirato; ha gli occhi molto stanchi e non si fa la barba da due giorni; a guardarlo sembrano molti di più, ma gli cresce così in fretta... Chissà se anche la mia sarà così;: al momento non ce n'è nemmeno l'ombra, anche se ogni tanto mi esercito lo stesso a usare il rasoio.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now