Capitolo 208: Mercoledì, 18 luglio 2012

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Ester è venuta a chiamarmi per accompagnarmi in sala chemio e adesso percorre accanto a me il lungo corridoio che porta al reparto di Chemioterapia.

"Potevo andarci anche da solo, eh?! Cos'è? La Lisandri ha paura che faccia fuga?!" brontolo mentre varchiamo la porta davanti alla quale l'altra volta mi sono bloccato.

"No Leo, è che essendo tu minorenne devi essere accompagnato da un adulto per poi essere affidato a un altro adulto."

"Ah, come quando andavo all'asilo, in pratica!".

Entro nella stessa saletta dell'altra volta e mi guardo attorno.

Chiara sta cambiando la flebo a un uomo sulla sessantina che si sta lamentando del fatto che con tutto quello che ha passato nella vita, adesso gli tocca pure avere a che fare col cancro. "Pensavo di potermi rilassare ormai, tra poco vado in pensione... Volevo godermi finalmente la vita, e invece no! Mi tocca ancora lottare, e sai che c'è? Non ne ho mica voglia!".

Sapessi io la voglia che ne ho...

"Siediti pure Leo" mi dice Chiara. "Arrivo subito da te."

"Oh, mettici pure tutto il tempo che vuoi!" rispondo mettendomi seduto sulla poltrona libera e tirando fuori dallo zaino l'i-pod e la Play.

Più rimandiamo, meglio sto.

Nella poltrona di fronte alla mia c'è un ragazzo un po' più grande di me; sarà sulla ventina ed è senza capelli. Sfoggia la sua testa con una naturalezza di cui io non sarò mai capace; sarà già tanto se riuscirò a guardarmi allo specchio. I nostri sguardi si incrociano, ci sorridiamo un po' imbarazzati, forse ci stiamo specchiando l'uno nell'altro; magari lui sta pensando che fra qualche mese riavrà i capelli, lunghi e folti come i miei, mentre io penso che fra pochi giorni potrei essere calvo come lui.

"Vuoi che resti un po' con te?" mi domanda Ester con un sorriso quando Chiara ci raggiunge e comincia a preparare l'occorrente.

"No, non preoccuparti" le rispondo togliendomi la maglietta.

"Sicuro?"

"Sicuro."

"Va bene re Leone, come vuoi" dice facendomi una carezza sul viso. "Torno più tardi a prenderti".


"Pronto, re Leone?" mi chiede Chiara legandomi il laccio emostatico al braccio destro.

"Sì" rispondo con la voce che mi esce appena.

Il mio tentennamento non dev'esserle sfuggito, perché mi toglie il laccio emostatico e si siede sullo sgabello accanto a me.

"Aspettiamo un po'".

E così rimaniamo per qualche minuto in silenzio, finché io le chiedo: "Starò male come l'altra volta?"

"Non lo so" mi risponde guardandomi con dolcezza. Ma prova a pensare che... comunque vada, poi passa."

"Sì, passa, ma a volte arriva anche di peggio."

"E anche il peggio poi passa. Tutto passa".

Tutto passa.

"Ok... vai" dico accennando un sorriso e porgendole il braccio sinistro. "Prima cominciamo, prima finiamo e prima passa, no?"

"Oggi tocca al destro. Dobbiamo alternare le braccia per non indebolire troppo le vene" mi spiega lei alzandosi e legando il laccio emostatico.

Questa informazione mi era sfuggita.

Il resto lo so già.

Il rumore dei guanti che vengono indossati.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now