Capitolo 220: Lunedì, 30 luglio 2012

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Sono devastato.

Non ho più i miei capelli.

Non riesco a smettere di piangere.

Stanotte ho dormito solo due ore.

Pensavo ai miei capelli che cascavano sulle mie spalle, sul lavandino, sul pavimento, e mi sembrava di sentire ancora il ronzio della macchinetta che li tagliava via, tagliando via per sempre anche una parte di me che non tornerà, nemmeno quando i capelli ricresceranno.

E piangevo.

Pensavo a tutte le cose che sto perdendo per colpa della Bestia.

E piangevo.

Pensavo a quanti cazzo di giorni sono che sono chiuso in questa stanza.

E piangevo.

E poi pensavo al fatto che non ho alternativa, che se voglio sopravvivere devo farmi andar bene tutto questo schifo: la prigionia, la chemio, gli intrugli, l'operazione e tutto il resto.

E piangevo ancora.

E mi girano le palle a elica all'idea di non avere alternativa, di non avere scelta.

E mi manca la mia vita, e mi manca la libertà, e la mamma, e Giulia, e i miei amici.

E mi manca papà.

Mi manca perfino Asia, anche se la vedo praticamente tutti i giorni.

Mi manca la nostra normalità.

E non riuscivo proprio a smettere di piangere.

Spingo via il lenzuolo con un calcio e mi alzo per andare in bagno. Stamattina devo fare la tac al torace, quella che non ho più fatto perché sono svenuto; tra poco verrà Ester a chiamarmi per accompagnarmi in Radiologia.

Sono tutto sudato.

Come se non bastasse l'aver dormito poco, in quel poco sono pure riuscito a fare quel fottuto incubo della Bestia che mi insegue.

Mi spoglio in fretta e vado subito sotto la doccia, evitando di proposito di guardarmi allo specchio.

Non voglio guardarmi senza capelli.

La sensazione dell'acqua sulla mia testa nuda mi fa rabbrividire e mi fa di nuovo scoppiare a piangere. Ho paura di toccarla e lascio che l'acqua ci scorra sopra, scivolando sul mio corpo.

Tremo.

Aumento la temperatura dell'acqua, ma tremo ancora.

Provo a distrarmi da questa sensazione stranissima di avere la testa nuda.

Penso a Giulia, iniziando a farmi le solite fantasie su di lei; la immagino nuda, completamente, come ancora non l'ho mai vista. Immagino il suo corpo sotto le mie mani, sotto la mia bocca, sotto di me. Immagino di toccarla e baciarla dappertutto e poi...

Niente.

Non funziona.

Stavolta no.

Non riesco a lasciarmi andare.

Non faccio che pensare alla mia cazzo di testa pelata.

Esco dalla doccia più nervoso di quando ci sono entrato e infilo l'accappatoio, mettendomi subito il cappuccio.

Non voglio guardarmi.

Non so se troverò mai il coraggio di guardarmi.

Credo che non lo troverò mai.

Mai!

"Buongiorno Leo, sei pronto?"; è arrivata Ester, con tanto di carrozzella al seguito.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now