Capitolo 218: Sabato, 28 luglio 2012

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Appena sveglio sono già di cattivo umore.

Fisicamente mi sento un po' meglio.

Nonostante prima di staccare dal turno di notte Laura mi abbia tolto la flebo col cocktail di farmaci, tutti i brutti sintomi di chemio e derivati non si sono ancora ripresentati.

C'è da scommettere però che per colpa dell'anemia la Lisandri mi terrà ancora segregato in questa stanza.

La colazione ha lo stesso saporaccio metallico di tutto quello che ho mangiato negli ultimi due giorni.

Ho trovato ancora capelli sul cuscino.

Tanti.

Si comincia a notare la differenza.

Io la noto.

Ci sono dei buchi che è difficile nascondere.

Ma con un po' di gel e molta pazienza ci riesco.

Sono davanti allo specchio del bagno ad ammirare il mio lavoro appena ultimato, quando sento la voce di Ulisse: "Leo!"

"Che c'è?" gli domando uscendo dal bagno.

"Te stai a fa' bello per la tac? Forza, monta su che andiamo!" dice avvicinandosi con la sedia a rotelle.

La tac!

Me l'ero completamente dimenticata.

Beh, almeno con questa scusa potrò uscire da questa stanza.

"Sì però io quella cosa non la voglio..." esclamo indicando la carrozzella. Mi farebbe sentire ancora più malato.

"A' Leo, non sta' a fa' storie, su!"

"Voglio camminare con le mie gambe! Non sono ancora ridotto così male!"

"Senti, o te siedi qua o te carico in spalla come un moccioso!"

"Eddai Ulisse! Non esco da questa stanza da dieci giorni! Ti rendi conto? Dieci giorni! Avrò il diritto di camminare fino a radiologia almeno, no?!"

"E vabbè!" sospira Ulisse scuotendo la testa. "Ma te dico subito che se pensi de sveni' ancora, io stavolta te lascio lungo disteso sul pavimento!"


È piacevole uscire dalla mia stanza dopo tanti giorni.

Non è piacevole che l'abbia appena definita la mia stanza.

Non è piacevole andare a fare una tac al torace.

Stavolta è senza contrasto, quindi sarà del tutto indolore, e magari me la fa pure la Bella Radiologa, però ho paura e ce l'avrò finché non mi diranno che è tutto ok.

La faccia che aveva la Lisandri quando mi ha detto di questa tac non sembrava preoccupata, solo scrupolosa.

Per dare un'occhiata.

Niente di più.

Però una parte di me mi ricorda che tutto è iniziato proprio col dare un'occhiata alla mia gamba, e mi ricorda come tutto all'improvviso abbia cominciato ad andare di merda.

Vorrei mettere a tacere questa parte di me, vorrei concentrarmi solo sui dati di fatto e non sulle paure, ma soprattutto vorrei che la Bestia bastarda non fosse mai entrata nella mia vita.

Vorrei non aver bisogno di andare a fare una tac per assaporare un surrogato di libertà.


"Guarda un po' chi si rivede!".

Questa voce l'ho già sentita ma non riesco a ricordare quando e dove.

Mi guardo attorno, nella sala d'attesa di radiologia, e riconosco Nicola, l'uomo che ho conosciuto agli Ulivoni il giorno della mia prima chemio.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now