Capitolo 224: Venerdì, 3 agosto 2012

64 0 0
                                    

Ho freddo.

Qua dentro al tubone si congela e ho un freddo esagerato, soprattutto alle parti che il camice lascia scoperte. I piedi sono due pezzi di ghiaccio, la sensazione di avere la testa nuda è sgradevolissima e mi sembra che mi si stia congelando anche il cervello. L'altra volta non avevo patito freddo così, chissà perché. Forse perché adesso sono più debilitato dalla Bestia e il mio corpo non è nemmeno in grado di scaldarsi come si deve?

Ma no dai, stamattina mi sono svegliato abbastanza in forma. Forse si è rotto qualcosa nell'impianto di termoregolazione, sempre ammesso che il tubone abbia un impianto di termoregolazione. Forse dovrei dirlo che ho così freddo.

No, meglio di no.

Se li faccio fermare va a finire che perdiamo tempo, e poi magari non mi credono, pensano che c'ho un attacco d'ansia e mi tritano le palle. Lasciamo stare.

Spero finisca in fretta.

Non c'è nemmeno la Bella Radiologa, ché almeno sentirei la sua voce ogni tanto.

E mi fa pure male il braccio. Non so perché ma stavolta Benedetta ha faticato a trovarmi la vena ed è stata lì a bucarmi mille volte. Quasi quasi peggio di Chiara! E adesso il braccio mi famalissimo e sento l'ago anche se sto fermo. Per fortuna che almeno con le punture del fattore G. ho finito ieri, e almeno quella oggi non mi tocca.

E poi oltre al freddo, qua dentro c'è un rumore infernale.

E ho fame, dato che non ho potuto fare colazione per via del contrasto.

Insomma, è tutto una merda e io non faccio che continuare a chiedermi perché proprio a me doveva capitare una cosa del genere, perché proprio io devo avere un tumore alla gamba ed essere costretto a starmene dentro a un tubone a morire di freddo e di fame anziché starmene a nuotare e a divertirmi dentro a una piscina.

"Com'è andata la risonanza?" mi domanda Asia mentre passeggiamo all'ombra degli Ulivoni.

"È andata".

Adesso devo solo aspettarne i risultati, insieme a quelli della tac di ieri, per sapere se il tumore si è rimpicciolito e se la Bestia si è indebolita oppure no.

Non mi piace aspettare.

Non mi piace per niente.

"Ma eri tranquillo, sì?"

"Sì sì. Tranquillissimo. È stata solo una gran rottura di palle e si moriva di freddo".

In realtà tanto tranquillo non ero, soprattutto quando ho iniziato a pensare a papà e al fatto che non si fa vedere da sabato scorso e mi è salita la rabbia.

Tanta rabbia.

Tantissima.

Una rabbia assurda.

È troppo comodo giustificarsi dicendo che non è abbastanza forte e che non ce la fa. Io credo che a un certo punto, se serve, il coraggio ti viene o te lo fai venire per forza, soprattutto per tuo figlio, e che se lui non ce la fa è solo perché non ci prova abbastanza. Ma non voglio parlare di questo con Asia, perché tanto lei lo difende sempre.

"Stasera torna Giulia" dico sedendomi sulla panchina di Nicola. "E domani a mezzogiorno sarà qui..."

"Oooh! Sei contento?!" esclama lei sedendosi accanto a me. "Finalmente la rivedrai!"

"Certo che sono contento. Non vedo l'ora di rivederla..."; abbasso lo sguardo fissandomi le scarpe nuove, quelle verdi; ho fatto proprio bene a comprarle, sono fighissime.

"Ma...?" mi domanda Asia con tono dolce.

"Ma... sono meno contento del fatto che lei veda me..." le rispondo togliendomi la cuffia che ho indossato perché la Lisandri si è raccomandata di proteggermi la testa dal sole. "Non so che effetto le farò..." aggiungo piegando le labbra di lato. "Non gliel'ho nemmeno detto..."

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now