Capitolo 169: Sabato, 9 giugno 2012

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Il tempo sta per scadere.

Lei lo sa.

E non perché glielo abbiano detto i medici.

Lo sa e basta.

Con lo stesso istinto con cui trentacinque anni fa aveva capito di stare per diventare donna, nonostante sua madre fosse morta ben prima di poterle spiegare cosa significasse.

Con lo stesso istinto con cui aveva saputo di aspettare Asia e poi Leo.

Con lo stesso istinto che le aveva detto quando il momento di metterli al mondo era ormai giunto, ben prima che il suo corpo iniziasse a dare segnali.

Con lo stesso istinto che l'aveva fatta correre a fare le analisi, anche se lei non era mai stata un tipo apprensivo, quando aveva sentito quello strano dolore alle ossa.

Con quello stesso istinto, adesso, lei sa di stare per morire.

Il suo istinto e il suo corpo le hanno sempre parlato, sempre.

Non le hanno mai mentito e purtroppo non mentono nemmeno stavolta, ne è certa.

Non hanno mai fallito.

Mai.

Nemmeno in quel lontano pomeriggio di febbraio in cui aveva visto Matteo seduto dietro quell'ordinatissima scrivania e lo aveva subito riconosciuto pur non avendolo mai incontrato prima.

Il suo istinto e il suo corpo avevano urlato a gran voce.

Questo è l'uomo della tua vita!


"Buongiorno signorina Campo!"

"Irene! Quante volte te lo devo dire?! Irene! Comunque buongiorno anche a te, Madarello!"

"Vede che anche lei mi chiama per cognome?" le risponde l'uomo un po' a disagio.

"Non c'entra!" ribatte lei sorridendo. "Lo so che tra di voi si usa così, ma io mica sono un militare, eh?! E dammi del tu, per cortesia!"

"Mi scusi, ma proprio non ci riesco... Non posso darle del tu e chiamarla per nome."

"E perché?!" domanda lei sollevando il mento con aria di sfida. "Perché mio padre è il tuo capo o perché mio padre non approverebbe?"

"Entrambi..." risponde lui accennando un sorriso imbarazzato.

Irene ride e scuote la testa. "Guarda che se non fai come ti dico..., non te le porto più le caramelle!" esclama infilandogli una manciata di caramelle alla menta nella tasca della giacca.

"Oh... Grazie... Lei si disturba sempre troppo... Troppo! Comunque il Generale Campo non c'è. È fuori."

"Ah... Tanto per cambiare!" sbuffa lei alzando gli occhi al cielo.

Nove volte su dieci, quando passa per salutarlo non lo trova mai. Sembra che se non esce lui in persona a salvare il mondo, non possa salvarlo nessun altro.

"Gli lascio il solito biglietto, ok?" dice salendo gli ultimi gradini che la separano dall'ingresso della caserma.

"Certo, prego...!" risponde l'uomo facendola passare. "Faccia come se fosse a casa sua, signorina!"

"Beh! In effetti casa mia somiglia molto a una caserma!" esclama lei scoppiando a ridere di gusto ma fermandosi di colpo nel vedere un affascinante giovane militare seduto alla scrivania che fino a qualche giorno fa era vuota, e che è rimasta vuota a lungo dopo che Berdonzi è andato in pensione.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now