Capitolo 163: Domenica, 3 giugno 2012

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La gamba mi fa malissimo, che palle!

E che palle che i miei non ne vogliano sapere di comprarmi il motorino!

Se avessi quello, almeno adesso non mi toccherebbe andare a piedi dall'Uomo Talpa, dato che la domenica mattina presto di bus non ne passano, che papà è al lavoro e che Asia non aveva voglia di alzarsi apposta per accompagnarmi.

Che poi ci mancava solo il male alla gamba...! Già mi girano di mio perché non è che sia proprio il massimo della vita passare la mattina in una stanza semibuia con quel tizio stranissimo a studiare matematica... Però domani ho l'ultima interrogazione e devo assolutamente alzare la media, altrimenti poi mi tocca studiare per tutta l'estate per recuperare il debito.

No grazie.

Spero solo che queste due ore passino in fretta, così poi potrò raggiungere Giulia e i miei amici al mare.

Giulia.

In costume.

Di nuovo.

Non vedo l'ora!

Spero solo che sia tutto ok tra di noi, dopo ieri sera. Mi dispiace averla trattata male e aver sfogato su di lei tutto il mio malumore, è che questo per me è davvero un periodo difficilissimo. Anzi, diciamo pure che è proprio un periodo di merda.

Non riesco a non pensare alla mamma e al fatto che potrei perderla da un momento all'altro.

Non riesco a non pensare a tutte le cose che sono successe negli ultimi giorni, e mi sembra tutto un orribile incubo.

Non riesco a non pensare a mamma e papà che ballano stretti, in quello che sembrava un addio.

E non riesco a non pensare a quello che io e lei ci siamo detti l'altro giorno.

"Mi stai dicendo che morirai?!"

"Sì".

Sì.

Me l'ha detto.

Me l'ha detto davvero.

Non so nemmeno come cazzo abbia trovato il coraggio di farlo, ma me l'ha detto.

E non so nemmeno come cazzo abbia fatto io a trovare la forza per restare in piedi.

Devastato.

È così che mi sono sentito.

Devastato.

Ed è così che mi sento ancora, anche se cerco di mostrarmi forte.


"Tieni fratello".

Sollevo lo sguardo su Mattia che è in piedi accanto a me e mista porgendo una lattina di Coca, e lo guardo perplesso.

"Lo so..." dice lui sorridendo un po' imbarazzato mentre io prendo la lattina. "Avevi detto che non volevi niente... Ma so anche che la Coca ti va sempre".

Io prendo la lattina e accenno un sorriso annuendo. "Grazie" gli dico mentre si siede accanto a me sul bagnasciuga e inizia a bere la sua Coca.

Restiamo un po' in silenzio, mentre guardiamo le ragazze che giocano in mare, schizzandosi l'acqua e ridendo, poi sento che mi sta scrutando, lo sento sospirare un paio di volte, e poi si decide a parlare.

"Come va?" mi domanda un po' titubante.

"Lo sai come va" gli rispondo con tono amaro, senza guardarlo. "Come vuoi che vada?".

Lui non dice niente e io lo guardo.

Ha gli occhi lucidi.

Tristi.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now