Capitolo 214: Martedì, 24 luglio 2012

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Mi sento bene anche oggi.

Certo, non sono affatto psicologicamente pronto al pensiero di dover fare la chemio domani, ma a parte questo sto bene.

Ho avuto una notte tranquilla, senza risvegli e senza incubi.

Ester ha il turno del mattino, quindi è lei a farmi il prelievo e il fattore G. (e oggi tocca al braccio, che è dove sento meno dolore).

Niente febbre, bastonate sempre più gestibili (siamo arrivati a solo tre dosi di antidolorifico sulle ventiquattro ore) e neutrofili ancora in salita.

Mi sta pure tornando il mio solito appetito e Asia, appena l'ha saputo, si è precipitata qui all'ora di pranzo con una teglia gigante di pasta al forno, riuscendo a trascinarsi dietro anche papà, per pranzare tutti e tre insieme.

Sembriamo quasi una famiglia normale: una famiglia senza drammi, senza lutti, senza Bestie pronte ad attaccare e uccidere.

Peccato che poi alle 13 arriva Ester col fattore G. e ci riporta tutti alla realtà.

Quando loro vanno via, guardo un episodio di The Walking Dead e dopo il cambio turno degli infermieri mi cambio e comincio ad allenarmi come ieri. Va ancora meglio: il riposo di stanotte e la pasta di Asia mi hanno dato l'energia giusta. Ho il fiatone ma non mi importa, mi sento stracarico. Riesco a completare il circuito molto più in fretta rispetto a ieri, poi mi spoglio, copro l'ago cannula e mi infilo in doccia.

Mi ritrovo a pensare alla chemio di domani e ammetto di avere paura per come potrà reagire il mio fisico. Temo che questo sia l'ultimo giorno di benessere e che da domani ricominceranno i giorni bui.

Ma che ci posso fare?

Niente.

Non ho alternative.

Pazientare.

È che io non sono per niente un tipo paziente.

È che a me pazientare stanca.

Ed è che qua la faccenda è proprio lunga.

E se voglio arrivarci in fondo sono costretto a pazientare.

Almeno quella di domani sarà l'ultima chemio per un po'; poi se ne riparlerà dopo l'operazione.

Anche l'operazione mi fa paura.

Non ne so molto ma qualcosa mi dice che sarà un po' più complicata della biopsia.

Se tutto questo serve a sconfiggere la Bestia, però, mi va bene.

Sconfiggere la Bestia e mettere fine a quest'incubo è tutto ciò che mi interessa, adesso.

Se elimino la Bestia, l'incubo finirà.

Scompariranno il dolore, l'angoscia, la fatica, la paura.

La paura forse no.

Forse quella rimarrà dentro di me come una compagna silenziosa ma presente.

Ma la mia vita potrà tornare come un tempo.

Io potrò tornare libero e sano come due mesi fa.

Libero e sano.

Così ero solo due mesi fa.

Due mesi.

Dio, sembrano passati secoli.

L'acqua tiepida scivola sulla mia pelle come una carezza, mi distrae dai miei pensieri, mi rilassa. Chiudo gli occhi per assaporare meglio questa sensazione di pace e comincio a lavarmi i capelli. Piano, delicatamente, col terrore che mi rimangano in mano.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now