Capitolo 200: Martedì, 10 luglio 2012

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La notte è trascorsa serena, sono riuscito a dormire ininterrottamente fino alle 7:30, quando Ester è entrata e ha tirato su la veneziana della finestra.

"Buongiorno re Leone! Hai dormito bene?"

"Sì" rispondo stiracchiandomi.

"Per cominciare proviamo la febbre" dice passandomi il termometro. "Io intanto sostituisco la flebo."

"Dovrò tenerla ancora per molto?" le chiedo mentre lei toglie la sacca vuota e ne mette una piena.

"Almeno mezza giornata di sicuro. Dopo provo a farti bere un po' e vediamo come va."

"Qua va male..." dico guardando il termometro. "38,4...".

Lei guarda il termometro e poi prende nota sulla cartella clinica, restando in silenzio.

"Che c'è?" le chiedo notando la sua aria molto seria.

"Niente Leo, sto solo trascrivendo tutto per la dottoressa Lisandri, stai tranquillo. Adesso facciamo il prelievo, ok?"

"Ok".

L'odore dell'alcool.

Il cotone freddo strofinato sulla pelle.

Le dita che cercano la vena.

La puntura.

L'ago che penetra.

La sensazione di risucchio.

L'ago che esce.

Il cerotto.

Ormai sta diventando una routine familiare e ancora una volta è una familiarità che non mi piace.

"Ti ho fatto male?" mi chiede Ester interpretando la mia espressione di disappunto come dolore.

"No no. Ormai ci ho fatto l'abitudine" rispondo stringendomi nelle spalle. "E poi tu sei bravissima. Perché non diventi la mia infermiera personale?!"

Ester sorride, un po' imbarazzata: "Prova a farne richiesta scritta alla dottoressa Lisandri, magari ti dice di sì!" esclama mentre scrive il mio nome e cognome su un'etichetta che appone alla provetta con dentro il mio sangue.

"Eh, magari!"

"Adesso mi serve la tua pipì" dice passandomi il contenitore trasparente che comincia anche questo a diventare troppo familiare.

"Posso andare in bagno, vero?"

"Sì" risponde lei ridendo. "Però se preferisci posso chiamare Ulisse!"

Io scuoto la testa sgranando gli occhi e afferro il contenitore.

"Alzati lentamente, non si sa mai che ti giri la testa".

La testa non gira e anche la nausea oggi sembra notevolmente diminuita, così cammino verso il bagno trascinandomi dietro la flebo.

"Porto tutto in laboratorio e poi torno da te, così proviamo a bere, va bene?" mi dice Ester mentre se ne va.

Io annuisco. Una parte di me non vede l'ora di bere, non ricordo di aver mai avuto la bocca così secca, ma un'altra parte di me è terrorizzata all'idea di vomitare ancora.


Il sollievo dell'acqua fresca in bocca e lungo la gola dura solo pochi secondi, perché una volta raggiunto lo stomaco l'acqua non vuole saperne di restare lì e torna subito indietro insieme a un'ingente quantità di succhi gastrici. Ester si era premunita di bacinella e quindi siamo riusciti ad evitare il disastro sul letto e sui miei vestiti.

Il disastro in me, quello però, non siamo riusciti ad evitarlo, né lei né io.

Dopo ventiquattro ore chiuso qua dentro sto peggio di quando sono arrivato e adesso mi girano veramente le palle.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now