Capitolo 229: Mercoledì, 8 agosto 2012

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Le 9:50.

Vado.

Prendo in mano il block notes, la biro, il mio coraggio, e vado.

"Leo! Te ne vai già in giro a quest'ora?" mi ferma subito Laura, in corridoio. "Devi aspettare il giro visite della Lisandri!"

"No, oggi no. Ho appuntamento col dottor Abele per parlare dell'operazione."

"Ah ok! Ti hanno già detto quando ti operano?"

"Tra due settimane".

No, non è esatto: tra tredici giorni.

"Oh, vai pure allora" mi dice mentre io mi avvio. "E cerca di stare tranquillo!".

Cerca di stare tranquillo.

No, non sono per niente tranquillo.

Stavolta l'idea di affrontare questa cosa da solo non mi dà più forza ma solo più ansia, più paura. E mi pare impossibile che fino a due mesi fa avevo paura di un prelievo di sangue. Anzi, diciamo pure che fino a due mesi fa non avevo nemmeno mai fatto un prelievo di sangue, e invece adesso non mi fanno più effetto e ne ho già perso il conto, così come ho perso il conto delle flebo e di tutto il resto.

E tra tredici giorni mi apriranno in due la gamba.

Ho avuto l'idea del cazzo di curiosare su internet e mi sono apparse delle immagini per niente simpatiche; in confronto, l'incisione che mi hanno fatto per la biopsia sembra un ginocchio sbucciato. Mi rompe parecchio ammetterlo ma la Lisandri aveva ragione quando mi ha detto di non cercare, che mi sarei impressionato.

È con queste immagini davanti agli occhi che raggiungo lo studio del dottor Abele, e vorrei tanto non doverci entrare da solo.

Vorrei che ci fosse la mamma.

Vorrei perfino che ci fosse papà, piuttosto che entrarci da solo.

Oppure vorrei Asia.

E Asia c'è.

Asia c'è sempre.

"Cosa fai qua?!" le domando stupito mentre lei si alza dalla poltroncina e mi viene incontro.

"Papà mi ha aggiornato sui tuoi appuntamenti..."

"Hai visto che vita mondana?! Non potrò più dire che qua dentro mi annoio!".

Lei scuote la testa sorridendo e mi poggia una mano sul braccio. "Ho pensato che forse avresti preferito non andarci da solo, ma sapevo che se te lo avessi chiesto mi avresti sicuramente detto di no..., così eccomi qua! Giuro che me ne starò zitta! Però se vuoi entrare da solo... va bene, io ti aspetto qui".

Stavolta non ci penso nemmeno un istante, metto da parte il mio orgoglio, subito, completamente. "No no, entra con me" le dico poggiando una mano sulla sua e tenendola stretta.


"Sei agitato, Leo?" mi domanda il dottor Abele quando io e Asia entriamo nel suo studio e ci sediamo di fronte a lui.

Sì, sono agitato.

Da far schifo.

Non so se me lo abbia letto in faccia o se lo abbia dedotto dal fatto che contrariamente a tutte le altre volte ho voluto qualcuno accanto a me.

"Mh...,  ma no..." rispondo sfregandomi un occhio per poi ammettere subito dopo la verità, almeno in parte. "Un po'..."

"Senti, facciamo così..." mi dice lui con tono molto calmo e pacato. "Anziché sovraccaricarti di informazioni che tu magari non vuoi nemmeno sentire, chiedimi tu quello che vuoi sapere. Immagino che avrai delle domande...".

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now