Capitolo 121: Domenica, 22 aprile 2012

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"Non dirmi che stai andando a correre?!"

"Sì, perché?!"; io sono chino ad allacciarmi le scarpe da ginnastica e sollevo lo sguardo su Asia che è appoggiata allo stipite della porta della mia camera e mi sta guardando malissimo.

"Sono quasi le undici! E il ristorante è prenotato per l'una!"

"Sì, non ti preoccupare, lo so" le dico alzandomi e scansandola per uscire dalla stanza.

"Ci farai arrivare tardi!" si lamenta lei venendomi dietro.

"No. Torno in tempo."

"Vai con Giulia?"

"Sì."

"E allora è impossibile che torni in tempo! Con lei la perdi sempre, la cognizione del tempo! Mamma, diglielo anche tu!".

La mamma è in cucina, intenta a riempire d'acqua l'innaffiatoio di latta bianco, e sembra sovrappensiero: "Eh? Cosa?"

"Che è troppo tardi per andare a correre! Arriveremo al ristorante tardissimo!" protesta Asia portandosi le mani sui fianchi.

"Ti ho detto che torno in tempo! Punto."

"Torna a casa per mezzogiorno" mi dice la mamma dandomi un bacio, per poi dirigersi con l'innaffiatoio verso il balcone.

"Mezzogiorno e un quarto" ribatto io.

"Mezzogiorno" ripete lei. "Altrimenti non hai il tempo di sistemarti i capelli come ti pare e poi brontoli per tutto il tempo."

"E va bene!" sbuffo andando verso la porta d'ingresso, pur sapendo bene che lei ha ragione. "A mezzogiorno sono a casa. Ciao!".

"Allora?! Cos'hanno detto i tuoi per Londra?" mi domanda Giulia quando stanchi di correre ci sediamo su una panchina del parco a riprendere fiato.

"Non gliel'ho ancora chiesto" le rispondo mentre lei accavalla una gamba sopra alle mie.

"E perché no?"

"Boh..." dico sfregandomi un occhio. "Non lo so. Mi hanno già mandato in gita a Firenze..., non so se sia il caso di chiedergli pure questo."

"Ma sarebbe troppo bello! I miei hanno già detto di sì, e pure i genitori di Mattia e di Cecilia!"

"Lo so..." sospiro io.

"Ma è per i soldi? Fattelo fare come regalo di compleanno, no?" mi propone, e poi comincia ad accarezzarmi la nuca e sprofonda con la mano tra i miei capelli.

"Sono sudato" le dico scansandomi appena.

"E quindi?" sorride lei non togliendo la mano e cominciando a baciarmi lungo la mascella.

Sorrido anch'io e mi giro verso di lei per baciarla, perdendo, come aveva previsto Asia, la cognizione del tempo.

Le campane della chiesa che non smettono di suonare mi riportano alla realtà: tredici rintocchi.

"Cazzo! Che ore sono?!" esclamo staccandomi da Giulia e prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni. "Le dodici e mezza!"; e come al solito ho dimenticato di rimettere la suoneria stamattina, e quindi non ho sentito la chiamata della mamma né le altre tre di Asia.

"E che succede?" mi chiede lei perplessa mentre io le sposto la gamba e mi alzo. "Devi andare da qualche parte?"

"È il compleanno di Asia! Dobbiamo andare al ristorante! Cazzo, mi ucciderà!"; mi chino verso Giulia, le prendo il viso tra le mani e le do un bacio veloce sulle labbra. "Devo andare, anzi, devo proprio volare a casa! Scusa, ci sentiamo più tardi!".

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now