Capitolo 219: Domenica, 29 luglio 2012

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Stamattina sono abbastanza in forze.

La trasfusione a quanto pare ha avuto il suo effetto benefico.

E devo ammettere che non è stata poi così traumatica. Certo, mi ha fatto non poca impressione e ho deliberatamente evitato di guardare quella disgustosa sacca rossa e il suo contenuto che percorreva il tubo della flebo, scivolando dentro il mio braccio, però non ho avvertito nessun dolore e nessun fastidio, e miracolosamente non ho avuto nessuno dei potenziali effetti collaterali che la Lisandri ha pensato bene di non dirmi, ma che io a sua insaputa sono andato a cercare su internet.

Stavolta è andato tutto liscio, ho solo un livido dove c'era l'ago cannula, che finalmente dopo tanti giorni mi è stato tolto e che non mi è stato rimesso, dato che al momento non ho bisogno di altre flebo.

Se alla Bestia non viene in mente di farmi altre brutte sorprese, ho gli ultimi quattro giorni di Fattore G e poi entrerò nel vortice degli esami pre-intervento.

Ma non voglio pensarci adesso.

Adesso voglio pensare solo al fatto che mi sento meglio, che la cena di ieri sera aveva il suo vero sapore, seppur non esaltante, e a che bella sensazione sia stata dormire senza quell'affare piantato nel braccio.

Ed è una sensazione ancora più bella poter fare la doccia senza dovermelo coprire, nonostante sia una doccia più rapida del solito perché tra poco arriva Asia con cornetti e caffellatte freddo per fare colazione insieme.

Peccato che a rovinare tutto ci pensino i capelli che trovo sull'asciugamano. Non li ho lavati per il timore che mi restassero in mano ma un po' si sono inumiditi lo stesso, e anche se li ho tamponati delicatamente ne ho persi comunque tanti.

Troppi.

Mi guardo allo specchio e per un momento credo di svenire un'altra volta.

Non cedere.

Non cedere.

Non cedere.

Mi ripeto mentre mi viene da piangere.

Stavolta non basteranno gel e pazienza a sistemare la faccenda.

Ci sarebbero troppi buchi da riempire.

Ormai sono sulla via del non ritorno.

Sto per piangere ma mi trattengo.

A momenti arriverà Asia.

Chiudo gli occhi per non guardarmi.

Mi asciugo il corpo allontanandomi dallo specchio.

Apro l'armadietto per prendere una maglietta e prendo anche la cuffia blu, quella con il leone sopra, uguale alla maglietta che Giulia si è portata a Londra.

La indosso mentre avverto che la Bestia infame ha segnato unaltro punto.

I cornetti hanno un sapore delizioso, io sono affamato e riesco a mangiarne ben due di fila, proprio come facevo prima.

Mi domando se papà abbia parlato o meno ad Asia della delega, ma lei non prende l'argomento ed io evito di farlo per non rovinarci questo momento di quiete e di normalità: io e lei a fare colazione insieme la domenica mattina con i cornetti, discutendo dei nostri gusti divergenti su musica e serie tv, proprio come facevamo a casa, o a parlare di com'era andata la sera prima, cosa che non possiamo più fare.

Mi chiedo se lei esca ancora il sabato sera, se faccia ancora tardi, come sta continuando la sua vita. Non me lo racconta mai. Al massimo mi parla dell'università, ma mai del suo tempo libero, come se avesse paura che per me sarebbe troppo doloroso sentirne parlare, e probabilmente ha ragione. Probabilmente rosicherei come sto rosicando per Giulia e gli altri che sono a Londra, però sarei sinceramente sollevato di sapere che nonostante tutto lei continui a fare la vita di prima e a divertirsi.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now