Capitolo 237: Giovedì, 16 agosto 2012

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Quando arriva Laura per controllarmi la pressione e la temperatura, sono già sveglio da un bel po'. Ho faticato molto a dormire stanotte. Continuavo a rimuginare su mio padre, sull'operazione imminente (cazzo! Davvero mancano solo quattro giorni?) e sull'arteriografia che non ho per niente voglia di fare.

Matteo invece dorme ancora, per niente disturbato da me e da Laura che parliamo.

Beato lui.

Dopo un po' arriva Francesca con i vassoi della colazione e li appoggia sui tavolini mobili dei letti. A questo punto, Matteo si sveglia mentre io noto con dispiacere che oggi c'è pane e marmellata.

Proprio oggi.

Non i biscotti che non sanno di niente o i cereali che sanno di vecchio, ma due fette di pane con la marmellata di albicocche!

Proprio oggi che non posso mangiarlo.

Prendo in mano il cellulare e comincio a guardare le notifiche.

"Beh, che fai?! Non mangi?" mi domanda Matteo, sempre a pensare agli affari miei. "Di solito spazzoli tutto alla velocità della luce!"

"Devo stare a digiuno per un esame."

"Ah! E che esame è?"

"Saranno cazzi miei o no?!"

"Ok, scusa, scusa!"

"Pensa alla tua di colazione, Riccioli d'oro!Così almeno tieni la bocca impegnata ed eviti di farti i cavoli miei!"

"Ti sei svegliato male, eh Mister Sorriso?! Finiranno col cambiarti soprannome!".

Touché. Siamo pari.

"Comunque..., se vuoi il mio pane puoi prenderlo" gli dico alzandomi dal letto.

"Non lo tieni per dopo? Dopo 'sto esame potrai ben mangiare, o no?"

"Dopo sarà tutto molliccio e farà schifo. Mangerò la mela... e magari andrò a prendermi qualcosa al bar".

Ah già: dopo non potrò andarmene al bar ma dovrò restarmene fermo a letto.

Fanculo.

"Grazie ma è già abbastanza il mio" mi risponde lui. "Per via della spalla dovrò starmene fermo a lungo e non voglio rischiare di ingrassare!".

Io accenno un sorriso. "Pensa che a star fermo, io sono pure dimagrito!".

Forse perché ho rimesso anche l'anima e per giorni non ho quasi mangiato?!

"Ah, è per questo che tua sorella ti rimpinza di biscotti, allora?!" esclama lui ridendo.

"Sì..." rido io. "Può essere! A proposito: mi ha promesso che oggi ce ne porta una vagonata!"

"Che figata!"

"Vabbè, adesso vado a farmi la doccia".

E a depilarmi, sperando di non combinare casini.


Laura mi accompagna fino a Radiologia e poi se ne va, lasciandomi con un infermiere mai visto prima e che a pelle proprio non mi piace: non si presenta nemmeno, non sorride e si rivolge a me in modo troppo formale.

Dopo aver "svuotato la vescica", come Mr. Simpatia mi dice di fare (sì, ha usato proprio queste parole!), entro in un camerino, mi spoglio e indosso l'orribile camice.

Dire che sono agitato è poco.

Ok, non è paragonabile a come mi sentivo in occasione della prima chemio, ma l'istinto di scappare è pressoché lo stesso.

Leo (Io non ho finito)Where stories live. Discover now