Capitolo 174: Giovedì, 14 giugno 2012

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Quando mi sveglio, la mia gamba è sempre più gonfia e mi fa un male dannato.

Provo ad alzarmi dal letto, poggiando prima il piede sinistro e poi, piano, il destro, ma appena mi alzo in piedi il dolore è tale da farmi urlare.

Torno a sedermi sul letto, con la schiena appoggiata allo schienale.

Me ne sto lì, con la gamba dolorante distesa, l'altra raccolta contro il petto e la fronte poggiata sul ginocchio.

È così che mi trova Asia quando entra, senza bussare.

"Leo! Ti ho sentito urlare! Cosa c'è? Hai fatto un incubo?" mi chiede mentre si avvicina al mio letto.

"La gamba" le rispondo. "È peggiorata. Mi fa così male che non riesco ad appoggiarla".

La vedo trasalire mentre la osserva, poi mi tocca la fronte. "Hai ancora la febbre. Telefono in ospedale, sento se la dottoressa Lisandri ha tempo di vederti".

Mi viene in mente che dalla Lisandri sarei dovuto andarci l'altro ieri, ma l'evento che mi ha travolto me ne ha fatto completamente dimenticare.


Il posto dove ho vissuto gli ultimi ricordi che mi legano a lei.

Il posto dove lei se n'è andata.

Il posto dove ho più sofferto in assoluto.

Mi sento quasi svenire a rimetterci piede.

Mi appoggio alle pareti di metallo dell'ascensore dell'ospedale e respiro forte, mentre aspetto che raggiunga il piano dove c'è lo studio della Lisandri.

"Entro da solo" dico suscitando le proteste di Asia. "Per favore" aggiungo. "Non sono un bambino!"

"Va bene" sospira lei sedendosi rassegnata in sala d'aspetto, mentre io busso alla porta dello studio.


"Leo, volevo dirti che mi..." comincia a dire la Lisandri venendomi incontro quando entro nel suo studio.

Io sollevo una mano scuotendo la testa per fermarla subito: "Va bene. Grazie."

Non voglio sentire l'ennesima frase di condoglianze.

Lei sembra capirmi e non infierisce oltre, passando direttamente al motivo per il quale sono qui. "Vieni, siediti sul lettino, con le gambe stese".

Indosso dei jeans corti che mi arrivano alle ginocchia, e mentre salgo sul lettino non mi sfugge lo sguardo allarmato della Lisandri che ricade sulla mia gamba.

"Da quanti giorni è così gonfia?" mi chiede mentre indossa i guanti.

"Non so, due... Forse tre...".

Quando la tocca non riesco a trattenere un gemito di dolore.

"Ti fa molto male?".

Annuisco lentamente, trattenendo il respiro mentre lei continua a tastarmi la gamba.

"Quando ha cominciato a farti male? Te lo ricordi?"

"Circa tre settimane fa. Stavo correndo, quando ho dovuto fermarmi perché mi faceva male."

"Nessun evento traumatico? Una caduta? Una botta?".

Scuoto la testa. "No..."

"Sei sicuro?"

"Me ne ricorderei!"

"Hai preso degli antinfiammatori? O qualcosa per il dolore?"

"Solo un giorno per andare a pallanuoto. I primi giorni era sopportabile, pensavo che sarebbe passato nel giro di poco. Poi ha cominciato a peggiorare, ma..."

Leo (Io non ho finito)Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu