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N/A: curiose/i di sapere cosa pensiate dei nuovi sviluppi? 👀 | Canzone del capitolo: Winnetka Bowling League – Are You Okay?




Zain







"Kim?" Non riuscivo a credere ai miei occhi.

Ero sceso al piano terra dell'ospedale dopo essere uscito dalla stanza di Lily e, per lasciare che zia e nipote si parlassero con tutta calma ed evitare scontri, decisi di raccontare che avevo bisogno di preparare le mie cose perché mi avrebbero dimesso quel giorno. Non era una balla, ma avevo ancora un sacco di tempo e non avrei voluto essere in nessun altro posto in quel momento, ma dovevo ammettere che l'arrivo di Sophie mi aveva salvato dal chiedere quella cosa a Lily.

Lo so, sono un codardo.

Avevo pensato e ripensato per ore ed ore a come fare, come trovare le parole giuste e ancora in quel momento camminavo avanti e indietro in una saletta d'aspetto che avevo imparato ad apprezzare poiché piuttosto piccola e chiusa, sempre scarsamente occupata. Rimuginavo e rimuginavo, quando ad un certo punto nel mio campo visivo entrò una figura esile ma che nessuno avrebbe potuto non notare.

"Ciao, Zain."

In piedi, davanti a me, a pochi metri di distanza c'era la mia ex. La prima ragazza che credetti di amare, la stessa che poi mi aveva tradito, che a distanza di tempo mi resi conto di non aver amato davvero, colei che costante si ripresentava e tormentava me, i miei cari, Lily, chiedendomi di aiutarla o di tornare insieme, non perché mi amasse, ma perché cercava solo un appiglio per uscire dal suo inferno. La stessa arrogante e prepotente ragazza, che in realtà era vittima di un fratello drogato e violento, in quell'istante la vidi come fragile e sconfitta.
Era davvero la stessa persona che avevo conosciuto? Se ci ripensavo su, mi sembrava ancora assurdo che proprio lei ci avesse aiutati a fuggire dalla furia di suo fratello.

Ci studiammo. Io la guardai cauto, sulla difensiva, ma sorpreso del fatto di trovarla lì. Era malconcia: aveva addosso il camice da ospedale ed un cardigan nero a coprirle le spalle ed il braccio ingessato, legato al collo dal tutore. Per la prima volta da quando la conoscevo, era struccata e quasi irriconoscibile, così pallida e colle occhiaie scure a segnarle lo sguardo. Portava i capelli neri raccolti disordinatamente e sembrava non importarle, alquanto insolito per lei.

"Cosa ti ha fatto?" Chiesi, rimanendo a distanza.
Il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore per un attimo. Sembrava più un fattore psicologico che fisico però.
Si toccò il fianco, all'altezza della milza e poi guardò me di nuovo, stavolta con un sorriso amaro: "Ha cercato di uccidermi. Ma ha sbagliato mira."
Mandai giù la notizia e lo shock. Lentamente, mi avvicinai a lei, che si muoveva a fatica.
"È arrivato a tanto?" Sibilai inorridito.
Lei annuì incontrando i miei occhi.
"Dov'è ora?"
"È anche lui qui in ospedale", la guardai col terrore negli occhi, "ed è ammanettato al suo letto", specificò poi.
Attesi maggiori spiegazioni che non tardarono ad arrivare.
"L'ho denunciato. L'ho fatto, Zain. Finalmente ora siamo liberi."
"Dici sul serio? Come...?"
"Ho detto ogni cosa alla polizia. Della droga, delle violenze, del rapimento, delle armi. Tutto. Ho salvato te. Non meritavi di finire in tutta questa merda, la tua ragazza e la sua sorellina non lo meritavano. Avrei dovuto...salvarvi e salvarmi molto prima. Tutto questo non sarebbe successo, ma ero troppo fatta per capirlo."

In quel momento realizzai qualcosa che forse avrei dovuto capire molto tempo fa.
"Perdonami, Kim" Ero serio e sincero.
Lei mi guardò confusa e sconvolta: "Ma che stai dicendo...?"
Mi avvicinai ancora di più e le parlai con la pace con cui non le avevo mai parlato.
"Non ho mantenuto la mia promessa. Avevo detto che ti avrei protetta, da lui, dalla droga, ma sono andato via e tu hai combattuto da sola."
Kim mi fissò con gli occhi pieni di lacrime.
"Ho fatto anch'io un casino di errori. Meritavi qualcuno che ti amasse veramente, che non si arrendesse con te come ho fatto io."
Kim scosse il capo: "Non avresti potuto fare niente per me–"
"Balle. Avrei potuto portarti via da quella casa, avrei potuto denunciare Phil quando mi propose la prima dose di cocaina. Avrei dovuto fare molte cose."
"Tu non ti sei mai drogato, almeno tu sei uscito dalla giostra prima che impazzisse e andasse troppo veloce."
Kim fu attraversata da un brivido.
"Hai freddo?" Le chiesi.
Lei fece segno di no: "Sono gli effetti della crisi di astinenza, non preoccuparti" Non si asciugò le lacrime e continuò a parlare: "Comunque grazie, Zain. Non voglio che tu ti senta in colpa per me però. Sono stata una pessima fidanzata e quello che meritava di meglio tra i due eri tu."
"Tutti meritano di essere amati", le dissi come se ribadissi l'ovvio.
Kim abbassò lo sguardo ed annuì: "Io credevo di non essere tra quelli."
"Cosa ti ha fatto cambiare? Cioè, mi sto ancora chiedendo come mai ci hai aiutati."
Lei sorrise amaramente: "Hai un'opinione così bassa di me da credere che non vi avrei aiutati?"
"Beh, no...io–"
"Non fa niente, non rispondere", disse alzando una mano per interrompermi, "se vuoi saperlo, è stato merito suo se ho aperto gli occhi."
Inizialmente non capii: "Di chi stai parlando?"
"Della tua ragazza. Lily mi ha spronato, mi ha fatto pensare 'e se avesse ragione? Se davvero io accettassi tutto questo solo per paura di rimanere sola?' Ed è stato allora che ho capito quanto io e lei fossimo simili."
Mi sentii particolarmente fiero della mia Lily in quel momento ed il mio sorriso non riuscì a rimanere nascosto, però le chiesi in che senso lei ritenesse che fossero simili.
"Entrambe abbiamo dovuto lottare da sole e in fondo, anche se per ragioni differenti, entrambe siamo state private dell'amore dei genitori, solo che lei aveva saputo rialzarsi ed io mi ero assuefatta ad una situazione che credevo di meritare."
"Ma quando vi siete parlate?"

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