Capitolo 6- Sono una fottuta donna coniglio?!

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- Eccomi di ritorno!- asserí Maximilian, attirando istantaneamente la mia attenzione, come una calamita, avvicinandosi a me -Spero di non averci messo troppo

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- Eccomi di ritorno!- asserí Maximilian, attirando istantaneamente la mia attenzione, come una calamita, avvicinandosi a me -Spero di non averci messo troppo...-

-No, affatto. Solo... Sta per piovere a quanto pare- asserii, ritrovandomi a fissare ancora le nubi nere.

-Già! Dobbiamo sbrigarci prima che venga giù il diluvio universale. Vieni, ti porto a casa- mi afferrò la mano, facendomi arrossire come un pomodoro al percepire la stretta.

Il calore della sua mano sulla mia... Era perfetto... Era straordinario come una realtà aumentata riuscisse a trasmettere simili sensazioni, tutte in un colpo.

All'inizio camminavamo solo con ritmo rapido, poi la pioggia prese ad accelerare e questo ci fece letteralmente correre, cercando rapidamente l'appartamento.

Non sentivo le gocce che mi scorrevano sulla pelle: riuscivo solo a vedere il ragazzo che mi era affianco, coprendo la mia testa con un braccio per evitare che mi bagnassi, incitandomi a correre più in fretta.

E io correvo, correvo come una disgraziata affianco a lui, cercando di calmare i fremiti e i battiti isterici.

Vidi lui, la testa che sembrava sollevata ad accettare l'acqua che scendeva mentre correva.

Era una visione che mi faceva venire voglia di fare lo stesso, solo per sentire l'acqua scorrere lungo la pelle, ma qualcosa me lo impedí, forse il fatto che lui stesse facendo da scudo e mi sembrava stupido scostarlo.

La destinazione fu raggiunta dopo qualche istante, qualche breve istante, forse troppo corto per me.

Ci trovammo davanti ad una casa identica a quella piccola dentro al barattolo.

Era un appartamento dalle modeste dimensioni, ma era adatto, era dannatamente adatto, con queste dimensioni sentivo che sarei potuta stare il più vicino possibile a Maximilian.

In parte mi sentivo un idiota: cioè, se fosse stata una vita reale, molto probabilmente una richiesta come questa non sarebbe stata nemmeno fattibile, cioè, ci conoscevamo a malapena da... Mezz'ora? Chi poteva dirlo.

Eppure...

Qui era un gioco, no? Tutto era fattibile, non c'era nulla di sbagliato.

Anche se mi sarebbe piaciuto tantissimo fosse stata una cosa reale, davvero.

Entrammo in essa, ovviamente dopo che lui mi spiegò come posizionare la chiave radar, la quale appena eravamo stati entro tipo cinquanta metri da casa, aveva preso ad illuminarsi peggio di un faro.

Per farlo, trafficammo parecchio, anche perché sembrava decisamente non voler entrare nel foro apposito e per riuscirci ci mettemmo in due a spingerlo, senza risultati per circa venti minuti, finché non si scoprí che vi era uno stramaledetto sasso che bloccava l'incastro.

"Ma... Scherziamo? Perfino nella vita reale, generalmente è un occasione su mille, cavolo!"

Nonostante questo, però, ignorai palesemente il dettaglio: magari era fatto apposta dal gioco, anzi, sicuro era fatto apposta dal gioco, era programmato così!

"Questa cosa devo ficcarmela in testa, eh"

L'appartamento non era male: le pareti erano tutte di un azzurro celeste: no, decisamente non era affatto male.

-Hai tutta la testa zuppa- dissi, accennando un sorriso

-E tu sembri un calzino bagnato. Dovresti metterti qualcosa di ricambio sennò ti prenderai un malanno-

-Direi di sì, ma tu? Dici che io sono un calzino, ma non credo tu sia da meno-

"Ignorando il fatto che non ho vestiti da mettere... "

-Nessun problema. Chiamo un fattorino volatile-

-Fattorino volatile?- risi appena al termine utilizzato.

Tutte queste cose inventate mi facevano ridere per quanto risultavano strane ed epiche all'unisono.

E in un secondo temetti di aver detto qualcosa di troppo, soprattutto per l'espressione del ragazzo che avevo davanti.

-Giuro, non scherzo- fece -Non prendermi in giro! É una nuova invenzione di mio fratello. Qui a Miracle, tutto è possibile- lui rise di rimando.

"Stai calma. Stai calma. Stai calma. Non diventare uno stramaledetto gelato sciolto"

-Ah, dai. E come funziona?-

Lui mi si avvicinò, tanto che eravamo uno davanti all'altra, lui ad una distanza minima, con un sorriso stupendo stampato sul volto -Guarda-

Tirò fuori quello che d'aspetto era un pulsante.

Lo tenne schiacciato per una volta, poi me lo porse.

Titubante, lo premetti a mia volta.

Percepii un accenno di bruciore lungo il dito che aveva spinto il pulsante, ma nulla di doloroso, semplicemente fu un lieve fastidio, come quello di una scossa elettrica ricevuta da un altra persona, nulla che provocasse veri e propri problemi.

Passarono tre secondi scarsi e di colpo comparvero due gufi, gufi che attraversarono le pareti senza problemi, portando con loro delle valigie nere, mollandole poi davanti a noi, facendole aprire sul colpo, mostrando così, da una parte, una camicia maschile, boxer e pantaloni a sbuffo, dall'altra un vestito femminile in tutto e per tutto!

Era verde, abbastanza lungo da raggiungere facilmente le caviglie, con una sorta di fascia color mare al centro.

-Woah! Ma che figata! Come avete fatto?-

-Beh, diciamo che i nostri maestri erano dannatamente bravi! Ci hanno insegnato l'elettronica e l'alchimia. Noi le abbiamo semplicemente mischiate-

-Siete grandiosi- asserii entusiasta -Ti devo qualcosa?-

-Ah. No. É tutto ok! ... Ora andiamo a cambiarci, d'accordo?-

-Sí, penso che sia la cosa migliore-

Io entrai in un bagno, lui nell'altro.

Appena superai la porta, cercai disperatamente di non gongolare o fare salti di gioia, prendendo frequentemente dei respiri per non morire soffocata.

"Aaaah! Non ho mai adorato così tanto un gioco elettronico in realtà aumentata!"

Mi mordicchiai le labbra, stringendo gli abiti tra le mani.

"Nat. Respira. Calma. É solo il tuo ragazzo ideale, nulla di che. Calma. Cavolo, stai calma"

E nulla.

Per quanto me lo ripetessi, non riuscivo a non essere esaltata e a non sentirmi completamente pazza per la voglia che avevo di concludere il tutorial ed iniziare la sua route.

Presi rapidamente a spogliarmi, togliendo prima la maglia, poi rimuovendo in fretta e furia i pantaloni.

Quando lo feci, però, ebbi una certa sorpresa che fu in mezzo allo sgradevole e al sorprendente.

"Eh? Ho... Una fottutissima coda? Una... Cos... "

Andai istantaneamente allo specchio, trovando, al posto delle mie normali orecchie, quelle di un coniglio.

I miei capelli rossi, poi, verso le punte, avevano degli accenni più scuri, come se questi fossero stati influenzati dal generale grigiore in alcuni punti del pelo dell'animale.

-Sono una fottuta donna coniglio?!-

Beh. Questo almeno spiegava il soprannome che mi aveva dato Nicholas.

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