Capitolo 125 - Io mi alzo

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Dopo i continui via vai dei dottori, durati decisamente troppo per i miei gusti, con tutti i controlli per la mia salute, finalmente ero stato lasciato in pace

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Dopo i continui via vai dei dottori, durati decisamente troppo per i miei gusti, con tutti i controlli per la mia salute, finalmente ero stato lasciato in pace.

Non avevo assolutamente idea di quanto tempo fosse passato dal mio risveglio, ma ero piu che convinto che questo si fosse rallentato a dismisura nel mentre che ero stato praticamente costretto alle procedure.

Quello che invece sapevo era che l'infermiera addetta alle mie cure improvvisamente appariva nervosa, quasi in aspettativa, un dettaglio che non riuscivo a capire se fosse dovuto a me o a qualcos'altro.

Probabilmente non ero io, siccome il suo sguardo era così in direzione della porta da farmi salire l'ansia... A meno che semplicemente non gradisse osservarmi e perciò si incentrasse con tutta la sua attenzione sull'uscita .

Anche questa era un opzione.

Passarono qualche serie di istanti prima che ella si alzasse dalla sedia e che dunque mi abbandonasse platealmente nella più totale solitudine, un dettaglio che non mi infastidiva per nulla, se dovevo essere sincero.

Certo, ero annoiato da morire, così tanto da mettermi a contare le venature del muro che vedevo, ma sempre meglio la noia di una persona che trasmetteva solo uno stato ansiolitico e che non aveva neppure cercato di instillare una conversazione se non per chiedermi il mio nome e quello dei miei parenti, con il numero di telefono per poterli chiamare.

Ovvero, riassumendo il mio stato di famiglia : madre morta, padre che aveva divorziato da mia madre e con cui avevo perso tutti i contatti per costanti litigi, nonni inesistenti da secoli,  niente zii e cugini ed ovvia mancanza totale di possibili fratelli o sorelle da avere al mio capezzale - come se li volessi. Probabilmente era meglio così. Passare intere giornate all'ospedale non era minimamente divertente e poi sarei rimasto alquanto a disagio a sentirmi guardato da un parente nel mio sembrare una mummia vivente -

Ero totalmente in solitudine... Niente Walter, niente Chiara, niente Harry, perfino... Niente Nat, Nicholas e Philip.

Solo lo stare sdraiato, barboso e ripetitivo.

Avevo perfino perso il conto delle venature nel muro e la voglia di attuare un secondo tentativo scarseggiava alquanto.

"Oh, che si fotta tutto, io mi alzo!"

Con sforzo immane, staccando tutte le cose attaccate al mio corpo, anche antidolorifici e compagnia bella, mi spostai lentamente dal materasso, ignorando la fatica e la spossatezza, lasciando che i miei piedi nudi toccassero il freddo pavimento, sapendo alla perfezione che se non davo abbastanza forza alle mie gambe, sicuramente sarei crollato al suolo a peso morto, sbattendo forse di schiena.

Un esperienza che non ci tenevo assolutamente a ripetere, mi era capitata fin troppe volte e questa poteva essere la volta buona in cui mi  si fosse rotto un osso lì.

Ma all'appoggiare i piedi, mi ricordai di colpo dei gessi alle gambe.

"Ma dai. Come anche solo avrei dovuto riuscire ad ottenere risultati nell'andarmene in giro messo in questa maniera? E soprattutto, come ho fatto a dimenticarmene così facilmente? Altro che antidolorifici, cristo, stanno giocando con la mia memoria! Il prossimo passo sarà avere l'Alzheimer, dai. O una perdita di memoria vera e propria."

La mia stupenda avventura in giro per un ospedale a cercare uno del trio era andato letteralmente al diavolo, siccome non vi era neppure una stampella per provare a reggermi in piedi in giro.

Dovevano averlo fatto apposta.

Era un qualche complotto tra dottorandi, ci potevo scommettere.

Con una delusione interna quasi estrema, mi ritrovai dunque a ripiegare e sventolare mentalmente una sottospecie di bandierina bianca della disperazione, arrendendomi e sbuffando con pura seccatura.

Non sarebbe stata una giornata corta e facile , già lo sapevo.

E tornai dunque a contare le venature nel muro, seppur rimanessero poco interessanti anche mentre lo facevo.

***

Non seppi esattamente quanto tempo ci volle prima che l'infermiera che se l'era svignata dalla mia stanza decidesse di rifarsi viva, comparendo accompagnata da un uomo alto, dalla pelle color caramello ed i capelli neri disposti con una plateale mancanza di ordine, con addosso abiti da poliziotto ed un espressione alquanto seria.

"Ah, ecco. Ora si capisce tutto" pensai, continuando ad osservare l'agente di sottecchi, scrutandolo con calma e fingendo di non star sentendo la curiosità di quali specifiche domande mi avrebbe fatto.

Su una cosa ero abbastanza sicuro : non mi avrebbe arrestato per aver ucciso dei robot.

Giusto?

Cioè, non erano propriamente umani... E poi erano stati loro a volermi ammazzare in partenza! La mia era autodifesa!

O forse magari aveva saputo del mio puntare alla gola di un infermiera una siringa e mi definivano un soggetto pericoloso da internare una volta guarito?

"Se è questa, la soluzione, posso solo ringraziare me stesso..."

-Lysander Allan?-

Mi costrinsi ad annuire con un frettoloso gesto di capo, evitando la parola per timore di rimanere boccheggiante come un idiota, incapace di pronunciare una sillaba.

-Abbiamo indagato a riguardo della tua situazione, del tuo lavoro e della tua precedente vita. - mostrò una cartella, la quale venne aperta con un gesto secco, sfogliando con rapidità il plico di fogli dentro ad essa - Sei stato definito, grazie a questa indagine, vittima di truffa e rapimento da parte del capo della tua stessa azienda. Ma soprattutto ti è stata ammontata una specifica somma di denaro per danni ricevuti alla tua persona. -

"Okay... Nessuno vuole arrestarmi, né portarmi in un manicomio, ma vogliono darmi dei soldi? È un modo per farmi tacere sulla questione?"

-Ti verranno perlopiù date sedute gratuite con uno psicologo specializzando per riadattarti... Ah- si fermò di colpo, sfogliando ancora il plico di fogli, ma stavolta con più attenzione - Abbiamo trovato specifici dati di prelievi costanti sulla tua carta di credito, durante i quattro anni. Abbiamo cercato di capire a cosa fossero dovute ed abbiamo scoperto che un certo Harry Spencer ha usufruito dei tuoi soldi e venduto il vostro appartamento in comune siccome pieno di debiti. Ci dispiace, siamo riusciti solo a recuperare i tuoi documenti.-

"Cos... Stiamo scherzando? Ma che pezzo di..."

-Ah- riuscii a dire solo questo, mentre prendevo un grande, grosso respiro, maledendo quello stronzo del mio ex coinquilino, con un fuoco di rabbia che mi bruciava alla bocca dello stomaco, mentre invece il mio sangue letteralmente ribolliva di disgusto.

"Ma cosa mi aspettavo? Di essergli anche solo mancato un po'? Che mi avesse rispettato, seppur parzialmente? Sono ingenuo da fare schifo su certe cose"

Contento di non essermelo trovato al capezzale, davvero.

"Dovunque tu sia, bastardo, spero ti prenda un accidente" pensai, scuotendo il capo e ruotando gli occhi.

-La ringrazio per l'informazione- gracchiai, mordendomi poi il labbro inferiore ed osservando il poliziotto fare un cenno con la testa.

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