Capitolo 22- Era un illusione?

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Crollo a vuoto per una serie di secondi che appaiono infiniti, poi mi ritrovo a scontrarmi con il pavimento

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Crollo a vuoto per una serie di secondi che appaiono infiniti, poi mi ritrovo a scontrarmi con il pavimento.

Un mugolio irritato mentre scorro la mano lungo la mia schiena, la testa che gira ancora come una trottola e la gola infastidita dal fumo, prima di visualizzare una figura davanti a me.

É alto, ma la mia mente é così appannata  da non permettermi neppure di capire che colore di capelli abbia.

"Chiunque esso sia, al momento non sembra intenzionato ad attaccare: strano, veramente molto strano, forse troppo per essere vero, dovrei stare sull'attenti"

Eppure... perdere totalmente i sensi é l'unica cosa che riesco a fare, forse troppo stanco per riuscire a mettermi in moto o per reggere ad un possibile attacco.

E sprofondo nel nulla.

- Questo piace molto anche a me- feci contenta, sorridendo a Nicholas che finisce l'ultimo paragrafo del secondo libro

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- Questo piace molto anche a me- feci contenta, sorridendo a Nicholas che finisce l'ultimo paragrafo del secondo libro.

-Lo hai detto anche prima- disse il viola con un lieve alzare di sopracciglio.

- Sì, ma questo è perfino più bello del libro precedente! Ha un modo di descrivere che è fantastico! Il linguaggio è ricercato, mai ripetitivo... E... É come se ci stessi nuotando dentro!- dissi entusiasta al ragazzo, il quale abbozzò un sorriso.

-La penso esattamente come te. É per questo che è uno dei miei preferiti- accarezzò lievemente la copertina e la rilegatura del volume che stringeva tra le mani, quasi fosse la cosa più preziosa del mondo, dettaglio che adorai.

Il fatto che trattasse i libri come oro colato, mi entusiasmava: era una persona davvero fantastica.

-Immagino!- esclamai, ritrovandomi ad annuire più volte prima di percepire una strana sensazione.

Il terreno... Aveva preso a tremare vistosamente, accompagnato da un rumore gigantesco, simile a quello di un esplosione.

Strabuzzai gli occhi dalla sorpresa, trovandomi a guardare Nicholas, sperando che lui ne sapesse qualcosa.

A sua volta appariva parecchio turbato, non riuscivo a capire se ne sapesse qualcosa o meno.

-Cosa é stato?- chiesi quando tutto smise di tremare, osservando la polvere che scivolava dal soffitto silenziosamente, accompagnato anche da sassolini, con qualche piccola crepa che si aggiungeva, non abbastanza estesa da risultare preoccupante.

-Oh, nulla di che. - Nicholas agitò leggermente la mano -Le guardie di protezione della città hanno trovato il nascondiglio del Killer, molto probabilmente lo avranno fatto saltare in aria-

-Quindi... Probabilmente é morto?-

Lui si strinse nelle spalle -Chissà come, quello la scampa sempre: non ne sarei così certa. Sinceramente io non ci spero, non si può sperare per la morte di una persona, é una cosa crudele, anche con un assassino psicopatico che se ne va in giro ad ammazzare le persone quando gli pare e piace. Bisogna essere migliori di lui.-

Lo disse con espressione particolarmente assorta, il volto appoggiato al palmo della mano.

Una sorta di brivido caldo mi percorse la schiena: un misto di stima e apprezzamento che mi portò ad avvicinarmi ancora un po' di più, appoggiandomi alla sua spalla.

Non guardai la sua espressione, mi limitai a socchiudere le palpebre, sussurrando un -Hai ragione- in un filo di voce, prima di tornare ad aprire gli occhi ed aggiungere un -Continui a leggere?- a cui lui rispose positivamente semplicemente andando ad allungare la mano e afferrando un altro volume.

Prese a leggere, lasciandomi in balia al suo alzare ed abbassare il tono ad ogni scena, risultando estremamente bravo a dare un tono ai discorsi.

E la mia testa sembrava viaggiare in quelle parole, come se mi trovassi davanti a quel carro con le spezie che le pagine trattavano in ogni loro più piccolo odore, trovandomi come la protagonista nel deserto.

Vedevo benissimo me stessa su quel cammello, le vesti tendenti ad un pallido viola, la mano appoggiata sulla testa per il calore divorante che il sole cocente rilasciava.

E affianco a me vi era proprio Nicholas, avvolto in un abito da samurai, il volto coperto per evitare che la sabbia, trasportata dal vento, andasse a colpirgli i lineamenti, con un borsone di pergamene attaccate alla sella.

Sentivo la colonia della sabbia, mista a quella del condimento per il cibo e all'odore piacevole del ragazzo che mi lasciava priva di parole.

Nicholas sapeva di... Caffé, ciliegie e di libri, era impregnato di tali odori.

E mi risvegliai dalle mie immaginazioni, quando improvvisamente un tonfo ruppe il clima, interrompendo la tela di parole che, intrecciate nella mia fantasia, avevano dato vita ad un bellissimo gioco di scene.

Aprii gli occhi, cercando di non farmi scappare un sussulto di sorpresa e soprattutto di spavento.

Misi faticosamente a fuoco l'immagine che mi venne mostrata, poi credetti di avere una vera e propria allucinazione.

"Ma... Ma tu... Tu sei..."

Lo riconobbi all'istante ed il mio cuore perse più di un solo battito.

Era un illusione? Che stessi ancora fantasticando? O era vero?

A me lo sembrava, vero, o almeno, il suo respirare, i suoi capelli leggermente ondulati, gli occhi sempre illuminati da una luce estremamente naturale... Mi stava confermando la veridicità.

Mi immersi nella tonalità oro del suo sguardo, alzandomi all'istante, con il cuore che batteva come un pazzo, prendendo la rincorsa.

"Sei... "

Le sue braccia leggermente muscolose ed abbronzate sorreggevano a stento una pila di volumi che stava sistemando al loro posto.

-Nicholas, ti ho riportato indietro i volumi che avevi prestato a mio fratello-

-Ah, uhm, grazie Maximilian- il viola tossicchiò, con un tono incomprensibile.

Non mi girai, non ci riuscii, ero come paralizzata.

Il mio cervello non riusciva a capire: lo avevo visto morto davanti ai miei occhi, il gioco stesso aveva detto che non era più disponibile, allora... Perché?

La confusione infuriava, mista ad una gioia che non riuscivo a reprimere.

Avrei voluto poter abbracciarlo, urlare il suo nome, dirgli quanto mi piaceva e quanto ero felice di vederlo... Eppure non ci riuscivo, ero come paralizzata, obbligata a non entrare in contatto con lui.

Lo vedevo sistemare i libri, uno ad uno, prima di concludere, sorridendo e facendo un inchino, simile ad un rapido saluto.

Senza un minimo di vero e proprio ossigeno, senza poterci fare nulla, lo vidi uscire e sparire dalla libreria.

"Max..."




Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now