Capitolo 40- Sei come Tommaso della Bibbia

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Dopo qualche istante in cui ero rimasta seduta davanti a quello stramaledetto vicolo cieco, il mio cervello mi aveva posto una soluzione al tutto

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Dopo qualche istante in cui ero rimasta seduta davanti a quello stramaledetto vicolo cieco, il mio cervello mi aveva posto una soluzione al tutto.

Una soluzione ai miei problemi, luminosa in un mare di domande e pretese mentali che continuavano a chiedermi di ritrovare la strada per raggiungere il salvataggio e uscire.

Una soluzione così semplice che non potevo non chiedermi come mai ci fossi arrivata solo ora e non prima: chissà quanto tempo era passato.

Mi alzai , decisa a portare a termine la mia decisione, ricacciando una sensazione aspra che mi diceva di non farlo.

"Lo devo fare, assolutamente. Non farti spuntare delle pare, é un ottimo piano" mi dissi mentalmente, cercando di convincermi con tutta me stessa, nonostante i costanti nodi allo stomaco che salivano su per il nervoso.

E proprio quel nodo alimentava i dubbi senza fermarsi.

Presi a camminare, seguendo i vicoli che avevo visto ed evitando quelli che, invece, mi apparivano totalmente sconosciuti.

Più avanzavo e più i dubbi di aggiungevano, ammassandosi gli uni sugli altri.

Farlo? Non farlo?

Mi avrebbe portato a qualche risultato il farlo? Sì, tornare a casa e buttare quello stupido videogioco nel pattume.

Ma mi avrebbe fatto sentire sporca? Eccome se lo avrebbe fatto, ma non tanto per il risultato finale: era il metodo utilizzato per raggiungere la meta che mi turbava.

Presi un respiro, scacciando una dopo l'altra le richieste mentali che mi dicevano di lasciar perdere per mantenere una reputazione pulita.

Avanzai ancora per troppo tempo, poi mi ritrovai finalmente laddove vi erano tutti i cadaveri lasciati dal killer.

"Seh. Come se potessero davvero alzarsi da un momento all'altro" pensai, evitandoli con lo sguardo per non finire con l'avere lo stramaledetto ennesimo conato di vomito della giornata.

Generalmente non avevo nausea a vedere i morti nei film... Ma dal 'vero' era tutta un altra storia.

Aggirati i cadaveri, cercai di avanzare con decisione, sperando che la strada non risultasse avere troppi sbocchi, altrimenti col cazzo che avrei potuto trovare il killer.

Sinceramente avevo paura di perdermi anche qui, anche perchè proprio non ne sarei uscita e mi sarei trovata al punto di partenza.

Pensandoci, mi ritrovai a procedere con un improvvisa domanda che mi lampeggiava nella testa, la quale si ripeteva più e più volte per quanto risultasse improvvisamente basilare nei miei pensieri.

Nelle altre route ero sempre arrivata a 'casa' prima di iniziare una route, questa volta no: perché?

E cos'era significato quel raggio luminoso iniziale?

Più ci pensavo e più rimanevo turbata nella mia stessa testa, a ragionare, a calcolare, ad ipotizzare possibilità più o meno sensate.

E i dubbi decisamente non diminuivano, anzi.

Camminai fino a trovarmi davanti un pattume rovesciato, con un sacco di enormi topi che sgraffignavano cibo tra gli sprechi lasciati nell'immondizia.

E più in avanti lo vidi, il killer.

Se ne stava accasciato su se stesso in posizione fetale, cosa che mi turbò parecchio, ma continuai ad avanzare, portandolo ad alzare la testa, mostrando uno sguardo inizialmente strano che poi si immergeva di confusione.

Procedetti fino a raggiungerlo, cercando di non mostrare alcun tipo di tentennare nella mia scelta, non avvicinandomi troppo e neppure standogli troppo lontano.

In parte ero contenta di non essermi persa per la trentesima volta e per averlo trovato praticamente al primo colpo.

Se non ci fossi riuscita, probabilmente avrei ceduto totalmente nella mia decisione.

Mi costrinsi a guardarlo negli occhi , cercando qualche straccio di pericolo o di idea che avrebbe potuto guizzargli nello sguardo, ma senza successo.

Non ne trovai alcuna, iniziai solo a leggere vaga attesa.

Tacqui, quasi per metterlo alla prova, curiosa di vedere quanto tempo avrebbe retto prima di mostrare cenni di nervosismo tramite magari un insulto o uno stringere di pugni.

Lo guardai, cercando di immaginare cosa potesse esserci al di sotto di quel fazzoletto di stoffa che gli copriva il volto ed il collo, attaccandosi direttamente agli abiti sporchi di sangue secco e in generale di sporcizia di qualsiasi tipo.

Rimasi zitta fino al punto tale che fui io a scocciarmi, anche perché il suo corpo non si mosse e non disse nulla, solo il suo sguardo iniziava a mostrare seccatura.

-Facciamo un patto- asserii, calma -Io sarò disposta a continuare ad ascoltarti e a calcolare ció che mi dici, cercando di ragionare, ma tu dovrai farmi capire di potermi fidare. Aiutami ad uscire fuori da questo labirinto. Parleremo della situazione a casa mia-

Il suo sguardo si assottigliò leggermente, come scrutandomi.

Fu lui a non dire nulla poi, decisamente non convinto, per poi uscirsene con un -Non credo sia possibile- a cui aggrottai la fronte, non sapendo come prendere quella risposta.

Di certo non avevo calcolato neppure per un mezzo secondo che potesse dire di no.

-E perché?- insistetti, cercando di apparire calma.

-Perché sono un ricercato in questo gioco.- asserí con tono monotono - Se uscissi da qui in direzione di casa tua per parlare , molto probabilmente ci sarebbero tutti i passanti ad avvertire la polizia. E poi sono più che sicuro che invece che ascoltarmi, torneresti direttamente a casa con il salvataggio, quindi col cavolo. Non sono così tonto da non capire-

-Ti prenderò degli abiti con cui coprirti, così da non farti notare dagli altri, mi basterà passare dal market- dissi, non mostrando insicurezze, senza battere ciglio

-E nel frattempo che le compri che faccio, aspetto affianco al negozio che qualcuno mi veda e che mi catturi?- sbottò, rotando gli occhi.

-No. Ti nascondi. Quando uscirò con i vestiti, dirò 'giú', lancerò i vestiti, tu li prenderai e io aspetterò che ti cambi. Così nessuno capirà che sei tu- presi fiato -E prometto che non me ne andrò. Cercherò di capirti, ma tu dovrai darmi delle prove-

-Hah. Sei come Tommaso della Bibbia, allora- disse con tono sarcastico, guardandomi con un che di sprezzante che decisamente mi fece irritare parecchio, anche se tentai di trattenere la stizza.

-Allora?- mi ritrovai ad alzare leggermente il tono con fare eloquente -Abbiamo o non abbiamo un accordo?-

-Come faccio a credere che non mi tradirai? Dopotutto potresti andare al market, dirlo al tuo amato Maximilian Grimm e farmi catturare-

Cercai di reprimere la rabbia che iniziava decisamente a salire a galla contro a quel tipo, dovuta principalmente al suo fare il nome di Max e tentai frettolosamente di non rabbrividire al sentirmi , seppure a metà, colta in flagrante.

Perché sì, avevo intenzione di tradirlo, ma non in quel momento, almeno.

-Non sono l'unica Tommaso a quanto vedo.- ribattei con pieno disprezzo -Abbiamo un accordo oppure no?- quasi ringhiai per pronunciare la frase.

Continuò a scrutarmi con quegli occhi scuri, talmente tanto da sembrare dei pozzi vuoti, circondati da occhiaie decisamente molto, molto evidenti e quasi nere, per poi socchiudere gli occhi, con una piccola ruga che gli si formava sulla fronte.

-Okay- fece, di colpo, non modificando minimamente il proprio tono -Va bene. Ti accompagnerò-

Si mise in piedi, appoggiando una mano al muro per tenersi su, muovendo la testa prima da una parte e poi dall'altra, prendendo così ad avviarsi.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now