Capitolo 28- Te le cedo

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Avevo dormito parecchio male, talmente tanto male che il risveglio fu ancora più tremendo, forse per via della sensazione orrenda della sabbia negli occhi, accompagnata dalla secchezza degli occhi per le troppe lacrime spese

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Avevo dormito parecchio male, talmente tanto male che il risveglio fu ancora più tremendo, forse per via della sensazione orrenda della sabbia negli occhi, accompagnata dalla secchezza degli occhi per le troppe lacrime spese.

Allo specchio, non avevo potuto evitare di notare le gigantesche borse nere sotto i miei occhi, insieme allo stomaco che brontolava insistentemente dalla fame.

Non avevo cenato e praticamente avevo pranzato "mentalmente" , quindi a livello fame ero estremamente troppo in su.

Raggiunsi la sala da pranzo, alzando leggermente il sopracciglio alla vista di una ragazza con addosso una camicia e mutandine di pizzo, null'altro, che girava per la casa con una tazza fumante in mano, i capelli neri, decisamente post sesso, lasciati di lato.

Alzai il sopracciglio, cercando di contenere il mio disgusto, limitandomi dunque a roteare gli occhi, cercando nel frigo qualcosa di decente.

Sì, come no, in frigo era rimasta una confezione di latte palesemente scaduto per via della puzza che vi dimorava e ... Birra. Troppa birra.

Cercai dunque in un armadietto dei tanti, aprendo lo sportello e trovando un pacchetto di pane ai cinque cereali a fette che, se messo a scaldare nel tostapane, poteva diventare anche abbastanza commestibile.

Le afferrai con poca voglia, andando a caccia di prosciutto crudo e magari un po' di maionese.

Facevo le colazioni sempre in questa maniera, i biscotti avevano preso ad annoiarmi, strano ma vero.

Sollevai con i denti il pacchetto con il pane, cercando il necessario, non riuscendo però neppure a trovarlo dopo aver rovistato almeno quattro di essi.

-Scusami- dissi in direzione della corvina, la quale si era seduta sul tavolo della cucina a gambe accavallate, osservandomi come se fossi un qualche spettacolo, la tazza fumante con dentro una cannuccia che in precedenza non c'era stata -Potresti darci un taglio di startene lì? Esistono le sedie-

Lo dissi col tono più calmo possibile, ma il mio probabile cattivo umore dovuto alla sera precedente, mi aveva portato ad aggiungere al tono parecchia acidità incontenibile, trasmessa con una punta di sarcasmo, riprendendo a cercare nei mobili.

La sentii tirare su dalla cannuccia, ma si tolse, grazie al cielo, dal tavolo.

-Tu sei la sorella più piccola?- chiese, prendendo ancora liquido dalla cannuccia.

Non risposi a voce, mi limitai a girare il capo, guardarla male, seppur annuendo e a tornare alla ricerca di qualcosa di commestibile.

A questo punto mi sarebbe andata bene anche della bresaola se proprio non c'era il prosciutto: sarebbe sicuramente stato meglio che parlare con quella lì che mi dava dannatamente sui nervi per l'atteggiamento e... Beh, per il fatto che fosse un altra di quelle che il mio 'caro, adorato fratello' si era portato a letto.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now