Capitolo 52- Che sia dunque la fine?

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Ad ogni infilzare, calciare e schivare di più, mi ritrovo senza fiato, con il cuore che mi batte nelle tempie senza tregua, il sangue che sale lungo tutta la faccia e l'ansia a mille che mi spinge a stare attento ad ogni singolo movimento di quals...

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Ad ogni infilzare, calciare e schivare di più, mi ritrovo senza fiato, con il cuore che mi batte nelle tempie senza tregua, il sangue che sale lungo tutta la faccia e l'ansia a mille che mi spinge a stare attento ad ogni singolo movimento di qualsiasi soggetto nella stanza.

Già le troppe persone sono tante, ma come se non bastasse, poi, ci sono pure i cani ad aggiungersi: le bestie continuano a cercare di assaltarmi e mi costringo a rispondere ai loro attacchi con il coltello, eliminando pure quelli, per quanto mi sembri insensato.

Eppure, insensato o meno, se non voglio essere sbranato o perdere un arto, mi tocca rispondere anche ad essi.

"Stupendo" penso, sarcastico, infilzando il fianco di una delle tante facce, schivando poi a fatica quello che sembra un colpo di pistola andato a vuoto.

Individuo l'arma e vedo chi ha sparato: é praticamente dal lato opposto della stanza e non ho la più pallida idea di come il proiettile sia riuscito a raggiungere questo punto.

Dietro di me posso sentire la rossa che piazzata lì dov'è non permette ai nemici di attaccarmi alle spalle.

Non ho idea se esserle grato o meno di questo, anche perché sinceramente per questo improvviso radunarsi di persone della guardia deve esserci davvero qualcosa che tocca.

Mi riprendo dal mio momentaneo pensiero, cercando di schivare ancora una raffica di colpi che provengono da tre persone che ho davanti.

Anche loro hanno dei coltelli, ma questi luccicano di una strana sfumatura viola che mi inquieta parecchio se devo dirlo.

"Veleno?"

Il ritmo dei loro attacchi è assolutamente spaventoso: non mi da un attimo di respiro, cosa che mi spinge ad utilizzare la gamba per calciare via uno nel momento in cui il terzo ritira la propria lama, prima che questo possa attaccare, schivando subito dopo il tentativo del secondo.

L'uomo che ho calciato ha provocato il cadere di varie persone come dei birilli, ma nel mentre, noto un ennesimo proiettile che guizza verso la mia direzione.

Calcio il secondo dei tre uomini con i coltelli, spingendolo nel posto in cui avrebbe dovuto esserci il primo ed il proiettile passa da una parte all'altra il corpo del robot programmato, da cui schizza un enorme getto di sangue, estremamente caldo e disgustoso, che mi finisce dritto dritto sugli occhi e quasi dentro, spingendomi a chiudere le palpebre per cacciarlo via.

Il cadavere collassa e crolla a terra con un tonfo.

"Non ci vedo più niente. Merda!"

Sento uno spostamento d'aria in mia direzione e cerco di evitarlo, ma qualcosa va decisamente storto, siccome, accecato in questa maniera, riesco solo a sentire delle lame penetrare la carne della mia gamba: sono quattro e tutte di fila.

Cerco di non farmi uscire un fiato, ma risulta più difficoltoso del dovuto, anche perché insieme alle lame nelle gambe, qualcosa va a chiudersi attorno al mio braccio destro.

Un dolore allucinante mi percorre tutta la spina dorsale mentre tento di riaprire gli occhi nonostante il sangue continui ad infastidirmi.

Una mandibola: quello che ho sul braccio è una mandibola.

Sento poi alle mie spalle la rossa irrigidirsi.

Grida il mio nome una sola volta, abbastanza da farmi sentire un brivido che mi percorre la pelle e la sensazione di qualcosa che é a poca distanza dal mio volto.

D'istinto agito il braccio assaltato dalla mandibola e me lo piazzo a scudo.

Un guaito.

La presa si annulla e sento il cane crollare a peso morto, mentre il sangue scorre rapidamente giù da tutti i punti in cui i denti hanno stretto la morsa, affondando sempre più in giú.

Con l'altro braccio, riesco finalmente a pulirmi completamente gli occhi e a riaprirli, visualizzando tutte le figure, seppur sfocate.

Sto ansimando pesantemente.

"Quanti sono ancora?" mi chiedo, andando a colpire un ennesimo uomo che cerca di sferrare un attacco.

Sembrano non finire mai.

Uno muore, un altro si aggiunge.

E intanto sia la gamba ferita che il braccio sputano sangue a più non posso.

"Che sia dunque la fine? Che si concluda tutto in questa maniera?"

Non so se voglio saperlo, a dire la verità, anche perché una parte del mio cervello continua a non accettarlo.

"Mi ero arreso, prima. Ero stato pronto a morire. Cosa cavolo è cambiato nel giro di... Neppure ventiquattr'ore?"

Sento la rossa muoversi: ha mollato un calcio a qualcuno e dal verso soffocato della persona, credo di sapere dove lo abbia centrato.

Sento un capogiro, accompagnato da un brivido di freddo, mentre respingo l'ennesima persona e in contemporanea calcio la figura di un cane.

E poi di colpo accade qualcosa.

Un altro colpo di pistola: arriva in fretta, troppo in fretta ed oltrepassa senza problemi la mia spalla, perforandola.

Se la testa prima mi girava, ora è molto, molto peggio.

La vista sta andando e venendo, quasi fosse una lampadina scarica che tira gli ultimi nel disperato tentativo di non essere sostituita.

"No... No... No... Non ora... Non... Oggi"

La mia bocca vomita un verso strozzato, mentre sento qualcuno che mi piazza un calcio nello stomaco.

Sputo sangue e la rossa mi chiama di nuovo, ma la mia vista e le sensazioni di ciò che mi circonda stanno andando totalmente a puttane.

Spariscono, una dopo l'altra, mentre ogni singolo cenno di me crolla, portandomi a cadere in ginocchio, riuscendo solo a peggiorare la situazione della mia gamba, con i coltelli che affondano ancora di più.

La rossa sembra stia facendo di tutto per aiutarmi: mi chiama, molla calci a chiunque e molto probabilmente deve anche aver preso il mio coltello.

"Quando lo ho mollato?"

-Lysander! Resisti!-

Tutto sembra essersi spento: percepisco soltanto la sua voce.

-...sander!-

Anche essa però sta diminuendo, diventando più bassa, incompleta ed impossibile da percepire per il mio udito.

-...der!-

Leggo un ultima nota disperata in quelle tre lettere.

Vorrei poter reggere al tutto, poter rassicurarla che sto provando a resistere con tutto me stesso.

Ma l'unica cosa che riesco a percepire é un altro dolore, il sapore metallico che mi si diffonde in bocca e tanta, tanta luce che si diffonde seppur i miei sensi stiano svanendo.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now