Epilogo

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Vi era un foglio, appoggiato ad un tavolino circolare da salotto, disposto al centro di quella stanza dalle pareti azzurre come la carta da zucchero, non troppo grande, non troppo piccola.

Parzialmente era spiegazzato, il foglio.

Era così mal ridotto che si notava palesemente il suo esser stato portato in giro senza quasi pause di alcun tipo: un impronta di caffè sorgeva verso l'angolino sinistro in alto, piccoli strappi laterali lo decoravano in una sottospecie di pattern e l'angolo destro in basso era come arrotolato, seppur solo parzialmente.

Sopra a questo foglio, inizialmente, vi erano dei numeri specifici, poi un elenco di nomi scritto in penna stilografica, quasi non comprensibile per la calligrafia troppo secca e rapida.

E poi, ancora, dopo questo elenco, ma scritto in corsivo ordinato e leggibile, vi stava una sottospecie di poesia che l'uomo e la donna rilessero mentalmente, in un plateale silenzio .

' Nove animali il domatore possiede
Nel suo circo delle meraviglie

Vi è l' asino, umile bestiola c'attende
La morte e le catene

Vi è il cane, fedele ed in aspettativa
Per quella coscia magra che gli dà tante pene

Vi è il gatto, sempre sdraiato
Dorme ed ignora le voci di inferno piene

Vi è il leone, troppo occupato a difendersi dal branco
Per poter accettare le proprie spine

Vi è il lupo, cacciatore costantemente in guerra
Tante prede fa, quante a poi altre strapperà ogni bene

Vi è la lince, così fiera delle sue pelli
Ma se la scuoi, null'altro che una serpe s'ottiene

Vi è il maiale, la bestia che vuole, vuole fino a scoppiare
Senza mai aver un freno che la trattiene

Vi è l'orso, grande, grosso e distruttivo
Che grida, graffia e maledice senza fine

Vi è poi il camaleonte, sempre ricco di colori
Che tutto in silenzio segue e tutto, come un burattinaio, tra le sue mani tiene

OH-OH
Qualcuno è morto?

Qualcuno morirà?

OH-OH

Non si sa, non si sa!

Si vedrà, sì, si vedrà! '

- Il capo ha proprio pianificato tutto, anche qui- fece Yasmine, sogghignando, portandosi una mano alla bocca per non farsi scappare una risatina, tremando un poco per riuscire in seguito a non trasformarla in una vera e propria risata esplosiva, canzonatoria e lunga, in cui si sarebbe quasi soffocata - Mi fa così felice... Vedere che nonostante sia in prigione, il suo ingegno sia ancora qui con noi!-

-Così sembra- osservò freddo Steven, innalzando il sopracciglio e riscuotendosi dalla lettura, questo prima di girarsi ed iniziare ad allontanarsi per cercare di raggiungere la porta.

Una volta afferrata la maniglia, lui riprese a parlare, voltando un poco il capo verso la collega - Faremo passare un po' di tempo, però. Ci sono troppe voci in giro. -

-Così che dimentichino? - la donna di mise seduta sulla sedia affianco al tavolo, studiandosi le unghie.

-Così che dimentichino-  concordo lui, storcendo un poco il naso all'odore di legno ridipinto.

-Ma ci vorrà troppo tempo- si lamentò Yasmine di colpo, stiracchiandosi e facendo una sottospecie di broncio deluso, ticchettando poi le dita sulla superficie del tavolo, in seguito passandosi le mani tra ciocche di capelli.

-No. - la serietà nel tono di Steven non sorprese minimamente la donna, anzi, la fece sorridere leggermente, nella sua maniera strana e maliziosa - Io darei... Due anni. Massimo tre. Nel frattempo noi lavoreremo a questo progetto aggiungendoci qualche dettaglio qui e là e migliorando i dati-

-Qualche delizia, correggerei io- la donna si leccò le labbra con un atteggiamento erotico, enfatizzato dal ritmo lento e da un accavallare le gambe, così da mettere in mostra la loro fattura sensuale, coperte parzialmente da calze a rete che davano un che di vedo-non-vedo - So anche chi potrebbe già essere di aiuto di questo elenco-

-Intendi... ? - fece l'uomo, disgustato ed infastidito al punto tale che per l'altra fu più che chiaro a chi di preciso si riferisse.

-Oh, sì. Esattamente -

Steven fece schioccare la lingua contro il palato, ruotando gli occhi - Fa come vuoi- disse con netto dissenso, pochi attimi prima di scivolare al di fuori dalla porta, attuando l'uscita in maniera così silenziosa da apparire come un fantasma a tratti.

Yasmine ridacchiò e si strinse nelle spalle.

Più di tanto non le importava dell'avversione del collega, lei voleva soltanto poter giocare.

Giocare con tutti loro, dal primo all' ultimo e... soprattutto con lui.

Lui che sicuramente avrebbe visto e notato, perché non sarebbe stato qualcosa di casuale, ai suoi occhi, ciò che sarebbe successo.

Lui che avrebbe sicuramente fatto due più due e che avrebbe sicuramente percepito una vena di terrore andare a percorrere il suo stesso DNA, faticando a respirare.

Lui che, nella testa dell'adulta, era ancora legato a quel lettino, come se lei stesse guardando un filmato.

Tra un immagine e l'altra, lui era sotto le sue grinfie e quella del capo, con un che di estremamente terrorizzato dipinto sul volto, questo prima di perdere i sensi e sembrare così calmo, così... Pacifico.

Lui che era perfino riuscito a sfuggire alle sue sorti, sopravvivendo per anni e superando le sue aspettative, tanto da aumentare alle stelle il suo interesse nei suoi confronti, o forse, la sua ossessione nei suoi confronti.

"Giocherai ancora con me, Lysander Allan?" pensò tra sé e sé, una luce particolare che le immerse lo sguardo man mano, come un faro nella notte, con l'unica differenza che, in quello sguardo, la luce non era affatto un buon segno.

Un largo sorriso sulle sue labbra si spalancò di netto, così aperto da ricordare lo Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie, poi la mano di Yasmine afferrò il foglio, piegandolo a mo di libro , facendogli circondare il malloppo di fotografie infilate nella tasca dei suoi pantaloni .

Erano davvero poche, purtroppo, rispetto a quelle che aveva lasciato nella fabbrica, ma era più che sicura che sarebbe riuscita a procurarsene di nuove.

Ne voleva di più.

Smaniava per averne di più, molte, molte di più, un po' come un dipendente smaniava per la droga a cui ormai si era abituato.

In due anni... Sicuramente ne avrebbe ottenute parecchie, ne era assolutamente certa... E ciò se lo ripetè varie volte nella mente prima di abbandonare la stanza a sua volta.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now